Campadidanza Magazine ha lanciato quest’anno la prima edizione di “DANCE REWRITE – Bando di giornalismo e ricerca per Under 35”. Un bando rivolto a coreografi, danzatori, performer ed insegnanti di danza, così come studenti, ricercatori, operatori sociali, docenti e a chiunque volesse contribuire ad una nuova e diversa visione della danza.

Ai partecipanti abbiamo chiesto di scrivere un articolo scegliendo fra tre ambiti: attualità “Come cambiare la danza con l’emergenza COVID-19; nuove prospettive di Didattica e Metodologia della danza; rilettura critica di un/una artista della danza del ‘900. In tanti hanno risposto e, alla fine, una giuria di esperti composta da Roberta Albano, Alessandro Toppi, Lorenzo Tozzi e Raffaella Tramontano ha scelto i vincitori. Di seguito l’articolo scritto dalla vincitrice della sezione Nuove Prospettive di Didattica e Metodologia della danza.

Buona lettura a tutti!

Danzatori si nasce, danzattori si diventa

La Compagnia della mia Misura è un progetto di Teatro Danza sull’inclusione sociale nato a Roma nel 2011 da un gruppo di 6 partecipanti con disabilità e 3 operatori del settore sociale. Nel corso degli anni, si è giunti ai 25 membri attuali.

La Compagnia della mia Misura, laboratorio permanente integrato con persone disabili

L’idea delle conduttrici Vittoria La Costa e Roberta Bassani è stata quella di creare un laboratorio permanente integrato con persone disabili volto all’analisi e allo sviluppo di nuove modalità espressive, compatibili con ciò che il corpo può raggiungere, in una sfida continua con se stessi.

Punto di partenza, la geometria includente del cerchio

Il nucleo pulsante del progetto è il laboratorio settimanale, fucina di idee, al quale si aggiungono collaborazioni, viaggi, workshop e spettacoli. L’esperienza pluriennale delle conduttrici della Compagnia (danzatrici e danza movimento terapeute), ha condotto alla sperimentazione e all’utilizzo di tecniche afferenti a vari ambiti della danza, del teatro, delle arti visive e della danza movimento terapia (Marian Chace, Laban Movement Analysis, Body Mind Centering, Contact Improvisation).

Il laboratorio parte dalla geometria includente del cerchio, dove i partecipanti sono invitati a studiare e sperimentare il movimento dei loro corpi, in un tutt’ uno con la mente, ognuno con i tempi e con le modalità possibili, accettando i propri limiti e, contemporaneamente, cercando vie espressive nuove e creative.

I rituali di apertura e chiusura del cerchio sono gesti psicomagici delimitanti lo spazio e il tempo della danza. Quel momento sospeso che ognuno ha deciso di dedicare a se stesso e all’incontro con l’altro, in un luogo protetto e ispirato.

Un percorso profondo di ricerca interiore

Il training dei danzatori prosegue attraverso esercizi mirati, improvvisazioni per assaporare il contatto, l’aggancio visivo e la conoscenza del mondo attraverso il privilegiato e ancestrale canale del movimento.

Il numero di spettacoli portati in scena è cospicuo: il copione portato in scena spesso parte da spunti tratti dalla letteratura italiana d’autore, come Benni e Calvino, ma anche da materiale auto prodotto dai DanzAttori, sempre più immersi in un percorso profondo di ricerca interiore. Solitudine, conflitti, momenti di condivisione autentica con le altre persone, luci e ombre del nostro vivere quotidiano sono i protagonisti delle coreografie inedite portate in scena.

Training online durante il lockdown

Io sono anche un noi, sarebbe dovuto andare in scena il 6 giugno 2020 nel teatro Spazio Diamante di Roma ma è stato rimandato a data da destinarsi a causa dell’attuale condizione pandemica. Tuttavia la Compagnia non si è lasciata scoraggiare dalle contingenze e ha provato a fare tesoro di questo momento per cercare vie alternative. Durante il lockdown, il training è proseguito sulle piattaforme online: lo schermo, che per sua stessa definizione è un diaframma frapposto tra due realtà, è diventato un nuovo canale da esplorare, perché unisca invece di dividere.

Non appena le norme in materia di Coronavirus lo hanno reso possibile, la compagnia si è riunita in piccoli gruppi e, nel rispetto del distanziamento, ha ripreso il suo percorso, a dimostrazione che nulla può fermare un corpo in movimento. Le coreografie ideate in questo periodo hanno raccontato storie mai pronunciate prima, che parlavano di isole, mondi fantastici, sguardi e relazioni, in un viaggio dentro il senso profondo del contatto in un momento in cui occorre trovare altre modalità per toccarsi.

Prendersi per mano, volteggiare, rotolare, saltare. La Compagnia della mia Misura non è solo tecnica, ma anche connessione col proprio movimento primordiale. A ognuno il suo, a ognuno una storia da rappresentare.

Beatrice Fiaschi

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