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Il lago dei cigni in preparazione al San Carlo

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Il lago dei cigni Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo. Foto Luciano Romano Balletto in un prologo e quattro atti Coreografia RICARDO NUNEZ da Marius Petipa e Lev Ivanov Scene e costumi Philippe Binot

Il Lago dei cigni ritorna a breve al teatro di San Carlo dal 30 marzo al 3 aprile prossimi con dei protagonisti d’eccezione: la principal del Royal Ballet, Marianela Nuňez, che ritorna dopo il successo ottenuto lo scorso anno in Giselle, in coppia con Vadim Muntagirov, suo collega a Londra, in alternanza con Maia Makhateli  e  Alessandro Staiano, promessa ormai maturata della compagnia di ballo napoletana. È il balletto classico esemplare sulla dualità dell’essere umano incarnata dall’immagine del cigno bianco/ cigno nero, Odette/Odile. Il cigno, animale imponente e bellissimo ma anche pericoloso ed aggressivo, ha sempre rappresentato un essere inquietante e misterioso, spesso presente nella mitologia russa sia come aiutante magico che come animale pericoloso. Il cigno ha affascinato anche Richard Wagner nel suo Lohengrin in cui l’uccello magico trasporta l’eroe su una barca. Ciaikovski moltiplica i cigni e si ispira al racconto di Aleksander Puškin Storia dello zar Saltan, del figlio suo glorioso e possente eroe principe Guidone Saltanovič e della bellissima principessa cigno, inserito in una raccolta di favole scritte tra il 1830 e il 1834. La prima rappresentazione del balletto fu al Bolshoi di Mosca nel 1877 con la mediocre coreografia di Wenzel Reisinger che non seppe interpretare la profondità drammatiche e psicologiche della musica di Ciaikovski. Successive riprese non ebbero esiti migliori, solo con l’intervento di Marius Petipa, e del suo assistente Lev Ivanov, il balletto raggiunse il successo nella versione definitiva del 1895. Da allora molti coreografi russi lo hanno ripreso, Gorski, Lopukhov, Sergeyev, Vinogradov fino ad arrivare poi in Occidente nelle versioni di Fokine, Lifar e Balanchine. Il teatro San Carlo che nel 1927 presentò una delle prime versioni viste in Italia con il balletto di Julia Sedowa, presenta ora la versione che fu allestita per la prima volta nel 1994, 30 aprile, da Ricardo Nuňez, indimenticato maestro e coreografo cubano. L’allestimento fu subito premiato da “Danza & Danza” come miglior balletto della stagione ed è stato riproposto anche nel 2007. Ritorna ora dopo 12 anni nella ripresa curata da Patrizia Manieri, già prima ballerina della compagnia del San Carlo, dal direttore Giuseppe Picone e dal maestro Jean-Sebastien Colau. La prima rappresentazione del 30 marzo sarà dedicata alla memoria del maestro Roberto Fascilla, recentemente scomparso, coreografo e direttore della compagnia del San Carlo nel 1994, anno del debutto dello spettacolo.  La preparazione di un balletto così prezioso è un lavoro lungo ed articolato. Abbiamo chiesto a Giuseppe Picone cosa rappresenti per lui Il lago dei cigni.

Per me Il Lago è uno dei balletti più conosciuti al mondo e rappresenta una grande sfida affrontata e superata nella coreografia di Rudolf Nureyev con cui debuttai a Vienna. Una volta danzata quella, tutte le altre versioni mi sono sembrate delle passeggiate. Una volta debuttato sono rimasto sorpreso della riuscita positiva perché è la versione più complessa in assoluto. Bisogna ricordare che nel progredire degli anni lo stesso Rudolf tendeva ed eliminare alcuni brani difficili che aveva inserito nella sua prima realizzazione del balletto quando era più giovane, come, ad esempio il passo a cinque nel primo atto.

Nureyev amava creare coreografie articolate e complesse, anche per il corpo di ballo, e tendeva ad ampliare i ruoli dei protagonisti che lui interpretava. Questa tendenza è stata spesso criticata, ma in realtà seguiva la tradizione degli interpreti russi come Chabukiani e Sergeyev che arricchivano con iniziative personali i personaggi che danzavano, anche nei balletti di repertorio. Cosa ha rappresentato per lei danzare il ruolo di Sigfrido nella versione di Nureyev?

La variazione che conclude il primo atto è oramai presente in quasi tutte le riprese del balletto, ma in Occidente fu vista per la prima volta danzata da Nureyev. Quando la danzi dopo avere eseguito il passo a cinque a cui avevo accennato prima, ci arrivi distrutto e con i polpacci che bruciano.

Parliamo ora della versione realizzata da Ricardo Nuňez che è attualmente in preparazione.

Si tratta di una coreografia che conosco bene perché la ballai nel 2007 all’Arena Flegrea, l’ultima volta che il San Carlo aveva messo in scena Il lago dei cigni. Fu un evento speciale perché per due repliche riempimmo il teatro e raggiungemmo le dodicimila presenze! Ora, dopo dodici anni, ho voluto riproporre il balletto. Per me una compagnia di balletto non può definirsi tale se non ha ballato il Lago. Ora al terzo anno di direzione la sovrintendenza, dopo aver visto i risultati del nostro lavoro, il successo ottenuto dalle tournée realizzate in giro per il mondo, ha accettato il mio desiderio di realizzare il Lago dei cigni per la compagnia del San Carlo.

Si è dovuta ampliare la compagnia ? C’è qualche novità in questo allestimento?

Abbiamo preso tutte le ballerine nella graduatoria, un ragazzo e sei ragazze anche dalla scuola di ballo. La mattina è difficile trovare un posto alla sbarra perché siamo in tanti. Sono soddisfatto di come sta procedendo il lavoro con la signora Patrizia Manieri che rimonta la coreografia ed anche della collaborazione del maestro Colau. In questa produzione sono stati rifatti i costumi dei cigni che faranno un bellissimo effetto. Così come le acconciature.

Ci racconti della scelta dei protagonisti che vedremo in scena.

Che dire… avere con noi Marianela Nuňez e Vadim Muntagirov che sono reduci dai recenti trionfi al Royal Ballet e al cinema con la ripresa dei loro spettacoli, è meraviglioso. Fortunatamente sono degli amici e vengono molto volentieri a Napoli. In particolare Muntagirov è forse la quinta volta che è ospite al San Carlo. Marianela Nuňez ritorna dopo il successo dello scorso anno in Giselle. Lo fa con piacere. Ci conosciamo da anni, la vidi la prima volta quando lei aveva solo quindici anni in una Gala a Catania con Maximiliano Guerra quando, molto giovane anch’io, ero all’English National Ballet. Vadim Muntagirov lo incontrai all’inizio della sua carriera sempre a Londra, mi stupì il suo talento e gli predissi un futuro straordinario, ed infatti ora è una stella. Amo lavorare con persone che stimo e conosco. Poi c’è la coppia composta da Maia Makhateli, prima ballerina nata in Georgia che viene dal Het National Ballet di Amsterdam , che ballerà con il nostro Alessandro Staiano che sarà al suo debutto nel ruolo di Sigfrido.

Alessandro Staiano, in effetti, è un ballerino che vediamo crescere dal punto di vista interpretativo in ogni sua performance.

Alessandro sa che si deve sempre fare di più. Oggi basta guardare un video e trovi dei ballerini davvero straordinari, per competere all’estero bisogna dare il massimo. Quando ero all’American Ballet a ventun anni, mi sono trovato davanti dei “mostri” come Julio Boca, Carlos Acosta, Josè Manuel Carreňo, Vladimir Malakov, Angel Corrella, Ethan Stiefel, pertanto tutti i giorni era una sfida continua che mi ha fatto crescere. Noi in compagnia non abbiamo un numero così alto di talenti ma abbiamo internet e ci si può confrontare con fenomeni in tutto il mondo. Il mio obiettivo, oltre a valorizzare il talento e la perfezione tecnica, è puntare sulla capacità di comunicare qualcosa dal punto di vista artistico. Solo così si cresce. Anche tra le donne c’è chi, come Luisa Ieluzzi, sta studiando il ruolo di Odette e con calma avremo anche un nostro cigno nella compagnia. Ci vuole molto lavoro e tempo, ma ci riusciremo.

Cosa le è piaciuto del Lago dei cigni di Ricardo Nuňez e perché lo ha voluto riproporre?

Prima di tutto è la produzione originale del teatro. Altre versioni, proposte nella storia del San Carlo, erano le riprese di produzioni straniere. Dopo dodici anni è una versione che funziona ancora, non solo per il pubblico, ma anche per chi è in scena. È importante che i personaggi siano credibili. L’idea di rendere il ruolo del mago Rothbart una specie di Rasputin e di trasferire l’ambientazione alla corte degli Zar, è ancora valida e rende più coinvolgente l’azione ed attribuisce una profondità ai personaggi. In questo modo Rothbart/Rasputin diventa un ruolo fondamentale, come Coppelius in Coppelia o Hilarion in Giselle, senza i quali i balletti perdono il motore dell’azione. Il ruolo sarà interpretato dal primo ballerino Edmondo Tucci e come secondo cast Ertu Ghioni che si sta consolidando artisticamente nella compagnia.

Come valuta questi tre anni di esperienza alla direzione del copro di ballo del San Carlo?

Sono soddisfatto perchè all’inizio del mio percorso mi ero augurato di riuscire a mettere in scena Il lago dei cigni ed ora ci stiamo riuscendo. Mi auguro che il balletto resti a lungo in repertorio perché è uno sforzo enorme e deve essere rappresentato in più occasioni. Inoltre spero che la compagnia di ballo del San Carlo abbia una lunga vita e per fare questo è importante che continui a fare spettacoli a Napoli ma anche fuori dalla città e dalla Campania. Le cinque tournée internazionali hanno accresciuto la nostra esperienza ed anche la nostra fama. Per fare questo, ed essere competitivi economicamente, si devono produrre anche spettacoli più agili e snelli, meno dispendiosi che possano girare anche in Italia dove si preferiscono compagnie che vengono dai paesi dell’Est, che sono più economiche e meno burocratizzate. Le compagnie italiane potrebbero girare maggiormente ma sono molto costose. Paradossalmente si riesce ad andare più facilmente all’estero. Dopo soli sei mesi dall’inizio della mia direzione, siamo andati a Singapore perché in certi luoghi hanno maggiore disponibilità economiche. Dopo il Lago dei cigni andremo con il Pulcinella di Francesco Nappa a Salerno, non ci fermiamo. Ora che lavoro anche all’aspetto organizzativo mi rendo conto che è molto difficile far quadrare i conti e mantenere in vita una compagnia di ballo se non c’è una precisa progettualità culturale ma anche economica.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.