In ricordo di un ragazzo vittima della follia, ucciso per strada senza motivo, strappato alla sua famiglia e alla sua giovane vita in un giorno di festa. Al San Carlo ieri era in scena l’ultima replica del Mozart Requiem Ballet del coreografo siberiano Boris Eifman e poco prima dell’inizio è successo l’inaspettato: a sipario chiuso un lavoratore del teatro provvisto di microfono si è rivolto alla platea con voce emozionata “I lavoratori e le lavoratrici del Teatro di San Carlo si stringono alla famiglia di Ciro Esposito e dedicano il meraviglioso Requiem di Mozart ad un ragazzo che oggi non è più con noi, vittima della violenza e della follia. Rispettiamo tutti un minuto di silenzio”. La platea allora si è contratta in un accenno di applauso, timido e strozzato, al quale è seguito un’ interminabile manciata di secondi in cui, né una voce né un suono,  hanno disturbato la solennità dell’atmosfera nel teatro. Quale opera più del Requiem poteva essere adatta ad un momento così triste e così intriso del sentimento della morte: fin dalla prima scena il peso della vita, la difficoltà della giovinezza, la morte che, in qualunque momento arrivi, lo fa a scapito della vita. L’amarezza resta in sala e caratterizza lo spettacolo fino alla fine e allora, aggirandomi tra la folla che lentamente abbandona la sala, rivolgo qualche domanda e m’intrattengo in qualche riflessione con gli spettatori. Lo spettacolo ha riscosso grande successo e, tanto per gli amanti della danza che per quelli dell’opera, il connubio è stato perfetto.

“Coreografie meravigliose, non riesco neanche ad immaginare la fatica e il sacrificio che ci sono dietro!” mi ha confidato un’elegante signora mentre scendevamo la grande scala e l’amica che l’accompagnava ha tenuto a sottolineare la “semplicità e raffinatezza dei costumi”.

Un gruppetto di giovani spettatori tedeschi, estimatori della musica mozartiana, rifletteva invece sulle suggestioni di illuminazione e scenografia che accompagnavano, in maniera puntuale e travolgente, il lavoro strepitoso del coro. E poi ancora osservazioni positive sul corpo di ballo del San Carlo energico e atletico, forte nell’interpretazione e nella tecnica. Apprezzato questo Requiem, apprezzato per il coro, per l’orchestra, per la passione del direttore e dei ballerini. Un silenzio sacro in sala ha accompagnato e incorniciato un lavoro suggestivo all’inverosimile: è piaciuto, e l’applauso infinito culminato nella standing ovation per l’ultima replica ne è testimone.

Manuela Barbato

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