Maximiliano Guerra
Maximiliano Guerra

E’ stato uno dei più grandi danzatori del mondo. Quando lo vide ballare per la prima volta l’indimenticabile Rudolf Nureyev disse di lui: “E’ come me a vent’anni, forse meglio.”

Comunicativo, profondo, amabile, Maximiliano Guerra, argentino, è stato nominato Direttore del Balletto del Teatro Colòn di Buenos Aires, un bel traguardo dopo una lunga e luminosa carriera.

Come ha cominciato?

Per caso, vedendo una lezione di danza di mia sorella; la mia passione era il calcio. Vivevo a Buenos Aires con mio padre, pianista, e mia madre, maestra di pianoforte. Come per magia mi resi conto che nella danza c’è una grande forza fisica, il movimento dei muscoli è quasi aggressivo; ho sempre avuto molta energia, da piccolo non mi fermavo mai. E poi la classe di danza si fa col pianista, dunque respiravo un’aria familiare.

Chi l’ha aiutata ad andare avanti?

Il mio primo maestro Wasil Tupin, mi ha insegnato a ballare e ad amare questo mestiere. E poi Woytek Lowslhy che mi ha seguito per quattro anni quando sono andato a Londra: era capace di insegnarmi dal primo passo in sala, fino all’ultimo particolare in palcoscenico, seguendomi scrupolosamente in ogni passaggio.

E’ stata dura arrivare così in alto?

Se non lavori tantissimo non arrivi da nessuna parte, certo ci vuole anche fortuna. Ho sempre pensato di non correre dietro le cose ma di aspettare le sorprese della vita; non ho mai avuto un’ambizione senza misura, nella mia vita ho cercato obiettivi in qualche modo raggiungibili. Quando mi hanno chiamato prima Peter Schaufuss al London Festival Ballet e poi Vladimir Vasiliev come protagonista di Romeo e Giulietta non riuscivo a credere che volessero proprio me.

Qual è il suo ruolo preferito?

E’ difficile dirlo, il personaggio di Stanley Kowalski (Un tram chiamato desiderio) prende tutto il cuore ma potrei dire Spartacus perché è una persona che lotta per difendere un ideale.

La definiscono “virtuoso”, che cosa rappresenta per lei la tecnica?

E’ l’insieme delle parole che noi ballerini usiamo per raccontare una storia. Un virtuoso può essere anche chi ha grandi capacità artistiche. Sono un grande tecnico ma voglio poter dominare la tecnica per dedicarmi a raccontare la storia.

Che cosa ha provato quando Rudolf Nureyev lo ha nominato suo successore?

Mi sono commosso, non riuscivo a crederci. E’ una grande responsabilità. In ogni caso non credo di essere stato come Rudolf a vent’anni: lui ha fatto una rivoluzione nella danza che io non farò mai. Siamo diversi come ballerini, sono diversi i tempi.

Perché secondo lei gli uomini hanno ancora pregiudizi nell’avvicinarsi alla danza classica?

Per ignoranza, intendo per la non-conoscenza del mondo della danza. I gay possono essere dappertutto, non si deve pensare ballerino=omosessuale. Ho tanti amici calciatori e posso garantire che noi ballerini fisicamente lavoriamo il doppio, la nostra preparazione atletica è di gran lunga più pesante.

Quali sono le doti principali per un danzatore?

La disciplina. Chi ha talento ha già tutto dentro: intelligenza, saggezza, rigore. Un ballerino deve avere la testa e il cuore aperti e poi una vita normale, cultura, viaggi, amore. Il proprio lavoro è la conseguenza della propria vita.

Che rapporto ha con il pubblico?

Un rapporto di assoluta dipendenza. Difficile resistere alla lontananza dal palcoscenico, c’è un sottile gioco di seduzione tra l’artista e il pubblico, che per me è come una bellissima donna che aspetti che io le dia tutto.

Che cosa la infastidisce?

Le guerre e la fame nel mondo. Mi fanno diventare matto, spesso tutti i mali del mondo sono concentrati nello stesso punto.

Quanto conta oggi la danza classica?

E’ la base di tutti gli altri stili, è l’unica che riempie sicuramente un teatro. Mettere in scena Il lago dei cigni, La bella addormentata, Schiaccianoci significa avere la certezza che il pubblico vada a teatro con piacere. La gente preferisce atmosfere di fantasia, di sogno: il tutù, le punte, la figura del principe hanno sempre un fascino particolare.

Che cosa sente dentro?

Una grande serenità, non mi lascio abbattere facilmente dagli ostacoli. Sono uno che va sempre fino in fondo alle cose, sono curioso, mi piace imparare tutto dalla vita, mi piace vivere e divertirmi.

Chi è Maximiliano Guerra?

Una persona molto sensibile e generosa. Sarei capace di morire per un amico.

Che cos’è la danza per lei?

Tutto. Mi ha regalato le esperienze più belle della mia vita : viaggiare, conoscere persone meravigliose come Lady D o Rudolf Nureyev, interpretare tanti ruoli diversi, vivere di emozioni. Ha arricchito la mia anima.

Elisabetta Testa

 

 

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