BERLINO – Ricordo ancora con una certa emozione quando, nell’estate del 1987, la Rai trasmise il primo concerto italiano di Madonna.
Si trattava del Who’s That Girl Tour, il tour mondiale della cantante americana che chiudeva con Torino e Firenze.
All’epoca Madonna era ogni giorno sulla copertina di qualche giornale, e sebbene i suoi detrattori dicessero che stava costruendo la sua velocissima ascesa puntando tutto sull’immagine, sui cambi di look, su scandali e provocazioni, ogni sua canzone era una hit assicurata.
Io ero ancora un bambino, ma già conoscevo a memoria tutti i suoi album. Trovavo fosse geniale, camaleontica, comunicativa, un vero vulcano sempre pronto a esplodere. Non mi sarei mai perso la sua prima apparizione in Italia.
Ero in villeggiatura a Sorrento e, per l’occasione, mi organizzai per vedere il concerto in un campeggio vicino casa, insieme ad alcuni amici.
Lo spettacolo fu mozzafiato, con continui cambi d’abito, luci, musicisti, coriste e ballerini, ma ciò che veramente mi colpì più di ogni cosa fu vedere il ragazzino che, sulle note di Open your heart to me, aprì il concerto a passi di danza insieme a Madonna.
Wow, ero incantato, quanto avrei voluto essere al suo posto!
Dopo Celebrate, a spettacolo finito, con un’amica ci mettemmo a ballare davanti a tutti i presenti (a ripensarci oggi mi vergogno!) contagiati da tutta quell’energia vista poco prima sul palco…

Sono trascorsi un bel po’ di anni, e anche se Madonna non è più quella ragazza ai suoi primi successi con i capelli corti biondo platino né io quel bambino, ho deciso di andare a quell’appuntamento mancato e di vedere il suo Rebel Heart Tour qui a Berlino.
Aperte le porte della Mercedes Benz Arena, sono stato tra i primissimi a entrare, e così, esattamente ad un passo dal palco, mi sono goduto lo spettacolo cogliendo ogni minimo particolare dello show.
Nonostante il grande allestimento scenografico, con piattaforme pronte a sparire e a riemergere dal palco, una scala a chiocciola per Heartbreak city/Love don’t live here anymore, una balaustra bianca per Material girl, letti inclinati per S.E.X., una tavola da “Ultima cena” di Leonardo e crocifissi uso pole dance per Holy water/Vogue, nulla ha potuto distogliere l’attenzione da Madonna. Con il suo carisma è riuscita a ipnotizzare le migliaia di persone presenti e a creare quell’atmosfera tra sogno e realtà che è soltanto dei veri artisti.
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Ho cantato a squarciagola tutte le canzoni ma, a distanza di tanti anni, ancora una volta è stata la danza a lasciarmi senza fiato.
A dispetto dell’età, Madonna si è esibita per circa due ore in strepitose coreografie accompagnata da uno straordinario corpo di ballo in grado di passare dalla tap dance all’hip hop, dal flamenco a danze acrobatiche, dal vougueing alla modern dance contaminata con gli stili più disparati. Bellissima la coreografia con i grandi ventagli e i kimono mentre canta Bitch I’m Madonna, o quella stile torero danzata sulle note di Living For Love.
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La precisione di ogni singolo movimento, il sincro e il timing senza sbavature hanno reso questo concerto uno spettacolo all’altezza delle più affermate compagnie di danza.
Tutto funziona perfettamente nonostante la complessità delle performances e delle scenografie.
Tantissimo lavoro, professionalità, ma soprattutto passione e innovazione gli ingredienti per un successo unico.

A quasi circa vent’anni da quel primo tour in Europa, alla fine del concerto, così come allora, ho ancora provato quell’irresistibile desiderio di danzare!

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.