Martin Zimmermann
Martin Zimmermann

Prima di tutto la fantasia. Elemento imprescindibile dalla creatività che nello spettacolo Hallo, in scena al Teatro Mercadante per l’ottava edizione del Napoli Teatro Festival, è la protagonista assoluta. Martin Zimmermann è un artista geniale. Uno scatolo di legno che cambia ogni volta forma, qualche pannello, una sedia, una struttura mobile dal meccanismo infernale che crea mille possibilità di movimento, luci sapienti e tutta la bravura dell’ artista svizzero, dalla incredibile versatilità, sono gli elementi vincenti di uno spettacolo che conquista per l’incanto, la magia, la delicatezza che libera nell’aria.

Una macchina scenica apparentemente semplice che allarga i confini del palcoscenico attraverso l’interpretazione assolutamente singolare del protagonista. Magrissimo, con una simpatia immediata cattura il pubblico fin dal suo ingresso in scena, con quel buffo rumore di scarpe dalla suola di plastica (gli serviranno poi per appendersi alle pareti sfidando le leggi dell’equilibrio).

Puntando sull’espressione del corpo in continuo cambiamento assecondando i personaggi che rappresenta, Zimmermann gioca con tutti gli oggetti trasformandoli di volta in volta, in un coinvolgimento reciproco che crea sempre nuove situazioni. Per la prima volta regista ed interprete (per quindici anni ha collaborato con Dimitri de Perrot), Martin Zimmermann sa sorprendere, sa creare l’atmosfera giusta, sa far riflettere. “C’è uno stretto  rapporto tra corpo e scena nei miei spettacoli- spiega – l’uno non può esistere senza l’altro. E’ l’urto tra il corpo, la scena e gli oggetti a far nascere il contenuto. Questa scenografia mobile è legata alla mia prima professione: vetrinista in un centro commerciale. La vetrina evoca il mondo del consumo, della moda, il tema dell’apparenza e del desiderio di riconoscimento. Ma prima di tutto rimanda a questioni essenziali come: chi c’è nel riflesso che vedo? Quella che vedo è la realtà? Oppure io sono un altro?”. Di fatto l’intero spettacolo è costruito con grande sapienza, curato nei minimi dettagli, senza momenti morti, senza sbavature, senza intoppi, l’ironia regna sovrana.

“Ho sempre la sensazione di non riuscire mai realmente a comprendere gli esseri umani- continua Zimmermann – me compreso. La vita per me è assurda. E le assurdità sono incredibilmente interessanti e spesso divertenti. Ogni creazione è una nuova avventura, è stato necessario molto lavoro per cercare di capire. Il processo di creazione resta per me un grande mistero. Con la drammaturga Sabine Geistlich abbiamo cercato di sviluppare una riflessione sull’essere umano, senza né morale, né conclusione. Cerchiamo di disegnare con delicatezza lo schizzo di una vita.”

Una vita in cui l’unica costante è il cambiamento.

Applausi scroscianti hanno accolto Martin Zimmermann che fino all’ultimo momento ha saputo coinvolgere il pubblico in sala con garbo ed allegria.

Elisabetta Testa

Martin Zimmermann 2

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