AlphaZTL
Alcuni studenti del Liceo Coreutico “E. Ferdinando” di Mesagne impegnati nell'alternanza scuola-lavoro con l'AlphaZTL

BRINDISI – L’AlphaZTL, Compagnia d’Arte Dinamica, ha da poco stipulato una convenzione di tre anni col Liceo Coreutico “E. Ferdinando” di Mesagne per un progetto di alternanza scuola-lavoro. Questa esperienza si inserisce nel già ricco curriculum della compagnia, fondata e diretta da Vito Alfarano.

L’obiettivo dell’AlphaZTL è, infatti, legare l’arte alle esperienze di vita. E quindi far capire quante diverse possibilità, quante differenti vite ci sono nel mondo.
I professionisti dell’AlphaZTL si mettono a disposizione facendo da ponte tra tutte quelle realtà messe ai margini della società.

AlphaZTL ha firmato una convenzione col Liceo Coreutico “Ferdinando”. Come è nato questo progetto?

L’AplhaZTL è un’Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Può ospitare all’interno della compagnia ragazzi in formazione, ragazzi che studiano. Di conseguenza il Liceo Coreutico invia presso di noi, ogni anno, un numero di studenti per poter approfondire lo studio della tecnica contemporanea con la nostra compagnia.

Finora abbiamo stipulato il contratto, di anno in anno, relativo al solo periodo di alternanza scuola-lavoro. Da ottobre 2021 abbiamo intrapreso un percorso diverso ovvero creare una convenzione di tre anni. Quindi i ragazzi potranno fare, durante l’anno accademico, più di una alternanza scuola-lavoro con l’AlphaZTL.

Quale programma seguiranno, dunque, gli studenti in questa alternanza scuola-lavoro?

I ragazzi che seguiranno l’alternanza quest’anno approfondiranno la conoscenza della tecnica contemporanea. Per la prima volta, inoltre, ho voluto dare spazio anche ai danzatori della compagnia. Lavoreranno, infatti, con me: Aurora Zammillo e Francesco Biasi. Tra i componenti della compagnia, si distinguono per la bella sensibilità e la forte dose creativa. 

Gli studenti del “Ferdinando”, quindi, avranno modo di lavorare sulla tecnica, di puntare non tanto alla quantità ma alla qualità. È questo ciò che vogliamo lasciare ai ragazzi: la differenza sta nel come si fa una cosa, non nella cosa stessa. Le scuole forniscono un’ottima preparazione tecnica di base, ma per diventare dei professionisti bisogna confrontarsi col mondo lavorativo. Con questa alternanza scuola lavoro, quindi, vogliamo insegnare a dare colore al movimento. 

Ecco perché sono importanti queste esperienze di alternanza con le compagnie professionali. I dirigenti scolastici dei Licei Coreutici sono davvero lungimiranti: attraverso PON e alternanze fanno apprendere agli studenti tecniche di contemporaneo differenti.
E noi di AlphaZTL al Liceo “Ferdinando” ci sentiamo proprio a casa.

Vito Alfarano accennava prima a precedenti collaborazioni col Liceo Coreutico. Dunque l’alternanza di quest’anno non è la prima esperienza?

No, in realtà collaboro col Liceo “Ferdinando” dal 2017. 

In quell’anno avevamo realizzato uno spettacolo prodotto, in residenza, da Zappalà e dal titolo: Balle. In scena c’erano tre danzatori professionisti della compagnia e diciotto elementi del corso di formazione MoDem di Scenario Pubblico.

Successivamente abbiamo messo in scena questa coreografia a Brindisi e i ragazzi di Scenario Pubblico sono stati sostituiti dagli allievi del Liceo Coreutico. Abbiamo fatto un PON con due classi e gli alunni sono stati inseriti all’interno dello spettacolo. Gli aspiranti danzatori non agivano sul palco, bensì in platea, interagendo col pubblico. Creavano così un’atmosfera di contorno fondamentale per la coreografia. 

Nel 2018, invece, il dirigente della scuola mi ha commissionato un percorso di quaranta ore, in qualità di esperto esterno. Per rafforzare maggiormente la tecnica contemporanea degli studenti.

Nell’anno accademico 2019-2020, infine, i ragazzi del Coreutico sono stati impegnati nella creazione dello spettacolo Aspettando Godot.  Io stavo tenendo un PON con un Istituto Professionale di Brindisi, il “Ferraris-De Marco-Valzani”.

Quindi l’AlphaZTL collabora anche con Istituti dove non si studia la danza?

Sì, esatto. Nel 2019 abbiamo svolto un PON con l’istituto Professionale “Ferraris-De Marco-Valzani” per la realizzazione dello spettacolo Aspettando Godot, andato in scena a Teatro. Come tutti gli Istituti Professionali, anche questo accoglie ragazzi più inclini a materie pratiche.

Gli alunni del Professionale tendono spesso a mostrarsi adulti e forti, quando in realtà sono dei giovani che hanno solo bisogno di conforto, di affetto e di qualcuno che li faccia sentire importanti. Durante i nostri PON, questi giovani si trasformano: gettano via la maschera da duri e tirano fuori il lato più sensibile. E questo è possibile proprio grazie all’arte.

Nella realizzazione di Aspettando Godot, la compagnia ha coinvolto anche gli studenti del Coreutico. Come hanno interagito tra loro gli alunni dei differenti Istituti?

Il lavoro di integrazione e di interazione è alla base dell’AlphaZTL. Per questo motivo abbiamo dato la possibilità a due Istituti di collegarsi attraverso questo progetto. L’Istituto Professionale con il PON e il Liceo Coreutico con l’alternanza scuola-lavoro. 
Ed è stato proprio bello avere due mondi così diversi a confronto. 

Si è trattato di mondi diversi sotto differenti punti di vista: prima di tutto perché la danza è disciplina. Ma soprattutto perché l’Istituto Professionale è una scuola prettamente maschile, mentre il Coreutico è frequentato per lo più da ragazze. I maschietti non erano abituati a interagire con le loro coetanee, ma le allieve del Coreutico sono state incoraggianti. Mi hanno aiutato davvero tanto. 

Quindi siamo riusciti a mettere insieme due mondi in apparenza opposti, ed è stato veramente bello. In ciascun progetto con le scuole si crea un gruppo capace di superare ogni limite, si fa davvero un lavoro di integrazione.

Alcuni studenti del Liceo Coreutico “E. Ferdinando” di Mesagne impegnati nell’alternanza scuola-lavoro con l’AlphaZTL

Com’è mettere in scena uno spettacolo con interpreti che hanno differenti esperienze formative?

Cerchiamo di appianare la differenza tra i livelli di preparazione e di trasformare gli alunni in interpreti facendo capire loro la verità del movimento. Se c’è la verità del movimento, la tecnica va in secondo piano, perché i ragazzi credono in quello che fanno.

Certo, non pretendiamo che gli studenti del Professionale danzino come quelli del Coreutico. E non pretendiamo neanche che gli allievi del Liceo danzino come danzatori professionisti. Però si può fare un lavoro professionale anche con dei non professionisti, e questo il pubblico lo nota e apprezza. 
L’importante è che i ragazzi credano in quello che fanno, perciò li portiamo in teatro davanti al pubblico. È uno stimolo a impegnarsi. A noi interessa l’impegno che loro ci mettono, indipendentemente dai risultati che ottengono. 

La danza contemporanea, inoltre, consente di avvicinare persone differenti tra loro, con sensibilità diversa. Noi desideriamo che i ragazzi siano autentici, li instradiamo affinché mettano in scena se stessi. E attraverso l’arte scoprono altri lati di loro stessi.
Se in scena l’interprete è vero, questa verità arriva anche agli altri.

Vito Alfarano le è mai capitato di trovare uno studente che non volesse danzare?

Sì, certo, può capitare. Di solito lascio loro del tempo e se proprio non vogliono, non li forzo. Ognuno ha i suoi tempi. Poi magari vedono gli altri che danzano e ci provano anche loro, si buttano. E così si scoprono più coraggiosi di quanto immaginassero. Mettersi in gioco, gettar via la maschera da “macio”. E se si divertono, entusiasmano anche il pubblico. 

Se poi qualcuno proprio non vuole danzare, io gli affido altri ruoli: assistente di regia, aiuto scenografo. C’è chi è più portato per dirigere la scena e chi per costruire oggetti scenici.

Ci sono stati altri progetti di collaborazione tra i due istituti?

Sì, abbiamo ripetuto l’esperienza nel 2021. I ragazzi del Liceo Coreutico sono stati coinvolti in un PON dell’Istituto Professionale, un progetto dal titolo: Arte e sociale. Abbiamo analizzato tutti i lavori artistici che l’AlphaZTL ha svolto nel sociale. Si tratta di progetti che abbiamo realizzato con i detenuti, con i richiedenti asilo, con ragazzi affetti da Sindrome di Down. Abbiamo portato gli alunni in una comunità che accoglie donne vittime di violenza, e i ragazzi si sono messi a disposizione della comunità per creare l’orto sociale. 

È stato un progetto di educazione alla legalità, anche, in collaborazione con la Casa Circondariale di Brindisi. Abbiamo organizzato due incontri sulla legalità, uno con il Comandante e un altro con la psicologa che segue i detenuti. Abbiamo poi portato gli studenti in visita al carcere. Hanno avuto modo di confrontarsi coi detenuti, apprendendo consigli di vita da questi. Si sa che l’età adolescenziale è quella più pericolosa: ci si sente già adulti quando in realtà si è ancora dei bambini, ma con questo progetto abbiamo dato la possibilità ai ragazzi di scoprire mondi paralleli. 

Alcuni studenti avevano paura di visitare il carcere, erano timorosi. Ma hanno scoperto che i detenuti sono persone come noi, con i quali si può tranquillamente parlare e interagire. Un ragazzo dell’Istituto, colto dall’emozione dei racconti dei detenuti, si è commosso e sono stati i detenuti stessi a consolarlo. 
È bello perché riusciamo ad abbattere le barriere sociali.

Adolescenti e detenuti sembrano due mondi lontanissimi, ma dalle parole di Vito Alfarano emergono tanti punti di contatto. È davvero affascinante.  

Anche se dovessi parlare dell’esperienza con i ragazzi affetti da sindrome di Down o autistici sarebbe la stessa cosa. O con i ragazzi immigrati. All’AlphaZTL non facciamo distinzione tra le persone con le quali lavoriamo. Ci piace confrontarci con ognuno allo stesso modo. I tempi possono cambiare, certo, però consideriamo allo stesso modo tutte le persone con cui lavoriamo, senza distinzione alcuna. Per esempio, dei detenuti noi non conosciamo le loro colpe e non le vogliamo sapere. Certo, nel momento in cui loro hanno voglia di aprirsi e raccontarsi, noi siamo pronti ad ascoltarli. 

Che siano allievi di una scuola, detenuti, immigrati o ragazzi con sindrome di Down, quello che noi facciamo è dare loro una voce e uno spazio dove esprimersi. 

Secondo Vito Alfarano la danza andrebbe insegnata in tutte le scuole, come forma di socializzazione?

Sì, sarebbe davvero una gran cosa. Per socializzare e non solo. La danza è disciplina, si impara a rispettare il proprio corpo e lo spazio in cui esso si muove. Rispettare le altre persone e lo spazio in cui agiscono. Si apprende a conoscere gli altri attraverso il contatto e l’ascolto, e a prendersi cura dell’altro.

Come ogni forma d’arte, la danza dà la possibilità di imparare tanto, di scoprire tanto di se stessi e degli altri. Sarebbe importante che tutti potessero studiarla. Per questo, infatti, stiamo lavorando all’apertura di un centro che accolga persone affette da malattie neurodegenerative: Alzheimer, Parkinson, demenza, SLA. Si tratta di un progetto unico in Italia, che sostenga i malati attraverso l’arte.

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