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Alice, la regina delle meraviglie di Pendleton

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“Vedo Alice come un invito a inventare, a fantasticare, a sovvertire la nostra percezione del mondo, ad aprirsi all’ impossibile. Il palcoscenico è il mio narghilè, il mio fungo, la mia tana del coniglio”.          (Moses Pendleton)

L’attesissima Alice dei MOMIX, in prima mondiale mercoledì scorso all’Olimpico di Roma, ha stravolto meravigliosamente le attese. Certa della loro bellezza e ormai garantita capacità illusoria nell’evocare un mondo surreale di immagini con costumi, attrezzi, giochi di luce e ombre e il corpo metafora dei danzatori, sono stata invece sorpresa e rapita dal mondo stupefacente e prodigioso della video technology. La fantasiosa bambina di Lewis Carroll sembra rapita da un matto regista del 3D e, cadendo nel tunnel del virtuale, incontra il meraviglioso mondo dei MOMIX, in cui un geniale coreografo le indirizza la strada giusta per un viaggio in una danza fantastica. E’ inevitabile non lasciarsi trasportare giocosamente dall’ immaginazione davanti al racconto di Alice di Moses Pendleton. E’ un racconto fantastico di un mondo parallelo e immaginario di Carroll, in cui Bianconiglio, il Cappellaio Matto e tutti gli altri personaggi sono filtrati dalla fantasia del prodigioso e cinematografico Pendleton, diventando così un’altra fiaba. Un salto dalla fascinazione romantica ottocentesca a quella virtuale della nuova era del digitale. Un’apoteosi di immagini virtuali, carte da gioco, giardini, specchi, vortici accompagnati da suoni, gemiti e sospiri in gara con il movimento dei corpi che a volte si associano al gioco visivo, altre invece sembrano rifiutare lo status di “corpo metafora”. Gli elementi filmici giocano bene la loro parte come l’immagine di Carrol sul sipario ancora chiuso del primo tempo e la foto della vera Alice all’inizio del secondo. Sono questi gli unici elementi narrativi che ci riportano indietro nel tempo poiché Pendleton ci fa poi scoprire che la sua fiaba è tutta da guardare. In A Summer Day  la biondina Alice danza leggiadramente incastrata tra i pioli di una scala, ignara di quello che le accadrà. Un sogno la porterà lontano dalla realtà, un sogno che si allontana quasi subito dalla trama del racconto ottocentesco che, come ha affermato Pendleton, è solo un’ispirazione, un punto di partenza per qualcosa di più. Le danzatrici “cloni” di Alice moltiplicata per quattro in Alice Down The Rabbit Hole, i passi al wood e la danza dei Madhatters, Cappellai Matti, trasportano in un’atmosfera da Luna Park ma tuttavia il mondo divertente dei giochi sembra nascondere quello pauroso dei fantasmi, strane creature giganti, elefanti, lumache, un bianco ragno…come in un film fantastico che sfiora in alcuni momenti l’horror e poi di nuovo torna al fantastico. Un mondo quasi irraccontabile con le parole, una fiaba da vedere e non da narrare. Tecnicamente tutta la scena diventa set del mondo di Alice, le proiezioni tridimensionali sono la scenografia e Pendleton, come un regista, ci fa vedere solo quello che lui vuole che noi vediamo. Molto brillante in tutta la sua eleganza, proprio come nei diamanti è The queen of Diamonds che, sui ritmi latini, appesa a delle funi, volteggia sfiorando il pavimento. Meritatissimi gli encomi del pubblico.  Ma per Pedleton la vera regina è Alice che termina volteggiando ed elevandosi nel vuoto con un ampio vestito che richiama nei movimen ali di farfalla. I MOMIX affrontano la fiaba di Carroll affidandosi molto alla tecnologia, che nelle mani del genio Pendleton diventa inevitabilmente arte scenica. Nati sulla linea del teatro astratto e metaforico del grande Alwin Nikolais, i MOMIX sono in continua evoluzione e ricerca mutando ogni volta in qualcosa di inaspettato, proprio come la particolare specie di fungo che cambia forma per cercare continuamente il sole, il Pilobolus sporangium, che ispirò Pendleton, Wolken e Harris a dare il nome alla loro prima compagnia. Da Allora tanti cambiamenti, ma l’impegno di Moses Pendleton a ricercare e a divertire il pubblico è rimasto immutato. W i Momix e soprattutto W Moses Pendleton, grande nella sua umiltà quando, sotto i riflettori degli inchini, non raccoglie tutti per lui gli applausi, ma ringrazia garbatamente uno alla volta i suoi danzatori e la sua compagna, Cynthia Queen, ex danzatrice e co-direttore della compagnia.

Fabiola Pasqualitto

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.