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Impellizeri porta al Piccolo Bellini un corpo… “baroque” più che barocco

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NAPOLI- Nunzio Impellizzeri torna in Italia e presenta in prima assoluta, durante la rassegna danza al Teatro Bellini 2018/2019, il suo ultimo lavoro “Corpo Barocco” riallestito per il Teatro Piccolo Bellini. Erede della Compagnia Zappalà, Impellizeri ha fondato a Zurigo nel 2014 la propria compagnia con la quale mira a condurre un lavoro di ricerca coreografico che ha come oggetto di studio centrale il corpo dal punto di vista fisico e psicologico. Ispirandosi alla statua ellenistica del Satiro Danzante (IV-V sec. a.C.), in questa sua ultima pièce il coreografo si è interrogato sul concetto di bellezza, o meglio sulla bellezza del corpo nella danza contemporanea. Interessante, se non fosse che l’argomento sia stato già affrontato e ampiamente digerito da una lunghissima schiera di artisti e coreografi, non ultimi nel contemporaneo Virgilio Sieni, Marie Chouinard, Enzo Cosimi, etc. etc. E che i canoni estetici su cui si sviluppa l’opera conducano la performance ad assumere connotati “baroque” più che del Barocco.

Prima dell’inizio dello spettacolo, è stato dichiarato dalle direttrici artistiche della rassegna – Manuela Barbato ed Emma Cianchi – che l’obiettivo di Impellizzeri con questo lavoro fosse scavalcare le qualità estetiche dell’antica Grecia basate sulla simmetria, l’ordine e le coesione, per svelare ciò che emerge da un corpo barocco, che quindi risponde a una grammatica dell’eccesso. Una leggera incongruenza storica questa; è infatti importante ricordare che la danza barocca era quella che si danzava alla corte del Re Sole, Luigi XIV, quella danza che sancì la nascita del balletto classico dove l’asimmetria, il disordine e l’eccesso non venivano contemplati.

La performance si compone di due quadri definiti nettamente dai costumi di scena ideati dai Ben Voorhaar. Nel primo quadro i cinque danzatori indossano una seconda “pelle”, un corpo esposto di fasce muscolari. Si muovono esplorando una diversa fisicità, mi piacerebbe dire un tipo di neuro-diversità, interagendo all’interno di una sintassi coreografica molto basilare fatta di canoni e diacronie. Purtroppo, la ricerca coreografica viene interrotta da sequenze coreografiche precostuite di floor work che, irrompendo nella senza senza alcun motivo e prive di funzione, interrompono il dialogo tra i danzatori e con il pubblico. Nel secondo quadro scenico, i danzatori si spogliano dei propri avatar per mostrare al pubblico la loro naturale fisicità in un ambiente caratterizzato da forti chiaro/scuri, forse nel tentativo di voler sollecitare il riferimento ai corpi rappresentati da Caravaggio. Questo secondo quadro appare più dinamico e dimostra una maggiore coerenza stilistica e drammaturgica.
Il lavoro è stato apprezzato dal pubblico grazie soprattutto alle fisicità dirompenti dei cinque danzatori (Antonio Moio, Alessio Sanna, Claudio Costantino, Dominik Mall, Neil Höhener).

Se Impellizzeri riuscirà a seguire il proprio intuito e non le richieste commerciali a cui induce il mercato del settore, secondo me riuscirà a tradurre le proprie doti artistiche in maniera migliore.

Letizia Gioia Monda

 

 

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