Dal 1983 è direttore del Teatro Pubblico Campano. Ma prima di questo incarico ha ricoperto importanti ruoli. Dal 1980 al 1983 è stato consigliere di amministrazione per due mandati dell’ ETI (Ente Teatro Italiano), dal 1984 al 1993 direttore generale di “Benevento Città Spettacolo”, nel 1995 ha fondato insieme a Maurizio Scaparro, Renzo Tian e Giò Battista la “Compagnia Italiana”, dal 1995 al 2003 ha diretto il Teatro Mercadante di Napoli, nel 1998 ha costituito, sempre con Maurizio Scaparro, l’Associazione “Theatre des Italiens” e, in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano, ha coordinato e gestito per quattro anni a Parigi due sale del Theatre Du Rond-Point ed un cinema. Stiamo parlando di Alfredo Balsamo un vero uomo di teatro.,

Lo contattiamo nell’ambito della nostra inchiesta Covid 19/Si cambia danza.

Che cosa accadrà quando scomparirà il Coronavirus? E quali segni lascerà nel mondo del teatro?

Quando finirà non lo so proprio. All’inizio pensavamo durasse poco, ma la situazione è sempre molto altalenante e quindi non sono in grado di fare una previsione. Posso dire, però con sicurezza, che lascerà molti segni nel mondo del teatro. Un mondo che più di altri ha sofferto in questo periodo.

Dopo l’estate dovrebbe esserci la riapertura…

Ce lo auguriamo. I danni, comunque ci sono stati. Sul settore si è abbattuta una forte crisi quindi dovremo lavorare (e lo stiamo già facendo) per la ripresa.

Durante il lockdown è nata una nuova creatività, tra le mura di casa, che abbiamo visto in video. Crede che gli spettacoli in streaming potranno convivere con lo spettacolo dal vivo?

Io credo di no. L’emozione che da uno spettacolo dal vivo non la si può vivere guardando uno schermo. Il teatro, come la danza, come la musica visti o ascoltati in una sala teatrale o da concerto sono un’altra cosa. Lo spettacolo dal vivo si chiama così non a caso. Per lo schermo si lavora in un altro modo. Il cinema e il teatro sono cose diverse e anche lo streaming e il teatro sono cose diverse, cose che non possono farsi concorrenza.

Molti degli intervistati per l’inchiesta Covid 19/Si cambia danza ci hanno detto “nulla sarà come prima” ma soprattutto “nulla dovrà essere come prima”. Erano molte le cose che non funzionavamo prima della pandemia nello spettacolo dal vivo?

I sistemi vanno sempre aggiornati e, probabilmente, anche il nostro settore aspettava da tempo di essere rivisto. Ma credo che la dichiarazione che avete raccolto sia dettata dallo sconforto del momento e dalla consapevolezza delle difficoltà che dopo un fermo così lungo il settore dovrà affrontare. Si aggiunga che i ristori per lo spettacolo non hanno soddisfatto. Quindi oltre all’avvilimento dato dall’emergenza sanitaria, c’è anche la preoccupazione per la situazione economica. Per troppi mesi i teatri sono rimasti chiusi, non si sono fatte tournée, non si è programmato. L’immobilismo può fare solo paura.

Cosa le è mancato di più in questo periodo?

Il teatro. Che per me è tutto. Io vivo di teatro da sempre. Il teatro fa parte della mia routine quotidiana.

Sarà difficile riportare il pubblico nelle sale teatrali?

Io penso di no. Quando finirà l’emergenza sanitaria io credo che la gente avrà voglia di tornare a vedere spettacoli, di andare a cinema, nei musei, in libreria. A sentire concerti e opere liriche. Avrà voglia di viaggiare e di incontrare gente. Di tornare a una vita normale.

Non esiste una normalità senza tutto questo.

No. Soprattutto non si può vivere senza nutrirsi di cultura. E quando dico cultura parlo di tutto. Il cibo nutre il corpo, la cultura l’anima e la mente.

Se avesse per un giorno la possibilità di modificare qualcosa che non funziona nel sistema dello spettacolo dal vivo che cosa farebbe innanzitutto?

Ci sarebbero alcune cose da modificare (sono stato e sono un feroce critico degli Algoritmi) ma se mi si richiede solo una priorità allora chiederei al Ministero di rivedere la possibilità che i Teatri Stabili facciano coproduzioni anche insieme ad altri tre organismi che, nella maggior parte dei casi, si tratta solo di Teatri Stabili. Questa situazione, secondo me, droga il mercato alimentando il sistema degli scambi.Ma cosa ancora più importante proponendo al pubblico programmi al 90 per cento fatti da Teatri Stabili.  Diciamo che questa anomalia avviene anche perché il Ministero richiede una grande sovrapproduzione agli Stabili che poi non trova riscontro nella distribuzione.

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Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.