NAPOLI – Grande debutto, domenica 12 dicembre al Teatro Sannazaro, per Le danze pandemiche di Gabriella Stazio. Il trittico interpretato da Sonia di Gennaro, Emanuela Tagliavia e Michele Simonetti, nell’ambito del Campania Teatro Festival.

Tre interpreti d’eccezione per tre spettacoli fuori dal comune. Queste Le danze pandemiche, ultima, innovativa creazione della coreografa napoletana Gabriella Stazio.
Due assoli e un duetto in cui i corpi non si toccano mai, accorgimenti che rispondono, è evidente, alle norme anti-covid. Le danze però vanno oltre e raccontano i paradossi e le contraddizioni che caratterizzano la vita degli italiani da quasi due anni.

“Sono pandemiche perché si parla di particelle sottili, di corpi e di distanziamento sociale. Argomenti che ci accompagnano da oltre un anno” scrive Gabriella Stazio nelle note dello spettacolo.

La pandemia, il lockdown e il distanziamento sono, quindi, solo il pretesto per parlare della società contemporanea, per ragionare sul prima e il dopo Covid. Per fare un confronto e vedere quanto e se la società è cambiata.

L’incoerenza come ancora di salvezza

Ironico, divertente, frizzante, il primo tassello del trittico è stato Polvere: minutissime particelle incoerenti, già presentato a settembre all’Auditorium Centro Sociale di Salerno, successivamente al Ra.I.D. Festivals e non solo.

Una donna si dedica alle pulizie di casa, ma più che mettere ordine genera confusione. La polvere che toglie, infatti, si insinua negli interstizi e scatena il caos, la spinge a desiderare di essere diversa da ciò che è. Sfoglia una rivista di moda e sogna di essere una modella.

L’incoerenza, la polvere appunto, è quindi un modo per evadere, un’ancora di salvezza, una spinta al cambiamento necessario per evolversi e migliorarsi.
Entusiasma ancora una volta Sonia di Gennaro nella coinvolgente interpretazione di questo assolo. La danzatrice è stata applaudita per la sua ironia spontanea, capace di rendere visibile al pubblico l’invisibile spazio che ha danzato e “pulito”.

Emanuela Tagliavia ne “Il paradosso di Lulù”

Il corpo, il luogo del paradosso

Prima assoluta per il secondo assolo, interpretato dalla celebre danzatrice e coreografa Emanuela Tagliavia. In Il Paradosso di Lulù ha messo in scena se stessa, raccontando una donna che legge un libro e così evade dalla realtà. Altra azione frequente durante il lockdown, come quella dell’assolo precedente, e in cui lo spettatore ha potuto riconoscersi con facilità.

Ma per Lulù la fantasia prende il sopravvento sulla realtà e la donna si trova a interpretare numerosi personaggi. Da femme fatale a pugile, ad animale, la Tagliavia ha dato prova di grande trasformismo ed espressività.

Il corpo multiforme della danzatrice si è manifestato dunque come il luogo del paradosso: lo spazio abitato da molteplici personalità. Il corpo si è fatto strumento di narrazione di storie differenti, tempo sospeso in cui numerose vite coesistono simultaneamente.
Performance coloratissima e scenograficamente ricca ha raccolto il gradimento del pubblico.

Il distanziamento sociale: un gioco

Michele Simonetti e Sonia Di Gennaro in “Pandemik Mambo”

Anche l’ultima coreografia della serata, Pandemik Mambo, ha debuttato domenica 12 al Sannazaro. Il duetto è stato interpretato da Sonia di Gennaro e Michele Simonetti, docente di danza contemporanea presso il Centre Anjaliom e il Conservatoire Erik Satie Le Blanc Mesnil di Parigi.

Il mambo è un ballo che viene eseguito in coppia: una danza di contatto, in cui i corpi si sfiorano, si toccano. Ma la pandemia ha reso difficoltoso, se non impossibile, qualsiasi tipo di duetto. Ecco dunque che gli interpreti si sono avvalsi di coloratissimi salvagenti gonfiabili quali simboli di distanziamento sociale, di demarcazione degli spazi. Tuffarsi nel salvagente dell’altro è invaderne gli spazi, riscoprire il contatto, l’incontro con l’altro.

L’interpretazione brillante, ironica ed effervescente dei due danzatori nasconde una intelligente satira sociale. Il mambo, infatti, prevede due passi avanti e uno indietro: una chiara metafora dell’andamento pandemico, dei provvedimenti presi dal governo nei confronti della danzatori e non solo. In generale, una metafora dell’evoluzione del genere umano.

Le danze pandemiche di Gabriella Stazio si confermano una lucida riflessione sulla società contemporanea celata da intelligente ironia e esuberante danza.

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