Distribuzione pacchi al Teatro Kismet di Bari

BARI – La notizia è di qualche giorno fa, ma purtroppo è sempre di grande attualità.

Da venerdì 19 marzo nel foyer del Teatro Kismet di Bari, in alcuni giorni prestabiliti, vengono distribuiti pacchi alimentari ai lavoratori dello spettacolo dal vivo del territorio. Lavoratori dei settori teatrale, musicale, cinematografico, televisivo e dello spettacolo viaggiante, da un anno fermi a causa del Covid che ha portato alla chiusura dei teatri e al blocco di tutte le attività del comparto.

L’iniziativa è nata da una collaborazione tra i Teatri di Bari e il Banco delle Opere di Carità, che a livello territoriale distribuisce derrate alimentari alle persone in difficoltà. Un’operazione realizzata grazie al programma comunitario Fead, Fondo di aiuti europei agli indigenti, che sostiene gli interventi nei paesi dell’Unione europea per fornire cibo o un’assistenza materiale. La distribuzione dei pacchi alimentari avverrà una volta alla settimana previa prenotazione e presentazione di una documentazione sul link http://bit.ly/BancoOpereTdb. E come a Bari in altre città ci sono iniziative simili.

Fin qui la notizia.

Bravi i Teatri di Bari che si sono mossi per aiutare chi è in difficoltà. Bravi a decidere di fare questa distribuzione di pacchi alimentari nei foyer. Chi lavora a teatro, probabilmente, si sente meno mortificato e frustrato a ritirare un pacco alimentare in un luogo “amico”, nel luogo in cui si è scelto di lavorare per passione e per amore.

Ma una domanda dobbiamo farcela tutti: si poteva evitare tutto ciò? Il settore dello spettacolo dal vivo è fermo da un anno e i ristori che sono stati dati sicuramente non sono stati sufficienti.

Perché la Cultura non è considerata un bene primario in questo Paese? Andare a teatro, a cinema, a un concerto fa bene allo spirito e alla mente. E con la Cultura “si magia” a differenza di quanto disse un ministro del nostro Paese qualche anno fa.

Potrei continuare ad andare avanti a farmi domande. Ma mi fermo qui. Chiedendo una riflessione a tutti. Una riflessione seria su che cosa è un Paese senza la Cultura. Un Paese dove lo spettacolo dal vivo viene tenuto chiuso per oltre un anno. Senza tentare una soluzione. Si contingentano i posti nei ristoranti, nei bar, dal parrucchiere, nei treni, nei mezzi pubblici, nei musei e persino nelle case. Perché non si possono contingentare nei teatri e nei cinema. Un Paese che non tutela i lavoratori dello spettacolo dal vivo è un paese senza più storia né futuro.

E questo non possiamo permetterlo.

Iscriviti alla Newsletter

Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.