cdl Carlo Di Lanno comincia a studiare danza in una scuola privata e dopo poco tempo, rendendosi conto del talento di un bambino prodigio, i suoi genitori lo iscrivono all’audizione per entrare a far parte della scuola di ballo più antica d’Europa: il San Carlo per l’appunto. L’audizione viene superata, Carlo comincia a frequentare i corsi professionali fino a quando, dopo circa sei anni di studio, decide di provare ad entrare alla scuola del teatro alla Scala. Con grande stupore gli viene addirittura concesso di saltare un anno accademico guadagnando direttamente il VII corso. E qui comincia il bello. Il percorso formativo accademico termina e il giovane diplomato napoletano, milanese di adozione, si mette ancora in gioco, prepara la valigia e vola a Berlino: un altro successo. Gli viene offerto immediatamente un contratto di lavoro che fa presagire anche cento spettacoli a stagione ripartiti in almeno quindici produzioni. Per il primo anno fila tutto liscio: il teatro, la danza, gli spettacoli che si susseguono senza sosta, ma poi qualcosa cambia e il giovane danzatore italiano sente la nostalgia stringergli il cuore e decide di tornare a Milano. Il suo girovagare per i grandi teatri però non finisce qui, se pure molto giovane ad aprirgli le porte nel settembre di quest’anno è il San Francisco Ballet…

Come nasce il tuo desiderio di danza?
In realtà in famiglia nessuno ha mai manifestato una vena artistica, sin da piccolo mi piaceva ballare e quindi i miei genitori hanno pensato di iscrivermi a un corso di danza. Piano piano ho capito che il balletto classico mi affascinava molto e che mi riusciva anche abbastanza bene quindi io e la mia famiglia abbiamo deciso di intraprendere un percorso di formazione professionale prima al San Carlo e poi alla Scala.

Ti formi alla scuola del teatro San Carlo di Napoli e poi a quella de La Scala di Milano, oggi sei al San Francisco Ballet. Cosa cambia intorno a te e ancor di più dentro di te?
Dentro di me c’ é sempre una grande passione e soprattutto tanta curiosità. Credo sia una delle componenti principali per un vero artista. Sono sempre alla ricerca di esperienze nuove e diverse, di stimoli che inevitabilmente mi mettono alla prova e mi danno la possibilità di affrontare i miei limiti. Ho lavorato in Italia e in Germania, adesso in America; ho avuto la possibilità di confrontarmi con realtà diverse e danzatori di ogni genere questo mi ha permesso di imparare molto.
Ci sono diversi modi per raggiungere lo stesso obbiettivo e, può sembrare strano, ma spesso la strada più difficile è quella che permette un risultato più duraturo. Mettersi in discussione e sfidare se stessi, secondo me, sono elementi fondamentali per la crescita e la formazione di un danzatore.

Ti ho seguito nel Gala tenutosi a Napoli dedicato a Daniil Simkin, sei gentile e cordiale, umile e garbato e tra tutti i solisti che prendevano parte all’evento sembrava regnare un’atmosfera magica fatta di reciproco sostegno e ammirazione, quasi amicizia. È poi davvero così? È davvero possibile nel tuo mondo lavorare in un’atmosfera piacevole e rilassata con i colleghi? Siamo un po’ tutti abituati ad immaginarvi tra competizione e ostacoli…

Il nostro è un mondo difficile. Tutti vogliono raggiungere lo stesso obbiettivo ma pochi ci riescono; è inevitabile che si creino malcontenti e frustrazioni che purtroppo talvolta possono sfociare in invidie e rivalità. Con questo non voglio dire che non si creino forti legami di amicizia, anzi io ho tantissimi colleghi a cui sono legato, ma non tutti sono pronti a gioire dei risultati altrui.

Così giovane, così in luce. tanto da aver da poco ricevuto il Premio Positano come danzatore classico dell’anno sulla scena italiana. Te l’aspettavi? Cosa provi adesso?
È un’ emozione grandissima ricevere questo premio e sinceramente quando ho saputo della nomina non potevo crederci. Il percorso è ancora lungo e questo riconoscimento mi fa capire che forse sono sulla strada giusta, ma, senza dimenticare da dove sono partito, continuerò ad impegnarmi al massimo per raggiungere risultati sempre migliori.

Sei già “sbarcato” in America, la Mecca dei ballerini. Sogni e progetti per il futuro?
Non saprei. Ci sono dei ruoli che mi hanno sempre affascinato come il principe Desiré de la Bella addormentata o anche Onegin e Des Grieux, ma al momento preferisco focalizzarmi sulla quotidianità che richiede la nostra professione.

Tornerai a danzare al San Carlo? Ci sono contatti col direttivo?
Certo mi piacerebbe moltissimo ritornare a danzare al San Carlo. È uno dei teatri più belli del mondo ed ha una storia alle spalle ricca di nomi di altissimo valore.

Manuela Barbato

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