Presentato il programma dell’edizione 2016 della Biennale di Venezia per i settori Danza, Musica e Teatro.Il settore danza è diretto quest’anno dal coreografo Virgilio Sieni che ha annunciato la parteciupazione di alcuni grandi nomi della danza contemporanea mondiale, il Leone d’oro alla carriera 2016 Maguy Marin, ma anche Trisha Brown, Anne Teresa De Keersmaeker, Shobana Jeyasingh, Adriana Borriello, Emanuel Gat. Tra gli altri, Annamaria Ajmone, Francesca Foscarini, Marina Giovannini, Thomas Hauert, Albert Quesada, Daniele Ninarello, Lara Russo, Isabelle Schad, Nacera Belaza, Claudia Castellucci.

Non solo grandi coreografi e compagnie, ma anche laboratori e nuove creazioni per la decima edizione del Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia in programma dal 17 al 26 giugno 2016. Dieci giorni di danza contemporanea tra i luoghi della città di Venezia: Teatro Piccolo Arsenale, Sale d’Armi, Teatro alle Tese, Tese dei Soppalchi, ma anche i sestieri di San Marco, Dorsoduro, Castello, fino all’Isola di San Giorgio. Come preannunciato qualche settimana fa, sarà ospite d’onore del festival la coreografa Maguy Marin, Leone d’oro alla carriera 2016 per la ricerca sul corpo e sullo spazio attraverso un’arte che ha indagato i risvolti dell’umano tra i contorni della coreografia contemporanea. Maestra della danza contemporanea mondiale e autrice di capolavori indiscussi (tra i tanti ricordiamo Cendrillon del 1985 e May B del 1981, ritratto della polverosa umanità beckettiana, recentemente ammirato nella capitale per l’ultima edizione del Romaeuropa Festival), la coreografa francese sarà a Venezia il 18 giugno con lo spettacolo in prima italiana Duo D’Eden che seguirà la consegna del Leone d’oro (in programma, al mattino, anche un incontro condotto da Stefano Tomassini).

Restando sui grandi nomi della danza internazionale, il 25 giugno arriva Trisha Brown Dance Company con quattro brani (Planes, Opal Loop, Locos, For M.G.) rappresentativi della storia creativa dell’autrice americana tra gli anni Sessanta e Novanta. Il 22 giugno torna a Venezia la coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker (Leone d’oro alla carriera 2015) con la sua compagnia Rosas in Vortex Temporum (sulla partitura di Gérard Grisey eseguita dal vivo dall’Ensemble Ictus), un continuo scambio tra movimento e suono nel vortice irrefrenabile del tempo. Il 17 giugno c’è Emanuel Gat, coreografo della giovane generazione della danza israeliana con anni di esperienza e creazione in tutta Europa, a Venezia con la prima mondiale di Sunny sulle musiche dal vivo di Awie Leon. Gat sarà anche tra i maestri protagonisti dei laboratori e autore delle opere inedite per la Biennale College che presenta quest’anno 13 brevi spettacoli con oltre 100 giovani interpreti selezionati attraverso un bando internazionale (tra gli altri coreografi, lo stesso direttore Virgilio Sieni, Claudia Castellucci e Sandy Williams). Segnaliamo che alcuni dei percorsi della Biennale College saranno aperti anche a non professionisti e coinvolgeranno adolescenti, anziani e cittadini. E poi, Shobana Jeyasingh, coreografa inglese di origine indiana, a Venezia il 18 giugno con Outlander, evento speciale per il festival ispirato al dialogo tra arte e architettura; Adriana Borriello, il 24 giugno, con il secondo movimento del ciclo Col corpo capisco fondato su una visione antropologica del corpo; l’autore svizzero Thomas Hauert e la sua compagnia Zoo di Bruxelles, il 25 giugno, con la prima italiana di Inaudible.

Tra i tanti coreografi di ultima generazione, la giovane Annamaria Ajmone, recentemente apprezzata al Romaeuropa Festival 2015, presente a Venezia con Tiny Extended sul rapporto tra immagine in movimento e danza. E poi ancora Marina Giovannini in Duetto nero, su tecnica e naturalità del gesto; Albert Quesada, catalano a Bruxelles, alla Biennale con OneTwoThreeOneTwo, esplorazione della simbiosi tra danza e musica nel flamenco; Francesca Foscarini, Premio Positano 2015, in Back Pack; Lara Russo, vincitrice a Roma di DNA Appunti Coreografici 2015, in Ra-me; Daniele Ninarello con il sassofonista Dan Kinzelman per uno studio parallelo su suono e movimento dal titolo Kudoku; la tedesca Isabelle Schad con Laurent Goldring tra danza, performance e arti visive e Nacera Belaza, di origine franco-algerina con Sur le fil e La traversée. Tra gli autori giovani attivi in tutta Europa: Yasmine Hugonnet, Gabriel Schenker, Daniel Linehan, Camilla Monga.

Torna anche per il 2016 il progetto Vita Nova, ciclo di incontri di danza contemporanea per i giovanissimi dai 10 ai 16 anni con Marina Giovannini, Manfredi Perego, Chelo Zoppi. Al programma si aggiunge un laboratorio di critica condotto da Massimo Marino e Lorenzo Donati che lancerà un blog multimediale sulle attività e il dietro le quinte della Biennale Danza.

“Gli spettacoli si annunciano meravigliosi – ha dichiarato Sieni – critici e dubbiosi in un festival che propone una postura dell’osservatore, del danzatore e del coreografo attraverso una riflessione sul corpo, una postura con le ginocchia piegate, non rigide. Un festival che deve indicare traiettorie e contesti da riportare in una forma di apertura, ripensando al senso dell’abitare il palcoscenico e al concetto di educazione e trasmissione. I maestri e tutta la varietà umana invitata a partecipare creeranno un corpo organico, una nuova geografia, attraverso una riorganizzazione della città in quanto metafora del mondo e territorio da riportare ad un vissuto importante. La danza stessa creerà una congiunzione forte tra corpo, luogo, geografia e natura”.

“I coreografi ospiti proporranno laboratori e residenze costruendo l’intensità della città – ha sottolineato  – Residenza significa dare nuova visione e respiro ad un luogo: un artista che risiede immette sostanza poetica. Parliamo di un percorso attraverso il corpo che porta a riflettere sul camminare, sull’osservare e sul partecipare ad uno spettacolo. Un percorso fatto anche di frammentazione in un continuum di mappe abitate da coreografi, compagnie e danzatori, ma anche da cittadini, amatori e diversamente abili che con la loro fragilità introducono un discorso sul corpo per tracce, avvistamenti, crisi, rischio e coraggio. Trovo fondamentale oggi tornare a riflettere sull’educazione e sulla trasmissione legandole anche ai beni culturali e ai luoghi restaurati in una relazione conoscitiva con l’architettura che ci circonda. Ricordo infine che per la Biennale College, ben 15 coreografi incontreranno un centinaio di danzatori per lavorare su opere inedite, 15 laboratori che coesisteranno nello stesso momento: un aspetto importante del concetto di ‘polis che danza’ e che costruisce una percezione diversa della città. Credo ci sia bisogno di tutto questo per intuire un futuro coraggioso e meraviglioso nel mondo della danza”.

GABRIELLA MAMBRINI

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