Dal 5 maggio al 18 giugno a Firenze la Stazione Leopolda si configura come piattaforma di condivisione creativa che apre a nuove modalità progettuali e attiva un gesto artistico allo stesso tempo collettivo e indipendente. Uno scambio tra artisti che accende nuove forme di relazione, percezione e fruizione dello spazio, percorso da segni coreografici e sonori che ne ridisegnano contorni e volumi.

Su queste linee si sviluppa Gamelan, ideato da Michele Di Stefano, Fabrizio Favale, Cristina Rizzo e presentato in prima assoluta. Il progetto si basa sulla simultaneità nello stesso spazio, con lo stesso suono e le stesse luci, di diversi strati e livelli di coabitazione performativa in cui centrali sono danza e corpo. Coreografi italiani e stranieri sono stati invitati a prendere parte a questo ingranaggio creativo che genera un flusso continuo di movimento regolato da due variabili: il tempo d’intervento assegnato a ciascuno e l’interrelazione casuale che si genera di volta in volta attorno a una ciclicità, modificando e influenzando la percezione della materia danzata. Gamelan è un fiume circolare, una cascata di eventi simultanei che si succedono, una stratificazione performativa che nasce dalla relazione estemporanea tra i danzatori. Tra gli artisti: Shantala Shivalingappa, Minako Seki, Sol Picò, Leone Barilli, Jacopo Jenna, Biagio Caravano e molti altri (Stazione Leopolda, 6-7/5).

Cristina Caprioli, da anni attiva sulla scena scandinava, sviluppando il concetto di coreografia espansa propone un laboratorio che, indagando testo, gesto, narrativa, corpo, traduzione, sfocia nell’installazione Notes on a pebble. Incorniciata dalla proiezione del film Yellow Labor, questa opera installativo-performativa vede i partecipanti al workshop e il pubblico coinvolto scrivere sui sassi la coreografia (testo/libro/romanzo) investigata durante il laboratorio. Una parola per sasso, un sassolino dopo l’altro, il romanzo si trasferisce sul pavimento della Leopolda e, connotando lo spazio di senso e significato, crea un’immagine di grande impatto (Stazione Leopolda, 5-15/5).

Altro concetto da sempre centrale a Fabbrica Europa è il multiculturalismo. Questioni di identità, appropriazioni e prestiti culturali sono temi che emergono dalla realtà dello scambio artistico e del crescente incontro tra i popoli. Artisti di area Mediterranea e di diversi continenti e paesi, sono protagonisti di progetti tra danza, musica e parola nei quali la contaminazione è fondante.

Spettacolo tutto al femminile è We Women della coreografa catalana Sol Picò, coprodotto dal Festival Grec 2015 di Barcelona e dal Festival Internazionale di Buenos Aires. In scena, oltre alla stessa Picò, Julie Doszavi (Benin), Minako Seki (Giappone), Shantala Shivalingappa (India) e le musiciste Adele Mandau (Italia), Lina León e Marta Robles (Spagna). Sette donne – provenienti da territori artistici e geografici tra loro lontani – convivono, trasformando il proprio piccolo mondo in un mondo universale. Danzano, cantano, suonano. E parlando, alternano e accumulano lingue diverse costruendo i tempi e i modi di una vita in comune. Sperimentano la possibilità di aprirsi a una nuova vita, ognuna a modo proprio e tutte insieme. L’individuale travasa nel collettivo in questa riflessione su identità di genere, cultura d’origine, tecniche e linguaggi artistici, percorsi umani, che tracciano un intenso ritratto della donna contemporanea (Stazione Leopolda, 5/5).

Ancora una creazione collettiva – questa volta tutta al maschile – vede la compresenza di interpreti e creatori di paesi diversi: Beytna (A casa), in prima nazionale, è una coproduzione di BIPOD-Beirut International Platform of Dance, Fabbrica Europa e Tanzquartier Wien. Concept e direzione di Omar Rajeh (Libano), coreografie di Anani Dodi Sanouvi (Togo), Hiroaki Umeda (Giappone), Koen Augustijnen (Belgio). Le musiche dal vivo del Trio Joubran (Palestina) – suonatori di oud, virtuosi di questo antico strumento – sanno unire sonorità contemporanee ai complessi ritmi arabi. In libanese beytna è un invito a casa. Il cibo gioca un ruolo essenziale e il pasto condiviso diviene il tramite di un’analisi della tradizione e della sua fragilità. L’invito di Omar Rajeh è diretto a ciò che distingue i coreografi: le differenze artistiche, sociali, culturali, sono spinte agli estremi. Il pluralismo culturale viene celebrato per creare una polifonia e un caleidoscopio di partecipazione e condivisione. “Coreografi da Libano, Giappone, Belgio e Togo – spiega Rajeh – si incontrano sul palco attorno a un banchetto. Provengono da diversi continenti, culture e paesi. Hanno diversi percorsi artistici e umani, idee e modelli differenti. Ciò che li unisce è il lavoro, è l’arte. Discutono, bevono, ridono, danzano e mangiano insieme” (Stazione Leopolda, 13,14/5).

Peter Brook, una delle grandi figure del teatro contemporaneo, con Battlefield torna al Mahābhārata, il più ampio poema epico non solo dell’India, ma della letteratura mondiale. Nel 1985 la sua messa in scena (circa nove ore) sconvolse il Festival di Avignone. “La ricchezza linguistica e immaginifica della millenaria epopea del Mahābhārata, le sue storie ancor oggi sorprendenti – spiegano Peter Brook, Jean-Claude Carrière, Marie-Hélène Estienne – ci offrono la possibilità di far rivivere sul palcoscenico fascinazioni, che, pur appartenendo al passato, riflettono allo stesso tempo i durissimi e innumerevoli conflitti che straziano il nostro mondo”. Uno spettacolo della Fondazione Teatro della Toscana per Fabbrica Europa 2016 (Teatro della Pergola, 24-25/5).

Dopo il clamoroso successo de Il Gabbiano presentato a Fabbrica Europa 2014, il regista serbo Tomi Janežič si confronta con un’altra opera fondante di Anton Čechov: Zio Vanja. “Un labirinto di ventisei stanze!” esplode il professor Serebriakov all’inizio del 3° atto parlando della casa di Vanja. Quanti lettori fanno caso a questo dettaglio? Eppure i suoi abitanti si incontrano, si scontrano, si sfiorano, si aggrappano l’uno all’altro nello spazio ristretto di pochi ambienti, in una coabitazione segnata dai rancori, dalle ferite, dagli amori a tempo scaduto, dai soprassalti, dai vuoti di memoria, dalle improvvise goffaggini. Una produzione della Fondazione Teatro della Toscana, in prima assoluta per Fabbrica Europa 2016 (Teatro della Pergola, 9-18/6).

MDLSX di Motus è ordigno sonoro, inno alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del Dj/Vj Set, per dare inizio a un’esplorazione sui confini e sul loro superamento (Stazione Leopolda, 8/5).

Piattaforma di connessioni anche per DAN+Z, un trittico di musica e danza che vede coinvolti Gianluca Petrella + Luisa Cortesi; Dan Kinzelman + Daniele Ninarello; Simone Graziano + Vittoria De Ferrari Sapetto. Moduli autonomi, collegati in un’unica serata, che danno forma a una varietà di stili coreografici e sonori che tra loro si richiamano, cercandosi e respingendosi. Non è improvvisazione, ogni incontro na­sce da residenze creative, ma la duttilità del gesto sonoro nel jazz crea aperture anche sui movimenti, in una serie di dialoghi ogni volta nuovi per la loro unicità. I danzatori hanno linguaggi contemporanei molto personali; così i musicisti che, avendo già collaborato, possono prevedere alcuni intrecci all’interno del percorso performativo live che sfocia in un organismo unico. Il giornalista Alceste Ayroldi introduce l’evento (Stazione Leopolda, 11/5).

La Leopolda ritrova la sua anima di stazione nel progetto di Max Casacci (Subsonica) e Daniele Mana (Vaghe Stelle): “Glasstress meets Pulse!”. I due artisti del suono arrivano alla Stazione Santa Maria Novella, salgono sulla tramvia e registrano i paesaggi sonori dai mezzi di trasporto. Il tutto, campionato in presa diretta, diventa materia portante del dj set inaugurale. A seguire, prende vita sul palco una jam session tra jazz, hip hop ed elettronica imbastita da alcuni dei musicisti più interessanti della scena fiorentina (Stazione Leopolda, 5/5).

Panorami sonori elettronici e sofisticati sono intessuti dalla musicista e cantante colombiana, da qualche tempo di base a Berlino, Lucrecia Dalt che nel suo ultimo disco “Ou” ha esplorato i confini tra suoni analogici e digitali. In collaborazione con International Feel (Stazione Leopolda, 5/5).

Membro fondatore dei Massive Attack, Grant Marshall aka Daddy G è uno dei fautori di quel ‘Bristol sound’ che ha conquistato il mondo con il trip hop. Molti remix dei Massive, elettronica, dubstep e tanto reggae, ma anche soul e funk, nei suoi travolgenti dj set (Stazione Leopolda, 6/5).

Si definisce armonizzatore della realtà Christophe Chassol, musicista francese originario delle Antille che in “Big Sun” ritrova le sue origini e crea in diretta per il pubblico un interplay irresistibile di suoni e immagini. Evento nell’ambito di La Francia in Scena, in collaborazione con Ambasciata di Francia in Italia e Fondazione Nuovi Mecenati (Stazione Leopolda, 7/5).

Barber Mouse + Samuel (Subsonica): un trio di strumenti preparati (pianoforte, contrabbasso, batteria) che suona celebri hit techno di Detroit, la voce di Samuel che canta i pezzi più conosciuti e amati del jazz. Un esperimento riuscito con generi apparentemente inconciliabili, una sintesi in perfetto equilibrio tra mondi musicali fra loro lontanissimi (Stazione Leopolda, 7/5).

Una notte con le ritmiche digitali di due dei nomi più interessanti della famosa etichetta Ninja Tune, storica realtà musicale indipendente di Londra, fondata nel 1991, con una forte propensione alla musica elettronica, alternative hip hop, nu jazz, drum&bass. La serata, realizzata con Lattex, vede protagonisti due assi della console: Actress e Seven Davis Jr (Stazione Leopolda, 13/5).

Sea Songs, produzione firmata Fabbrica Europa, vede protagonista una delle più raffinate voci della canzone italiana, Cristina Donà, per un omaggio ai suoi grandi autori del cuore: Robert Wyatt, Nick Drake, Nick Cave, Radiohead, Paolo Conte, Lucio Dalla e molti altri. Un “canzoniere dell’acqua” che prende vita dai suoi brani più celebri, tra cui ovviamente Goccia. “L’acqua è entrata spesso nelle mie canzoni – afferma la cantante -, e ho amato in modo viscerale alcuni brani degli artisti che hanno nutrito e idratato la mia vita artistica e personale (Stazione Leopolda, 12/5).

Atmosfere calde e sabbiose nel segno del Festival au Désert con due tra i suoi maggiori rappresentanti: Bombino e Vieux Farka Touré. Il chitarrista e cantante nigerino Bombino torna al festival dopo cinque anni dal primo concerto in Italia, organizzato proprio da Fabbrica Europa, per la prima tappa del suo ultimo “Azel”. In collaborazione con Music Pool (Stazione Leopolda, 14/5).

Il concerto di Vieux Farka Touré è invece l’ultimo tassello di una giornata interamente dedicata al padre Ali Farka Touré, di cui si parlerà, a dieci anni dalla scomparsa, anche con lo studioso e antropologo Marco Aime (Stazione Leopolda, 15/5).Segna la rinnovata collaborazione con Tempo Reale il nuovo progetto di Evan Parker e Walter Prati, Pulse, esplorazione dell’impulso sia come fenomeno temporale che come possibile componente del timbro: un dialogo con campioni sonori pre registrati e pre sintetizzati che costituiscono lo scheletro della composizione (Limonaia di Villa Strozzi, 21/5).

4 Steps 4 Angel, performance percettiva con tre danzatrici, è un’indagine tra i sonetti di Shakespeare che ruotano attorno al Fair Youth, il bel giovane, che rimanda a un archetipo di grande fascino, l’androgino. La partitura coreografica di Charlotte Zerbey e quella sonora di Spartaco Cortesi giocano sulla trasformazione di identità, valori, generi (Stazione Leopolda, 6-8/5).

Una nuova generazione di artisti aperta al dialogo grazie allo scambio, alla sperimentazione comune, al confronto del lavoro di ricerca o alla condivisione dell’atto performativo, dà vita a inediti percorsi creativi. La contaminazione dei linguaggi (performance/danza/teatro/musica/tecnologia) amplia i contorni della scena e si fa strumento espressivo di un’esplorazione su corpo e movimento, arte e poetica. Tra i giovani coreografi che presentano anteprime dei propri lavori: Salvo Lombardo, Giovanna Rovedo, Francesco Michele Laterza, Tommaso Monza, Mosè Risaliti, Irene Russolillo, Lisi Estaras, Floor Robert, Agnese Lanza e altri (Stazione Leopolda, 10-15/5).

Generazione in transito è anche il tema di un convegno che ha l’obiettivo di promuovere l’incontro e lo scambio tra artisti italiani e artisti di area mediterranea attraverso progetti di residenza (Stazione Leopolda, 14/5).

Vocazione all’Asimmetria, il nuovo lavoro di Francesca Foscarini – in scena con Andrea Costanzo Martini – è un alternarsi di assoli e momenti insieme in cui i due danzatori, in continua trasformazione di identità e ruoli, cercano un Noi possibile. Attraverso sguardo, voce e il farsi della danza, la performance svela, nasconde, rivela quell’alterità che sempre si cerca, che sempre ci sfugge (Le Murate-Pac, 18-20/5).

> BIGLIETTI: da 5 euro a 20 euro (salvo diversa indicazione).

PREVENDITA: Circuito Box Office Toscana www.boxol.it   _  Box Office Firenze, Via delle Vecchie Carceri 1, Tel. 055 210804 e punti vendita Box Office Toscana

 

>> INFO: Fondazione Fabbrica Europa per le Arti Contemporanee

Borgo Albizi 15, 50122 Firenze, Italia. Tel +39 055 2480515 / 2638480  teatrodanza@fabbricaeuropa.net

www.fabbricaeuropa.net

 

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