Luna Cenere
Luna Cenere al debutto di "Vanishing Place". Foto di Andrea Avezzù, per gentile concessione di La Biennale di Venezia

VENEZIA – Venerdì 21 luglio, presso il Teatro Piccolo Arsenale, Vanishing Place di Luna Cenere ha debuttato in prima assoluta al 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea La Biennale di Venezia. Uno spettacolo sullo svanire e il rivelare, in cui il corpo antropomorfo si trasforma in altro, diventa memoria collettiva.

Co-prodotto da La Biennale di Venezia, da Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza e dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. Vanishing Place presenta infatti tutti gli elementi costitutivi della riflessione portata avanti dalla coreografa partenopea. La nudità, il danzare di schiena, il sottrarsi allo sguardo dello spettatore, gli ossimori, le contraddizioni, gli opposti.

Il tema scelto dal direttore Wayne McGregor per la Biennale Danza 2023 è Altered States. Dopo First sense (Biennale Danza 2021) e Boundary-less (Biennale Danza 2022), il coreografo britannico aggiunge una nuova tessera al puzzle della direzione di Biennale Danza. Se infatti First sense rappresenta il tatto, dunque entrare in contatto, toccare l’altro; e Boundary-less trasforma il contatto in sconfinamento dell’individuo nell’altro; Altered States è di conseguenza la reazione chimica generata da questo incontro-sconfinamento.

Per il direttore Wayne McGregor, infatti, i coreografi e i danzatori in scena al 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea sono alchimisti del movimento. “Il loro lavoro è guidato da un’insaziabile curiosità di esplorare e sperimentare sia nel processo creativo sia nella performance, attraverso l’improvvisazione, l’installazione somatico-sensoriale, il minimalismo radicale o sorprendenti deviazioni di forma e contesto”, si legge infatti nel catalogo edito dalla Biennale.

Vincitrice del bando Biennale Danza 2023 per una nuova creazione coreografica, Luna Cenere torna dunque a Venezia dopo quasi 10 anni. Nel 2015, infatti, ha preso parte alla Biennale College in qualità di danzatrice, sotto la direzione di Virgilio Sieni.

Partecipare a Biennale Danza 2023

Luna Cenere, quali sensazioni raccoglie al termine di questa esperienza al 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea a La Biennale di Venezia?
Gioia, soddisfazione, gratitudine.

Il bando Biennale Danza 2023 per una nuova creazione coreografica è una delle novità portate dal direttore Wayne McGregor, infatti è solo alla II edizione. Cosa spinge un artista come Luna Cenere a partecipare a questo bando?
Debuttare a La Biennale di Venezia per me era il sogno di una vita. Sono molto riconoscente al direttore McGregor per avermi offerto questa opportunità.
Vincere il bando mi ha permesso di raccogliere buona parte del sostegno produttivo di cui il progetto necessitava e la visibilità per chiedere ulteriore supporto ad altri partner oltre a quello del Centro Nazionale di Produzione della Danza – Körper, che aveva già deciso di sostenerlo.
Trattandosi di un progetto molto ambizioso, era necessario un budget significativo per la sua realizzazione. Il lavoro infatti era in cantiere dal 2020, in attesa di un occasione come questa.

Inoltre era il mio ultimo anno da under 35 così, come spesso accade, ho lavorato alla compilazione del bando sperando che il mio percorso artistico e i contenuti del progetto stesso potessero richiamare l’attenzione e il sentire di chi dall’altra parte avrebbe ricevuto la mia candidatura.

Questione di chimica

Il tema della Biennale Danza di quest’anno è Altered States. Luna Cenere sente di essere un “alchimista del movimento”?
Se per alchimista intendiamo colui che entra nel suo laboratorio animato da spirito di insaziabile ricerca e che, andando per tentativi, mesta e rimesta combinazioni di elementi, forse potrei sentire la definizione a me vicina. Esistono pratiche molto differenti dalla mia e credo che in qualche modo tutti coloro che come me entrano in ricerca con questo spirito sono un po’ alchimisti. Sento molto lontano da me, invece, il desiderio di onniscienza perché mi muovo in un ambito di interesse che io stessa necessito di delimitare specificamente.

Riguardo la tema di quest’anno, mi è stato annunciato quando ero già verso la fine della scrittura sia teorica che coreografica ed è stata una splendida sorpresa sentirlo così attinente al lavoro.

Commissionato dalla Biennale, Vanishing Place è prodotto da tre differenti enti, di cui due napoletani. E tanti altri enti hanno sostenuto e contribuito alla creazione artistica. Quale reazione chimica lega queste differenti realtà nel processo creativo?
Direi che la reazione chimica è stata più che altro quella che abbiamo vissuto noi durante il processo creativo, che si manifesta poi nel risultato scenico. Grazie a tutti i partner abbiamo fatto un percorso di ricerca intenso, e abbiamo attraversato spazi e luoghi meravigliosi. Di sicuro lo
spettacolo vive anche di questi paesaggi e dello sguardo prezioso di amici e colleghi stretti che si sono affacciati durante le prove. Abbiamo avuto la possibilità di lavorare in sinergia con la parte audio, luci, scenica e di costruire lo spettacolo attraverso un dialogo molto aperto.

Per me significa molto essere sostenuta dal mio territorio, il dialogo con Körper iniziato nel 2017 con il mio primo solo Kokoro, si è riconfermato su questo progetto e sono davvero felice che anche il Teatro Nazionale di Napoli abbia deciso di sostenerlo. Erano molti anni che, dentro di me, esprimevo il desiderio di andare in scena al Teatro San Ferdinando con un mio spettacolo e a novembre avrò la possibilità di vivere anche questa grande emozione. Sono molto grata anche per aver ricevuto il sostegno di due realtà internazionali come l’Hessisches Staatheatre a Darmstadt e l’Agorà de la Danse a Montreal, grazie ai bandi e alle azioni di scambio della NID Platform.

“Vanishing Place” di Luna Cenere. Foto di Andrea Avezzù per gentile concessione di La Biennale di Venezia

Il luogo scompare e la memoria affiora

Luna Cenere ha affermato in più di un’occasione che “guarda al corpo umano come a un paesaggio”. E che trova ispirazione nel metodo di lavoro di Peter Brook, nel suo far “sparire” l’attore per far apparire la performance. Premesso ciò e partendo anche dal titolo dell’opera che ha debuttato alla Biennale, Vanishing Place potrebbe essere una riflessione di Luna Cenere sul proprio modo di intendere e fare danza?
Il tema dello svanire mi è molto stato caro e mi ha sempre guidato nelle mie creazioni. Ne faccio ovviamente una lettura e interpretazione personale. Mi interessa e per questo ricerco uno specifico approccio alla scena e dello stare del corpo in particolari posture e architetture.

Vanishing Place conduce la riflessione non solo ad un corpo che svanisce e si trasforma, ma la trasferisce sull’intera scena che è di per se un luogo evanescente. È come se fossimo partecipi di un sogno o di un ricordo che si “attiva” nel momento in cui la mente lo visita ed è pronto a svanire al termine del suo attraversamento.

Nel catalogo della Biennale Danza 2023, Altered States, il professore di Neuroscienze cognitive Anil Seth parla di “stati alterati della coscienza”. Secondo Luna Cenere gli stati alterati della coscienza, che danzatori e spettatori provano durante una performance, sono in grado di far emergere la memoria collettiva?
Si, certamente.

Per Luna Cenere la nudità è una condizione necessaria. Nella danza contemporanea di oggi, però, esibire il corpo nudo è diventato una moda. In alcune performance appare un gesto vuoto, superfluo. Cosa ne pensa?
Vengo da quella scuola di pensiero in cui ogni atto e ogni elemento della scena deve essere giustificato drammaturgicamente e far parte di un processo creativo coerente. Io stessa ho attraversato un processo per giungere a lavorare sulla nudità, che per me è uno stato all’essere molto specifico che raccoglie tanti significati. Per cui non capisco quando un tema così forte e complesso debba essere svuotato per altre ragioni.

Workshop, film e interviste

Luna Cenere ha tenuto un workshop martedì 25 luglio per la Biennale Danza 2023. Quale l’emozione di rientrare nella sala prove dell’Arsenale, vestendo stavolta i panni dell’insegnante?
Ricordo che nel 2015, quando partecipavo alla Biennale College, ero proprio in fase di scrittura del mio primo solo. Virgilio Sieni aveva dislocato in diversi spazi le attività del College e nel mio caso il workshop che seguivo non si teneva nell’Arsenale quindi per me entrare in quella sala quest’anno è stata una prima volta.

Quando il primo giorno ho ripercorso quelle vie, però, non ho potuto fare a meno di ripensare a quel periodo e al percorso fatto da allora. È stata una bellissima emozione.

Biennale Danza dedica ogni anno una giornata alla rassegna di film sulla danza: A day of films featuring our artists. Luna Cenere ha presentato infatti Genealogia_Time Specific. Quale valore aggiunto apporta una rassegna di film in un festival di danza?
L’intento è sicuramente quello di creare un focus sull’artista e sul suo percorso dedicando uno spazio ulteriore oltre a quello dello spettacolo in programmazione. Posso dire che da pubblico mi interessa anche osservare come gli autori approcciano in maniera diversa la creazione di un film o la regia di una ripresa video. Emerge anche in questo caso il processo e la cifra artistica di chi crea, utilizzando un formato che negli ultimi anni è andato sempre di più conquistando un interesse.

Un’altra novità della direzione di McGregor sono le interviste al termine degli spettacoli. Tenute dai ragazzi della Biennale College ASAC – Scrivere in residenza – Scrivere di Danza. Per l’artista Luna Cenere quanto sono importanti queste chiacchierate al fine di generare una reazione chimica col pubblico?
Dialogare con il pubblico è sempre piacevole per me e lo ritengo un momento importante. Nei miei lavori lascio volontariamente molto spazio all’immaginario di chi osserva e quindi sono sempre curiosa di ascoltare la loro esperienza. In generale quindi, preferisco quando anche il pubblico in sala può partecipare alla conversazione e trovo più efficace creare questi momenti quando non c’è una programmazione così serrata in cui gli spettatori hanno la fretta di andare da uno spettacolo all’altro.

Luna Cenere
“Vanishing Place” di Luna Cenere. Foto di Andrea Avezzù per gentile concessione di La Biennale di Venezia

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