horse boy in apnea compagnia danza flux

Ogni danzatore, oltre a creare e danzare, deve essere geloso della sua arte e pensare alla promozione della danza.

E chi potrebbe farlo se no? Soprattutto nella realtà napoletana, in cui la tradizionale teatrale e quella del balletto classico sono più forti ed affermate rispetto alla danza contemporanea, c’è bisogno di informare, far interessare e stimolare il pubblico.

Con quest’intento lunedì 10 marzo, Chiara Alborino (co-direttore artistico della Compagnia Danza Flux, danzatrice ed insegnante) ha tenuto una piccola lezione agli allievi di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Il discorso si è focalizzato sul linguaggio e la ricerca corporea nel processo creativo e coreografico, sulla figura del coreografo e del danzatore e sulla necessità di essere un’artista a tutto tondo, che deve, appunto, badare alle musiche, alle scene, all’allestimento, ai costumi ed anche alla promozione degli spettacoli proprio per un intento pedagogico.

È essenziale informare e formare il pubblico alla danza contemporanea ed alla sperimentazione e ricerca sul corpo in modo tale da allargare gli orizzonti artistici, eliminando così anche le barriere di catalogazione che spesso limitano il linguaggio e la creatività.

Collaborazione, interrelazione e condivisione sono, credo, le parole chiave per portare ogni forma artistica ad avere un suo vissuto, e poi, certo, la professionalità e la qualità degli elaborati non deve essere da meno.

I ragazzi si sono mostrati molto interessati proprio perché si è parlato di scenografia ed allestimento riguardo allo spettacolo Horse boy in apnea della Compagnia Danza Flux, in scena al Piccolo Bellini lo scorso weekend, dove il danzatore Fabrizio Varriale entra, attraverso la sua danza, in uno stato di alterità animale, quella del cavallo che è installato invisibilmente sulla scena e riconosciuto da una cavezza al centro e da lunghi e tesi fili che la tengono ai lati.

Nello spettacolo, inoltre, la ricerca del linguaggio corporeo è “ostacolata” volutamente dal limite fisico e spaziale: il danzatore, infatti, deve saper danzare su una piccola pedana, pur avendo metri e metri di palcoscenico a disposizione.

Questo apparente ostacolo, spiega Chiara agli studenti, è la chiave di ricerca, quella che permette di limitare la vasta gamma di possibilità e dare adito alla sperimentazione precisa e direzionata, in cui la tematica scelta ed il suo contesto acquistano corporeità e vengono appunto calate direttamente nel corpo che diventa- pienamente- mezzo di espressione.

Nel progetto, proprio per la creazione dell’installazione del cavallo, è nata una collaborazione con il regista napoletano Davide Iodice, collaborazione che sta dando frutti anche per successivi progetti insieme.

Chiara tende a sottolineare l’origine napoletana degli artisti di cui sta parlando.

E sì, è importante capire che la rete nasce e vive tra persone autoctone, non sempre tra collaborazioni straniere ed estere, che certamente sono anch’esse importanti e preziose.

La discussione è stata molto rilassata, anche grazie alla bell’accoglienza che c’era nell’aula e nell’edificio dell’Accademia.

I ragazzi si sono sentiti stimolati, hanno fatto domande per avere chiarimenti e si sono mostrati interessati a seguire lo spettacolo ed a darne poi un feedback alla stessa Compagnia.

I giovani soprattutto devono sapere tutto quello che accade nel mondo e soprattutto nella realtà in cui vivono, nella loro città, devono essere curiosi, guardare, lasciarsi catturare ed emozionare in modo tale da nutrirsi, conoscere e poi rielaborare a modo loro, cosicché il processo artistico non si arresti mai e sia sempre alimentato da proposte collettive anche se realizzate individualmente.

Ognuno non deve limitarsi al suo campo, ma deve voler assorbire come una spugna tutto quello che artisticamente stimoli la curiosità e la possibilità per fare ciò è, in primis, ovviamente, l’informazione: sapere dove, cosa e quando.

Napoli è davvero ricca di arte in tutti i settori e bisogna approfittarne, ovviamente integrando anche con conoscenze e stimoli esterni per portare contributi sempre più validi in senso universale.

Le cose si muovono e fluiscono: è importante essere sempre svegli e ricettivi!

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