NAPOLI – Tra le strade di Portici si nasconde un luogo spesso dimenticato. Ci troviamo al Museo Ferroviario di Pietrarsa. Tra antiche locomotive, un bar che suona musica anni 60 e la vista mozzafiato sul Golfo di Napoli sembra di entrare in un tempo altro. Nel frattempo i tecnici preparano l’Anfiteatro, un palcoscenico che guarda al mare. Ed è qui che prende vita la XII edizione di Oltre la linea, rassegna dedicata alla danza contemporanea ideata dall’Associazione Itinerarte. Tre giorni, sette compagnie e dodici performance. Il tutto si è concluso con una serata in quattro atti, tra loro diversi ma in qualche modo vicini.

La conoscenza dell’altro e del sé

Inizia una compagnia strettamente connessa al territorio, la Ivir dance di Irma Cardano con il lavoro Let me know. Uno studio sul nonsense quotidiano dei gesti, dei sentimenti e delle ordinarie follie che a volte si celano dietro il velo delle convenzioni. E i danzatori partono proprio da una struttura e un linguaggio radicati nelle convenzioni per tentare poi una destrutturalizzazione dei canoni. Così la tipica ossatura del balletto classico, che vede l’alternanza di scene corali a passi a due e a tre, entra nel contemporaneo.

Tocca poi alla Pindoc/Excursus con Affinità, tratto dall’opera più ampia Power_game. In scena il coreografo Ricki Bonavita e Valerio De Vita in un interessante duetto che vede contrapposti due corpi differenti, due generazioni diverse. Ciò che inizialmente appare quasi come una lotta non è altro che la rappresentazione di una relazione umana. La naturale tendenza verso l’altro, con tutte le sue contraddizioni e conflitti, ma anche tenerezze e, appunto, affinità. I performer si cercano, si trovano e imparano ad accettarsi. Intrisa di teatralità e spunti variegati, come anche il vogue, la coreografia oscilla tra ironia e drammaticità individuando un percorso di indagine e conoscenza dell’altro e di conseguenza del sé.

Un’atmosfera di passione e speranza

Il terzo atto vede protagonista l’Akerusia Danza in un estratto da Terra di Nessuno, creazione di Sabrina D’Aguanno. Il progetto, ideato da Rosario Liguoro, prende spunto dal romanzo Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami. Tre danzatrici in vesti bianche accompagnate da un ritmo e una musica tribali sembrano ricercare una pulsione spirituale e originaria. Si confrontano con qualcosa di più grande ma sempre appoggiandosi l’una all’altra fino a diventare un corpo unico.

La serata termina con Artgarage e la coreografia di Gennaro Maione, Moonlight. Una scena corale e un manifesto della giovane generazione, dove all’interno della collettività ciascun individuo viene sfruttato e valorizzato nella sua specificità.

Uno dei punti focali di Oltre la linea è proprio l’attenzione alle nuove compagnie. Di fronte alla presenza di coreografi d’esperienza, in scena quasi tutti i danzatori non sono altro che ragazzi. Così Pietrarsa si fa spazio laboratoriale di crescita. Bisogna anche considerare che si tratta generalmente di “pezzi” di opere più ampie e ciò rischia di portare a una mancanza da un punto di vista coreografico e artistico. Ma quando si arriva al Museo Ferroviario si respira un’atmosfera di passione e speranza. La rassegna svolge un ruolo fondamentale nel dialogo con il territorio e si pone come obbiettivo principale la sensibilizzazione del pubblico. Oltre la linea mette in campo problematiche e intenzioni importanti e per tal motivo necessita sostegno. È una realtà che ha bisogno di uscire dai propri confini, che può e deve essere ampliata.

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