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Roma, al Teatro Basilica in scena “Dimmi Tiresia”,tra prosa e danza

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ROMA – Il vecchio Tiresia ci narra dei miti dai quali nasce il suo bizzarro, tragico destino; di quando fu donna e di quando fu uomo, e dell’incontro con gli dei e dell’eterna, ingiusta, punizione: sette generazioni da viver sulla terra e la Veggenza a lui concessa dagli dei è un grande peso, una insostenibile condizione umana e un conflitto reso purtroppo eterno. Contemporaneamente vive e racconta il suo destino e la sua punizione: vedere e sapere ciò che accadrà e non desiderarlo. Lui, il cieco, non può evitare di “vedere” l’umano destino. Quel sapere sconforta e opprime il suo impotente essere. Il suo dire, le sue parole prendono corpo, come fiammelle danzanti, evocate dal suo narrare, esse son coro, son donna e giovane uomo, son desiderio e sono il kronos destinato a fermarsi. Sono passato e futuro, son madre e figlio, son voce del refrattario veggente, alter ego ribelle. Tiresia attraversa numerosi stati, passa da un piano di conoscenza a un altro: la notte scende sui suoi occhi perché folgorati da una visione insopportabile, in cui oltrepassa il limite rigidamente fissato per l’essere umano…

Tiresia, le cui capacità profetiche non sono una compensazione per la perdita subita, ma il superamento di una conoscenza empirica a favore di un altro modo di sapere e vedere le cose e di comprendere la realtà, conosce lo spazio-tempo. Una grande suggestione per una ricerca sull’elaborazione cognitiva dello spazio. Infatti, in assenza della vista, i due sistemi percettivi, udito e tatto, prendono in carico la conoscenza dello spazio, utilizzando strategie differenti, perché udito e tatto dipendono dalla successione sequenziale, mentre la visione ha il dominio della simultaneità. Ricerca possibile anche grazie al contributo di Luisa Stagni, drammaturga e interprete non vedente.

In “Dimmi Tiresia, lo spettacolo che si è svolto dall’11 al 16 febbraio 2020, si ritrovano tutti quegli elementi di equilibrio e raccordo tra la prosa e l’esecuzione orale di un brano e il suo diretto corrispondente in danza, enfatizzati dal luogo in cui a si è svolto, il Teatro Basilica di Roma, una particolarissima cavea letteralmente a due passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano,
Mediante la danza, qui espressa da Luca Piomponi, coreografo e interprete, il racconto diventa didascalico e poetico, volto a personificare le anime del personaggio parlante, Tiresia, e a dargli una legittima collocazione nel mondo di cui è vittima suo malgrado.

La messinscena ha previsto, oltre una scenografia composta da un imponente altare di legno intorno al quale tutto si svolge, anche un coro e un narratore, una citazione e un omaggio, ben riuscito, della tragedia nella sua espressione più classica. Con equilibrio e meraviglia Dimmi Tiresia rientra in quelle esperienze fatte di percezioni e visioni in cui tutti i comparti si mescolano fino a confondersi, per innestare e lasciare nello spettatore la più semplice emozione, l’essenza di una sensazione.

Dimmi Tiresia ha partecipato come testo nel 2017 a “Opera Prima”, rassegna curata da Alma Daddario, dedicata alla presentazione di scritture teatrali inedite (Villa di Livia a Roma). Nel 2018 il progetto viene accolto da MDA Produzioni: dopo una serie di attività laboratoriali e seminariali sulla percezione sensoriale condotti da Luisa Stagni, viene realizzato il primo studio, presentato all’Antiquarium di Malborghetto ( Teatri di Pietra), all’Acropoli di Selinunte (Le Forme di Telesis) e al Museo Guarnacci di Volterra (Festival Intern.Teatro Romano Volterra).

DIMMI TIRESIA
scritto e diretto da Luisa Stagni
coreografia Luca Piomponi
con Lucrezia Serafini, Luca Piomponi e Luisa Stagni
supervisione artistica Aurelio Gatti
Mda produzioni danza in coproduzione con Operadecima e Teatri di Pietra

Caterina Giangrasso

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