ROMA – «Che avverrebbe se io dormissi ancora un poco e dimenticassi ogni pazzia?». È con il pensiero di queste parole che il protagonista kafkiano Gregorio Samsa, nelle prime pagine de La Metamorfosi, tenta di respingere la sua folle trasformazione in insetto immondo. Un’estrema opposizione, davanti alla mostruosità insensata, la cui eco sembra risuonare nell’era covid: anche noi, come Samsa, intrappolati (lui in corpo d’insetto, noi in stanze virtuali), anche noi, come Samsa, immalinconiti e feriti (ieri da un settore culturale in ginocchio, oggi da sale teatrali riempite a metà).

Il titolo: “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”

Ed è per questo, forse, che per inaugurare la riapertura del Teatro Quirino, dopo oltre un anno dalla forzata chiusura pandemica del 2020, non poteva esserci traccia migliore di Kafka. Specialmente, s’intende, se a firmare l’evento figura un signore di nome Eugenio Barba.

Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, in scena da domani sera 24 settembre fino al 3 ottobre, vede infatti alla regia e alla drammaturgia il fondatore e direttore dell’Odin Teatret (qui alla sua prima regia al di fuori del gruppo) affiancato da Julia Varley e Lorenzo Gleijeses.

Lo spettacolo, il cui lavoro di creazione è iniziato nel 2015 ad Holstebro, è costruito intorno all’opera di Franz Kafka ed intreccia tre diversi nuclei narrativi: alcuni elementi biografici dello stesso Kafka tratti dalla Lettera al padre, la vicenda del personaggio centrale de La Metamorfosi e quella di un immaginario danzatore omonimo che rimane prigioniero della ripetizione ossessiva dei propri materiali performativi in vista di un imminente debutto.

In scena Lorenzo Gleijeses, oggetti coreografico Michele Di Stefano, musiche Mirto Baliani

Attraverso gli oggetti coreografici di Michele Di Stefano e le musiche originali di Mirto Baliani, il danz-attore Lorenzo Gleijses (sulla scena disegnata da Roberto Crea) dà corpo a un Gregorio Samsa imprigionato in una partitura maniacale e ricorsiva di movimenti senza posa, “in un limbo – come annota il performer – in cui si erodono i confini tra reale e immaginario, lavoro e spazio intimo, tra teatro e vita quotidiana”.

Prodotto dal Nordisk Teaterlaboratorium in collaborazione con la Fondazione TPE e Gitiesse Artisti Riuniti, lo spettacolo avrà un ulteriore fase di sviluppo nel 2021 in un progetto ospitato e prodotto dal Biondo di Palermo. 

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Giornalista pubblicista, cantautore e compositore, laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha proseguito la sua formazione in Discipline della Musica e dello Spettacolo concentrando le sue ricerche sul Cinema e studi visuali.