Cl-audio Cerchietto
Cl-audio Cerchietto

Terribilmente trendy. Come il pifferaio magico di fiabesca memoria, dove c’è lui ci sono migliaia di persone felici che ballano al ritmo della sua musica.

Giornalista, autore di libri, esperto di comunicazione, curatore di eventi al di sopra di ogni aspettativa, Ciro Cacciola – in arte Cl-audio Cerchietto – è il dj più famoso del west. Re Mida delle notti campane, e non solo, è una garanzia di successo e sano divertimento perché, con garbo e rara sensibilità, ha il dono di pochi: la leggerezza.

Partiamo dall’inizio, com’è nata la passione per la musica?

Nel momento stesso in cui sono nato. Il mio giocattolo preferito era il mangiadischi. Mio nonno viveva con la radio accesa, mio padre suonava la chitarra in un’orchestrina rock. Insomma da che ho memoria c’è sempre stata la musica nella mia vita, una passione talmente forte che rasenta la fissazione.

Come riesce a conciliare le diverse attività giornaliere con quelle del mondo della notte?

Mi sono occupato per anni di organizzazioni di eventi, di uffici stampa, di giornalismo. Un po’ per scherzo è nata l’idea di fare il dj, succedeva circa quindici anni fa quando ero responsabile delle attività culturali del gruppo Guida e conducevo, in un anno, almeno cento incontri letterari tra premi, presentazioni di libri e altro. Come giornalista mi occupavo di vita notturna, mondana, sia per Il Mattino sia per altre testate di Milano per le quali scrivevo e andavo sempre in giro per localini, baretti e quant’altro. Un giorno ho scovato un locale abbandonato, era verso la fine degli anni novanta. Andava di moda la musica elettronica, techno, dalle sonorità molto dure, monotone. Non mi divertivo più ad ascoltare quel tipo di musica e pensai di organizzare un piccolo party infrasettimanale tra amici. Sapevo che queste serate sarebbero state segnalate sui giornali, non potendo rischiare che il mio datore di lavoro sapesse che facevo le nottate, decisi ti trovare per scherzo un nome diverso. Pensando a Claudio Cecchetto – dj che ha caratterizzato gli anni ‘70/’80, che ha fatto la storia della musica dance in Italia e anche quella della radiofonia, cominciai con ironia a utilizzare il nome di Cl-audio Cerchietto. Ero convinto che tutti avrebbero capito che era un nome finto, ma…mi sbagliavo. Non avrei mai immaginato che questa attività potesse andare avanti fino ad oggi, con un tale riscontro di pubblico.

Quali le difficoltà di un dj del mondo della notte?

Nessuna!Non avendo la tecnica del dj, la mia idea era quella di fare una selezione musicale che fosse dance ma che avesse comunque una chiara radice radiofonica. Ho lavorato per tanti anni alla radio, nel passare rapidamente da un genere musicale all’altro ho portato il format radiofonico in una serata danzante. Suonavo in situazioni organizzate da me stesso, non mi dovevo confrontare con un datore di lavoro che avrebbe potuto non avallare la mia musica. Il baretto dove avevo iniziato, nel giro di un mese aveva una fila lunghissima di gente che voleva entrare. L’unica difficoltà forse è quella di far capire ai colleghi la mia filosofia di fare musica, di stare insieme, di far ballare, completamente opposta alla loro. Non ho nessuna intenzione di fare il dj, né per dimostrare le mie capacità tecniche, né per dimostrare la mia conoscenza musicale. Io sto insieme al pubblico per fare festa.

Quali aspetti emergono nelle sue serate?

Energia, gioia, allegria, voglia di stare insieme, di ritrovarsi. Riesco a stabilire un contatto col pubblico, faccio in modo che anche le persone che non si conoscono possano stare in sintonia. Si crea un momento di grande comunione e partecipazione, un divertimento sano. E’ la musica che ci trascina, non altro.

Che cos’è il divertimento, oggi?

Una delle cose più difficili da rintracciare. Oggigiorno il divertimento è frainteso, è stato caricato di una serie di sovrastrutture, non è più tanto spontaneo. Paradossalmente, anche se non sembra, la gente si diverte molto poco. Credo che oggi debba essere basato sulla semplicità, sulla verità delle cose, sulla musica, sullo stare bene, sulla qualità delle persone. Non c’è più auto-ironia, io faccio il dj sempre con un grande senso di gioco, se a volte sbaglio un mixaggio, la gente sa che da me se lo può aspettare, non è un dramma. Anzi, ci divertiamo di più.

C’è un aspetto di questo lavoro che ama tantissimo e uno che proprio non sopporta?

Mi piace molto il contatto con le persone, il fatto di essere continuamente abbinato a momenti di gioia. Essere sinonimo di allegria, mi rende molto felice. La cosa più brutta, non c’è. Sono molto fortunato ad essere riuscito a trasmettere a migliaia di persone che mi seguono la mia idea di divertimento.

Ha inciso tre dischi, in uno di questi c’è il nome di Carla Fracci…

Se è un gioco, giochiamo fino in fondo! Il primo disco è nato sulla scia degli eventi che ho curato per il Museo Madre, il video clip girato all’interno del museo è stato un’esperienza divertente, si chiamava Sette e ott. Poi ho inciso Abc dance, nel mio alfabeto musicale c’è di tutto, cito le grandi icone, non poteva mancare Carla Fracci.

Tra le sue folle oceaniche, giovani e meno giovani. Un esempio recente il Gran Ballo di Capodimonte, nella cornice spettacolare della Reggia, organizzato da lei l’anno scorso.

Si, una folla che andava dai venti ai settanta anni! Il tipo di musica che scelgo è talmente comunicativa, forte, trasversale che è difficile resistere. La tecnica che ho affinato negli anni è quella di variare molto velocemente, mai una canzone per intero, a volte solo frammenti in una sorta di gioco. Ho lavorato tanto anche con il Napoli Teatro Festival, spaziando tra tutte le fasce d’età, italiani e stranieri che siano. La notte di Capodimonte resta per me un momento molto significativo per la massa di gente accorsa (oltre cinquemila persone), sia per il fascino del luogo, sia per la mia proposta musicale che ha spaziato per la prima volta dalla musica classica fino a quella rock, dance, passando per Raffaella Carrà che non manca mai nelle mie selezioni. Un’esperienza stupenda insieme al Museo Madre e all’Arenile.

Napoli è una città che balla?

Si, sempre. A Napoli si balla e si traballa.

Chi è il suo mito musical-danzante?

Madonna e Michael Jackson. Due artisti enormi che hanno sempre unito la musica al ballo, i loro concerti sono una vera esplosione. Madonna ancora più di Michael, perché valorizza non solo se stessa ma il corpo di ballo, si circonda di ballerini straordinari che eseguono coreografie pazzesche. Mi piace perché è multimediale, si sperimenta continuamente, si mette in gioco. Per un vero artista il cambiamento è vitale.

Arenile di Bagnoli, Music on the rocks di Positano, Blue Night di Sorrento, Lido Turistico di Bacoli, eccetera eccetera… c’è un posto ideale dove far ballare la gente secondo lei o sono tutti uguali?

Per me sono tutti uguali. Ho avuto la fortuna di usare delle locations straordinarie, in alcune sono stato l’unico come il Museo di Capodimonte, il Museo Madre, il Real Albergo dei Poveri. Ma ho fatto anche piccole feste in luoghi appartati. Il luogo incide molto poco, la gente è più importante del posto in cui ci si trova.

Che sensazione si prova a far ballare Richard Gere e Denzel Washington, due miti mondiali, venuti a Positano?

Nell’incontro ravvicinato con celebrità di tale calibro c’è sempre un po’ di stupor.  Ho avuto anche un’esperienza molto significativa con Boy George che ho accompagnato in Italia per due settimane, non  come dj ma come ufficio stampa e in quella occasione ho potuto comprendere quanto gli artisti possano essere fragili. Il pubblico li guarda come icone, vuole toccarli, vederli sempre sorridenti, naturalmente l’artista è una persona a tutti gli effetti, dovrebbe essere rispettata. Al Music on the rocks, che ha una platea significativa, ho potuto sperimentare quanto la mia musica funzioni anche a livello internazionale, l’ottanta per cento degli avventori è composto da stranieri di ogni parte del mondo.

La danza, il ballo, il movimento, sono linguaggi universali. Il ballo da discoteca è certamente uno dei più istintivi, non ha bisogno di uno studio particolare. Questa immediatezza si riflette, in qualche modo, anche nei rapporti umani. Che cosa è cambiato secondo lei negli ultimi anni, nella comunicazione attraverso il ballo?

Dipende dalla musica. Al di là di tutto, il collante è sempre lei. Ultimamente c’è un ritorno ad una musica più leggera, più easy, più coinvolgente, quella elettronica era troppo algida. La musica cosiddetta happy – l’anno scorso ho vinto il premio come ‘miglior dj della Campania’- è diventata addirittura un genere, cosa che non potevo immaginare. C’è stata una involuzione, dopo gli anni ’70 (Tony Manero e la febbre del sabato sera) e ’80, negli anni ’90 e nel 2000 si è smesso di ballare, andando nei locali si trovavano giovani che vagavano ascoltando musica a tutto volume. Non ballavano, piuttosto seguivano un ritmo. Oggi si è tornati a ballare grazie a nuove proposte ma anche al fatto che la musica pop, che ascoltiamo alla radio, è la stessa che va in discoteca. Questo ci aiuta, perché conoscere i pezzi  fa muovere in maniera più liberatoria. Oltre alle serate happy vanno molto di moda anche quelle di musica latino-americana dove si cerca il contatto fisico con l’altro; nella difficoltà di comunicazione, tra una bachata e una salsa, molti ragazzi riescono almeno a stabilire un contatto.

Che cosa lega la musica al ballo e il ballo alla musica?

Credo che su ogni musica si possa ballare, perché ti conduce ad un movimento, fosse anche solo un movimento dell’anima, del pensiero. La musica ti muove e ti smuove. Certamente ci può essere musica senza ballo. Più difficile immaginare il contrario.

Che cosa pensa della televisione come mezzo che diffonde danza e musica?

Le coreografie che si facevano negli spettacoli come Canzonissima, Milleluci, Studio Uno, erano di grande eleganza. Oggi quello che vedo in televisione è semplicemente la copia di ciò che fanno le rock stars americane: non mi piace, non mi diverte, non mi stimola, non lo trovo elegante ma soprattutto creativo. E’ uno specchietto per le allodole, tanta roba ma in fondo in fondo non ti resta niente. Le sigle di Raffaella Carrà  o delle gemelle Kessler ce le ricordiamo a memoria.

Il ballo è una  costante dell’essere umano o almeno di una buona parte.

Non credo che esista una persona incapace di muoversi, chi non sa o non vuole ballare ha un freno inibitorio, non è libero di esprimersi fino in fondo. Il ballo è una possibilità per tutti, anche se non diventiamo Carla Fracci o Roberto Bolle.

Chi si diverte di più ballando: i giovani o i meno giovani?

Non credo sia un problema di età. Conosco persone di settant’anni che si divertono da matti e persone di venti che non sono capaci di farlo. E’ una questione di testa, il ballo è liberazione, chi è libero nella testa lo è anche nel corpo. Il verbo inglese enjoy  fa capire il senso pieno di quando apprezzi una cosa, te la godi fino in fondo, in italiano non saprei come tradurlo. If you enjoy music, you enjoy dance!

Che cos’è la leggerezza?

La chiave della vita. Una filosofia che mi accompagna da un certo punto della mia esistenza, fondamentale per smitizzare alcune cose brutte che ci accadono ma anche per smitizzare noi stessi nei momenti di maggiore felicità, di maggiore successo. Tutto passa, tutto può finire, tutto cambia. La leggerezza aiuta a vivere il cambiamento in maniera positiva.

Che emozione si prova ad avere di fronte a sé migliaia di persone che ballano e si divertono con la sua musica?

Un’emozione forte. Ma anche una benedizione. Ricevo in cambio tutta l’energia che do. Sentirsi benvoluti da altri, da persone che mi aspettano anche solo il sabato sera, pronte a condividere la felicità che scatena la musica, è una bella sensazione. Anche se non so niente di loro e loro di me, in quel momento ci vogliamo bene. Il mio è un rapporto affettuoso con il pubblico. Ecco perché le mie consolles sono sempre affollate, con la gente che mi balla addosso. Se non facessi così non mi divertirei. Non si può fare questo lavoro senza passione, senza essere il primo a divertirsi.

Che cos’è la musica per lei?

La vita.

Elisabetta Testa

DJ Cerchietto al Music On The Rocks

DJ Cerchietto summer 2014

 

 

 

 

 

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