edenBERLINO – Qui a Berlino sono sufficienti i minuti di riscaldamento che precedono una qualsiasi lezione di danza o quelli di transito negli spogliatoi, per riconoscere – tra le tante – voci di persone che parlano in italiano. Sono ragazzi o anche adulti che, con diverse motivazioni e aspettative, arrivano da tutte le regioni d’Italia per la danza. Vengono nella capitale tedesca per qualche giorno, per periodi più o meno lunghi, o addirittura per viverci, e quasi sempre, ciò che li spinge qui, è il desiderio di trovare quello che non trovano nelle loro città, nel loro Paese. Alcuni sono danzatori già formati, altri lo sono in fieri, altri ancora sono insegnanti in cerca d’ispirazione o anche semplici appassionati, tutti con la volontà di realizzare al meglio possibile ciò per cui sono venuti.
Da quando vivo qui ho conosciuto persone che hanno scelto Berlino per il teatro-danza di Pina Bausch, per poi scoprire un mondo più variegato e più complesso, fatto di una contemporaneità e di una libertà nelle possibilità espressive corporee che non avevano mai esplorato; ho conosciuto persone che continuano a tornarci per studiare dall’hip-hop al neoclassico con i più grandi artisti, coreografi e insegnanti della scena internazionale; ragazzi che dopo essere stati ossessionati per anni dalla sbarra e dall’attenzione alle “linee”, si ritrovano a sperimentare il peso e la gravità del loro corpo sul pavimento o ad assecondare una caduta nata da un disequilibrio per generare un nuovo movimento; o ancora danzatori che si cimentano in attività acrobatiche o in qualsiasi altra attività nella quale il corpo sia protagonista, per infine mettere insieme elementi, generi e discipline allo scopo di dar nuova linfa alle proprie emozioni, ai propri pensieri, e ciò al fine di riesprimere la propria idea di danza o anche di condividere in tutto o in parte la propria ricerca.
C’è anche chi viene a Berlino nella speranza di riuscire a vivere con la danza, tentando di entrare in qualche compagnia (sono più di venti le compagnie di danza contemporanea riconosciute), o di insegnare in uno dei rinomati centri dove, di settimana in settimana, ‘tengono le classi’ i coreografi più prestigiosi, ma non è in alcun modo facile.
Attenzione a non alimentare falsi miti!
Se c’è una grandissima offerta di danza, una qualità molto alta, una grande varietà di stili, molti spettacoli importanti da vedere, prezzi accessibilissimi (irrisori in confronto a quelli che si pagano in Italia per seguire uno stage o un workshop), nonché la possibilità di esibirsi grazie ai numerosi spazi non convenzionali, alle sinergie e alla voglia di collaborare di danzatori, musicisti e artisti di differenti discipline – anche qui riuscire a vivere esclusivamente di danza è cosa molto complicata. Spesso ci si deve impegnare in altre attività o distrarsi dalla danza in senso stretto per riuscire a sbarcare il lunario, ma per le esperienze che si possono fare, ne vale pur sempre la pena.

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.