La voce di un bambino fa da sottofondo a quella di Letizia Giuliani. E’ il figlio dell’étoile, che più volte richiama l’attenzione della mamma mentre lei è al telefono con noi. Letizia si distrae solo per pochi secondi, controlla che sia tutto a posto, poi riprende con tranquillità e gentilezza la nostra conversazione. Come tutte le mamme lavoratrici è abituata a tenere tutto sotto controllo, a fare più cose insieme, a tenere a bada il piccolo mentre racconta dei suoi ultimi progetti lavorativi. I due sono a Martina Franca per il Festival della Valle d’Itria, dove la danzatrice è impegnata in Francesca Da Rimini, balletto che vede suo marito Francesco Marzola come primo ballerino e assistente alla coreografia. Le coreografie sono di Gheorghe Iancu, la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi. «Lavorare con Iancu e Pizzi è sempre una grandissima esperienza, che ti permette di imparare tanto». Ma quando la raggiungiamo la Giuliani si sta preparando per mettersi in viaggio. Direzione: la Toscana. E’ qui che la aspetta Angelo Egarese, direttore artistico della compagnia Kinesis Danza e coreografo di Carmen 3.0. Lo spettacolo, del quale è protagonista, verrà presentato in prima nazionale domenica 24 luglio al Museo Nazionale del Bargello di Firenze (ore 21.30) nell’ambito della ventisettesima edizione del Florence Dance Festival.

Letizia, com’è questa Carmen 3.0?

E’ una Carmen in chiave moderna. I personaggi sono gli stessi, ma la storia viene narrata al contrario, cioè dalla morte di Carmen.

Il personaggio presenta caratteristiche diverse rispetto alla tradizione?

No,  Carmen è sempre una donna forte, che sa quello che vuole. Leggendo le carte scopre che dovrà morire, ma lei non vuole accettare ciò che le è stato predetto, vuole dimostrare agli uomini che nessuno può dominarla.

La sua Carmen preferita?

Escludendo questa di Angelo, che ancora non ho ballato, quella che mi è piaciuto di più interpretare è la Carmen di Davide Bombana perché ha spogliato il personaggio di Spagna e di nacchere, facendo emergere tutto il suo carattere.

La collaborazione con la compagnia Kinesis com’è nata?

Conosco Angelo da un po’ di tempo, abbiamo già lavorato insieme l’anno scorso. E’ un grande amico e ci piace condividere almeno una volta l’anno una esperienza insieme. In compagnia sono sempre accolta benissimo, c’è una gran voglia di fare bene, ognuno mette le proprie idee. Il lavoro è costruttivo perché si fa insieme. L’atmosfera è sempre molto serena, le compagnie private vivono di passione e basta. Nelle grandi compagne, invece, ci sono tanti privilegi ma spesso la passione si dimentica.

1 - Letizia GiulianiA proposito di grandi compagnie, se le dico Maggio Danza oggi a cosa pensa?

Il Maggio Danza non c’è più, purtroppo hanno lasciato che  chiudesse senza nessuna opposizione. E’ morta una delle compagnie più belle d’Italia se non la più bella per programmazione, atmosfera, modo di lavorare. Era l’unico ente lirico dove si respirava voglia di andare in scena tutti insieme, non c’erano mai malati in tutte le recite, cosa che negli enti lirici capita raramente.

Come riesce a conciliare lavoro e vita privata?

Se si vuole si riesce a fare tutto. Ci si organizza, io programmo tutte le prove e gli spettacoli in base a mio figlio, cerco sempre di capire se posso portarlo con me o no, se mio marito può tenerlo. Ora, ad esempio, verrà con me a Firenze. Lui per fortuna è abituato alle sale, a stare con persone grandi, il tempo gli passa velocemente anche quando siamo parecchie ore in sala ballo.

Gli piace vedere la mamma quando danza?

Vedendomi ballare gli è nata subito una grande passione, tanto che ora anche lui studia danza con la nonna nella nostra scuola. Ha cominciato a due anni e mezzo e promette bene.

La maternità in che modo ha influito sul suo essere artista?

Avere un bambino migliora un artista perché insegna a prendere le cose con il giusto peso. E’ una grande responsabilità che ti fa crescere, maturare, e soprattutto ti capire che fare uno spettacolo non è così faticoso come fare il genitore!

Oltre alla Kinesis quali sono le giovani compagnie da tenere d’occhio?

Conosco la compagnia di Michele Merola, per la quale Enrico Morelli crea coreografie molto belle. Mi vengono in mente altre compagnie storiche come quella di Mauro Astolfi, il Balletto del Sud, il Balletto di Roma. Di giovani compagnie non ne conosco tante, è la seconda volta che ballo in una compagnia privata, ma è stata una bella esperienza.

Altri progetti dopo la Carmen?

Oltre a Francesca da Rimini è previsto un ultimo spettacolo della tournée con i ballerini della Scala e del San Carlo. Il 6 agosto balleremo a Cortina. E poi ci sarà un punto interrogativo, per ora non posso dire nulla.

Un nuovo spettacolo sempre in Italia?

Non c’entra niente la danza.

Ma c’entra l’arte, immagino..

Sì, più o meno…

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