Bassam Abou Diab in "Under the Flesh" (foto di D. Matvejev)

ROMA – Prosegue la programmazione di Diafanie. Materia e Luce, la stagione danza 2023 realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza ORBITA | Spellbound. Dopo il primo focus della stagione dedicato alla Compagnia Abbondanza/Bertoni, arriva un nuovo approfondimento autoriale dedicato a Bassam Abou Diab.

Fondatore del Beirut Physical Lab, per anni danzatore stabile della compagnia di Omar Rajeh e fra i protagonisti, nel 2017, della prima edizione del progetto Focus Young Arab Choreographers, il coreografo libanese presenta a Orbita due lavori che indagano il corpo rispetto alla prigionia, alla tortura e alla guerra: il 3 febbraio (ore 21) in prima romana Pina My Love e il 4 febbraio (ore 21) Under The Flesh, entrambi al Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Corpo danzante tra prigionia e guerra

Una danza, quella di Bassam Abou Diab, che si fa movimento politico e strumento per affrontare un sistema autoritario. La prima delle due performance, Pina My Love, nasce, infatti, da una serie di interviste realizzate dal coreografo e racconta una storia di prigionia e dolore nel tentativo di riflettere sulla situazione delle carceri e sulle pratiche brutali a cui sono sottoposti i prigionieri. L’obiettivo del lavoro è quello di esaminare i meccanismi di difesa psicologica e fisiologica che il corpo innesca quando è sottoposto a tortura per preservare la propria esistenza. Come sottolinea lo stesso Diab, il primo dei coreografi dell’area mediorientale nel programma del festival: “Pensando alle migliaia di prigionieri presenti nella nostra zona, ho iniziato a chiedermi: cosa succederebbe se vivessi la stessa situazione? Così ho scoperto che, in una condizione di questo tipo, il corpo inizia ad essere più chiuso, il movimento inizia ad essere più pesante, tutto inizia a contrarsi. Allo stesso tempo però questa contrazione, tutto ciò che il corpo fa con il proprio sistema muscolare è qualcosa di utile per sopravvivere, per poter andare oltre, per restare in vita”.

Under The Flesh, invece, in scena il 4 febbraio, solleva la questione del ruolo del corpo in situazioni di guerra. Come può la reazione del corpo a una minaccia di morte trasformarsi in danza? Bassam Abou Diab tenta di rispondere alla questione raccontando la storia immaginaria, plasmata sulla propria esperienza personale, di un corpo sopravvissuto a quattro guerre consecutive. Uno spettacolo che si sviluppa come una conversazione circolare fra testo, movimento e suono. Una danza basata su regole e tecniche immaginarie, meticolosamente concepite come una favola, dimensione necessaria a superare la macchina della guerra.

Sguardo sul Libano con il docufilm di Omar Rajeh

A seguire, dopo la seconda esibizione di Bassam Abou Diab, lo sguardo sul Libano si allargherà con la proiezione di The Odor of Elephants After the Rain, film documentario commissionato dal Festival di Edimburgo e coprodotto da CND Centre National de la Danse à Lyon. Diretto dal celebre coreografo Omar Rajeh, direttore artistico della compagnia Maqamat in Libano e fondatore del festival Beirut International Platform of Dance, il lavoro è stato girato a Beirut nel 2021, poco dopo l’esplosione del 4 agosto e le manifestazioni del 17 ottobre, testimoniando l’esperienza di dolore, perdita e disillusione profondamente radicati nella città. Luoghi cari ridotti in cenere, ricordi sfigurati, sogni calpestati e speranze deluse.

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Giornalista pubblicista, cantautore e compositore, laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha proseguito la sua formazione in Discipline della Musica e dello Spettacolo concentrando le sue ricerche sul Cinema e studi visuali.