TORINO – Ci troviamo alla Mole Antonelliana, simbolo per antonomasia della città. L’aula del Tempio del Museo del Cinema è un luogo suggestivo e spettacolare. Non si può rimanere indifferenti. Ma quello che sta accadendo lì in questi giorni è un qualcosa probabilmente di unico e meraviglioso, nel senso più infantile del termine.

Un esperimento nuovo tra cinema e circo

Cinema e circo, una lunga storia d’amore è il progetto che Fondazione Cirko Vertigo, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, metterà in scena fino al 3 luglio. Uno spettacolo per festeggiare assieme agli spettatori il Santo Patrono della città, il riconoscimento a laurea triennale in Circo contemporaneo e i vent’anni dalla nascita della Scuola di Nuovo Cirko. 

Accolto da un’aurea di mistero e da immagini di film proiettate su due grandi schermi, il pubblico, alle parole di Peppino Impastato da I cento passi, alza lo sguardo verso l’infinito soffitto ed è il primo momento in cui vede Andrea Loreni, unico funambolo in Italia specializzato nelle traversate su cavo a grandi altezze. 

Così si apre un esperimento nuovo. Da un lato le colonne sonore, da Ennio Morricone a Nino Rota, e i fotogrammi (tra cui film di Charlie Chaplin, Luchino Visconti, Federico Fellini, Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, Pier Paolo Pasolini), dall’altro acrobati aerei, danzatori, giocolieri. Finché cinema e circo non si fondono l’uno nell’altro: un cameraman riprende le performance che in tal modo si sdoppiano e vengono proiettate a loro volta. Nel frattempo si contano i ciak.

Una realtà altra, con il proprio tempo e le proprie regole

La direzione artistica e la creazione sono di Paolo Stratta, insieme a Caterina Mochi Sismondi, Fabio Barovero e Steve Della Casa. Si tratta di una scrittura elaborata in situ partendo dalla struttura architettonica interna della Mole: il gesto performativo nasce e si sviluppa a partire dallo spazio rendendo l’uno imprescindibile dall’altro. E anche il pubblico entra a far parte di quest’amalgama. Il punto focale muta continuamente: gli spettatori rivolgono l’attenzione frontalmente, alle spalle e sopra le proprie teste, mentre gli artisti camminano tra loro. Il “gioco” si basa sulla verticalità della Mole e i performer si muovono fra terra e cielo. Ciascuno, tecnicamente impeccabile e coinvolgente, porta la propria singolarità ed esperienza all’interno di una comunità capace di dialogare al meglio. Nonostante le coreografie studiate, ne viene fuori un qui e ora unico. Una realtà altra, emarginata, con il proprio tempo e le proprie regole. 

Insomma ancora una volta la Cirko Vertigo non delude, anzi riesce a superare le aspettative. In un momento sofferto come questo il pubblico riscopre quel sentimento di meraviglia, che tende a dimenticare dopo l’età dell’infanzia. Dall’altro lato il circo si fa atto politico sperimentando contaminazioni artistiche e contagiando luoghi istituzionali.

Direzione artistica e creazione Paolo Stratta 

Collaborazione alla scrittura della creazione Caterina Mochi Sismondi, Fabio Barovero e Steve Della Casa 

Con Gonzalo Jeremìas Alarcòn Alarcòn, Alex Aufderklamm, Guenda Bournens, Sofia Kemmerich, Vladimir Ježić, Andrea Loreni, Simone Menichini, Michelangelo Merlanti, Elisa Mutto, Filippo Vivi 

Musiche Fabio Barovero 

Ideazione e direzione del montaggio video Caterina Mochi Sismondi 

Progetto di Fondazione Cirko Vertigo 

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