NAPOLI – Si è concluso domenica 17 marzo l’itinerario danzante del rinomato coreografo italiano Virgilio Sieni a Napoli. Un percorso di due settimane tra il Teatro San Ferdinando che ha ospitato per la rassegna Stabiledanza – curata da Luca De Fusco per il Teatro Stabile di Napoli – la performance coreografica del maestro Petruska, ed il Museo Madre – dove sotto la guida della Presidente Laura Valente si stanno attuando tante iniziative importanti che mirano ad includere la danza contemporanea negli spazi del museo – per il quale Sieni ha sviluppato un progetto originale Atlante del gesto_Napoli pensato proprio per gli spazi del Museo della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Un’affluenza notevole di cittadini, segno che la qualità sovrasta le categorie ed attira sempre il grande pubblico. Circa 500 persone hanno partecipato alle attività proposte da Sieni per questa iniziativa al Museo Madre sull’idea di “cittadinanza e comunità del gesto”. Laboratori aperti non solo a creativi, performer e attori, ma anche ai cittadini napoletani dai 10 agli 80 anni. Cinque appuntamenti – Agorà Madri e Figli, Ballo Comune, Lo spazio tattile del corpo, Di fronte gli occhi degli altri, Lezione sul gesto – che hanno avuto come obiettivo quello di introdurre una riflessione sull’abitare il mondo attraverso un percorso di consapevolezza sul movimento, sul corpo e i linguaggi della danza che emergono da questo.

Ho attraversato questo itinerario cercando di cogliere dalla mia esperienza-pratica diretta come partecipante al Laboratorio sul gesto la conoscenza per poter leggere la performance Petruska.

Il lavoro di Virgilio Sieni partendo da un approccio evoluzionsitico, che considera dunque l’evoluzione dell’essere umano come specie animale, parte dall’esigenza di rinegoziare ogni movimento che il corpo produce, dice infatti: <<Il camminare è stato inserito in uno schema mentale che ci permette di non pensare all’azione di camminare>> (Sieni, durante il Laboraorio sul gesto al Museo Madre, 17 marzo 2019). Il lavoro di Sieni si pone, dunque, l’obiettivo di condurre un soggetto ad interorizzare l’attenzione accogliendo una condizione meditativa per indurlo a sentire il modo in cui funziona il nostro scheletro, il nostro intero organismo dal punto di vista molecolare.

Togliete i calzini, camminate a piedi scalzi, siamo Sapiens da 70,000 anni ma senza scarpe ancora non capiamo la funzione del calzino. (Virgilio Sieni, durante il Laboraorio sul gesto al Museo Madre, 16 marzo 2019).

I suoi laboratori hanno così offerto ai partecipanti punti di riferimento molto riconoscibili nello spazio, nel corpo e nel corpo nello spazio, per far sì che questi fossero guidati nella riorganizzazione tattile del comportamento. Il lavoro laboratoriale parte dall’accettazione: di non poter far tutto e di poter sbagliare:

Sbagliate, sbagliate meglio, ma soprattutto sbagliate senza senso di colpa… (Virgilio Sieni, durante il Laboraorio sul gesto al Museo Madre, 16 marzo 2019).

Le lezioni sul gesto sono state delle sessioni di lavoro pensate per riflettere sull’abbandono di una gestualità non sempre eloquente, perché non sempre vincolata alla sapienza istintiva ed intuitiva del corpo, e per recuperare in questo modo la gestualità sonora, la gestualità ambientale, la gestualità amica, la gestualità napoletana (per ciò che riguarda l’Atlante del gesto_Napoli). Il maestro si è soffermato per esempio a spiegare come il sistema predatorio venga attivato nel momento in cui le indicazioni per eseguire un movimento vengono date a comando e come il corpo istintivamente reagisca a questo comando configurando i polpastrelli in posizione di difesa/attacco. Partendo da un approccio che considera che nel corpo siano iscritti i meccanismi di comportamento, Sieni lavora su dei principi per metterlo in una condizione di attesa, come dicevamo prima, meditativa, affinché i fenomeni propriocettivi siano in grado di trasformare l’epifenomeno di una precisa intenzione. Il suo metodo mira così ad agire sul potenziale di prontezza di un individuo. Il vocabolario sviluppato dal maestro per parlare del gesto conserva un senso di sacralità e si lega poeticamente al concetto di articolazione: viene articolato ciò che il corpo assorbe interagendo nell’ambiente con altre persone. L’obiettivo è mirare alla leggerezza, in questi termini vi è nella pratica coreografica di Sieni un chiaro riferimento al pensiero di Italo Calvino, che disse: <<la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; ma soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio>> (Italo Calvino, Lezioni Americane, 1988). Per Sieni la chiave in questa sottrazione di peso risiede miracolosamente nella gravità, una forza energetica che ci permette di riconoscere sempre il nostro legame con la terra. Ognuno di noi vive e subisce la forza di gravità, ma proprio grazie a questa siamo in grado di costituirci nell’equilibrio con noi stessi, con l’ambiente naturale, le persone e il mondo che ci circonda. Questo pensiero coreografico attuato visualizzando una precisa partitura del corpo conferisce alla percezione dell’intero organismo una qualità tattile.

Secondo Sieni: <<la colonna vertebrale è nel polso, ed è la mano che può dare qualità a tutto il corpo>> (Virgilio Sieni in una conversazione con me dopo il Laboratorio sul gesto, 17 marzo 2019). Attraverso questa filosofia il corpo diviene infinito, così come i canali attraverso cui l’energia fluisce.  Molto importante in questa poetica del corpo è il concetto di vuoto, come dice anche il coreografo Jonathan Burrows, amico di Sieni: <<il vuoto è sempre relazione. […] Il materiale è ciò che si rivela nel vuoto tra due movimenti>> (Jonathan Burrows, A Choreographer’s Handbook, Routledge, 2010, p. 6). Il vuoto quindi non è percepito come mancanza ma come canale di relazione e transizione della materia. Esso è plasmato dalla disponibilità del corpo di entrarvi in relazione: <<In assenza di corpo le mani riescono a toccare la materia>> (Virgilio Sieni in una conversazione con me dopo il Laboratorio sul gesto, 17 marzo 2019). Questo discorso si lega in senso ampio alla poetica della contact e alla relazione che emerge tra i corpi anche nell’assenza di un contatto reale/concreto/ tra di essi. Sieni ha dimostrato praticamente la sua capacità di guidare gli osservatori servendosi della dimensione empatica ed offrendo attraverso questa un canale di trasmissione delle informazioni. Il maestro sfrutta dunque questa dimensione nel corso dei laboratori per attrarre l’attenzione dei partecipanti, per guardare ed essere guardato, in questo modo inducendoci a seguire le sue azioni e sbloccare certe tendenze di comportamento costituite nell’organismo. Come scrive Rossella Mazzaglia nel volume Virgilio Sieni. Archeologia di un pensiero coreografico: <<Nel momento in cui dichiaratamente guarda alla natura umana e ai rapporti tra le età, come tra il mondo femminile e maschile, si muove similmente verso l’essenziale, ma anche verso se stesso, verso l’origine della sua visione estetitica >> (Editoria&Spettacolo, 2015, p. 255). Servendosi del principio di imitazione dell’azione, Sieni guida il soggetto alla complessità del movimento senza indurre in esso il senso del disagio.

Come emerge da un’intervista rilasciata a Vito Di Bernardi, Sieni critica quel genere di danza (nell’intervista si riferisce in partiolare all’esperienza di fruizione del Bolero di Maurice Bejart dato alla televisione nel 1975) in cui <<un corpo seppur preparato ad essere semplicemente mimetico nei confronti della natura e non essere invece nel processo della natura>> (Vito Di Bernardi, Virgilio Sieni, L’Epos, 2011, p. 22). Ed ecco che in Petruska vediamo corpi e ambienti puntualmente coreografati <<nei margini dell’ascolto>> (Virgilio Sieni in una conversazione con me dopo il Laboratorio sul gesto, 17 marzo 2019). Petruska infatti si compone di un ciclo di danze rappresentate da 6 danzatori: 6 esistenze che danno vita alle 4 scene di cui si compone l’opera. Queste scene possono essere considerate accenni per l’attuzione delle variazioni, ciò significa che in questa performance ai danzatori viene data una traccia e, all’interno dei margini preposti, essi sono in grado di eseguire la transizione dell’azione traducendo, nel momento istantaneo, il processo di ascolto organico che si realizza nell’evento performativo. In questo lavoro è possibile notare come dalla partitura coreografica emerga la qualità molecolare della musica di Igor Stravinskij. Evidente infatti appare la volontà del coreografo di voler attuare nella sua danza la polifonia del contrappunto straviskiano. Non si tratta dunque di sovrapporre alla polifonia musicale la linearità della costruzione coreografica come nell’opera originale creata nel 1910-1911 da Michel Fokine per la compagnia dei Ballets Russes diretta da Sergej Djagilev. Piuttosto l’obiettivo di Sieni è stato proprio l’opposto: <<Petruska è qui in cammino tra lazzi ed innamoramento, tra gioco e tragedia, si dimentica della sua incorporeità e da angelo delle fiere e del divertimento apre uno squarcio nella vita>> (Virgilio Sieni, Programma rassegna Stabiledanza, stagione teatrale 2018/2019). Così attraverso Stravinskji si coglie il desiderio di Sieni di recuperare il movimento popolare e la capacità di trasfigurare l’immaginario della tradizione. Ma il lavoro di Sieni sembra ricordare anche un altro tipo di molecolarizzazione e trasfigurazione del pensiero coreografico dell’inizio del Novecento, quello racchiuso nell’opera di Pablo Picasso Famiglia di saltimbanchi (1905). Vediamo, infatti, come fruendo la performance Petruska lo spettatore percepisca una struttura coreografica molto precisa, in cui è possibile individuare leitmotiv, canoni, contrappunti di duetti tematici, da cui emergono, come se fosse attuato un gioco di specchi, le maschere: Petruska, Pierrot, Arlecchino, Il Moro, e, non ultimo, Pulcinella: burattini disorganici nella loro organicità, corpi vuoti, canali di vissuti metaforici, pinocchi che prendono e perdono vita, qualità di pensiero coreografico rese evanescenti.

Lo spettacolo <<ci permette di penetrare in quel tratto dell’immaginario dove l’essere marionetta ci guida nel vissuto: marionetta che disattiva con le sue movenze e le danze, l’inesorabile decadimento. Dunque, danzare fino alla fine del mondo, fin dal primo momento che già assapora di tragedia nonostante il clima festoso. Qui la coreografia vuole rimanere fedele al mito di Petruska, così come amiamo alla follia le infinite fuoriuscite di Pilcinella che donando leggerezza alla gravità delle azioni>> (Virgilio Sieni, Programma rassegna Stabiledanza, stagione teatrale 2018/2019).


Il lavoro sulla maschera di Pulcinella sicuramente si mostra essere più evidente soprattutto grazie alla performance Chuckrum che anticipando Petruska sembra voler preparare lo spettatore a dei riferimenti poetici dell’azione molto importanti per il coreografo. Chuckrum, sulla musica di Giacinto Scelsi, propone un’idea musicale, tensioni tenebrose e gravi che annunciano un fantasma, appunto Pulcinella, che invita lo spettatore nella sua dimensione, nel bel mezzo di due doppi: tra luce ed ombra; verità e illusione; corpo ed evanescenza; gravità e leggerezza.

Attraverso le sembianze e le trasfigurazioni lo spirito evapora e si colloca così nell’eterno… (Virgilio Sieni, durante la conferenza stampa della rassegna Stabiledanza, stagione teateale 2018/2019, presso il Ridotto del Mercadante, 8 marzo 2019).

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PETRUSKA
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica Igor Stravinskij
interpreti Jari  Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu,  Andrea Palumbo
luci Mattia Bagnoli
costumi Elena Bianchini
produzione Teatro Comunale di Bologna
La Compagnia è sostenuta da Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze

Petruska è stato anticipato e introdotto da
CHUCRUM
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica Giacinto Scelsi
interpreti Jari  Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu,  Andrea Palumbo
luci Mattia Bagnoli
costumi Elena Bianchini

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Atlante del gesto_Napoli 

http://www.madrenapoli.it/calendario/atlante-del-gesto-napoli/

 

Letizia Gioia Monda

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