AMSTERDAM – Dopo il successo avuto in Olanda e in Italia con la sua coreografia “ sweat baby sweat”, Jan Martens ritorna in scena, ma questa volta con la sua novissima coreografia “ the dog days are over”.
Gia nel 2011 Martens aveva collaborato con la compagnia  olandese “ Conny Janssen danst” creando una coreografia basata sull’utilizzo di un solo movimento: il salto. Ora nel 2014 questo suo lavoro e’ stato ripresentato, in una versione  “full evening” , ma con il nuovo titolo “ the dog days are over”.

Gli 8 ballerini sono già in scena mentre il pubblico si affretta ad entrare nella sala del teatro Frascati (Amsterdam). Una maglietta blu, un pantaloncino dorato, una camicia bianca, e un legging rosa sono solo alcuni dei coloratissimi costumi scelti per questa dinamica coreografia. Lo spazio e’ libero, solo le quattro mura del teatro fanno da decoro; la sala e’ pronta ad assorbire i 60 minuti di salti che stanno per iniziare.
I danzatori si spostano da destra a sinistra, creando linee, diagonali, cerchi, si allontano l’uno da gl’altri per poi riavvicinarsi velocemente. Le scarpe da ginnastica che indossano creano uno squittio che copre il silenzio che avvolge la sala. Ogni tanto uno dei danzatori grida “ conto” e il gruppo risponde “ sei”, “ sette”. La sincronizzazione tra di loro e’ essenziale, e l’alta concentrazione e’ la chiave per portare a termine questa coreografia che dopo 10 minuti ha già ipnotizzato l’intero pubblico.

Dopo circa 30 minuti dall’inizio dello spettacolo, un cambio repentino ci sorprende. Lentamente le luci della sala si spengono e la nostra attenzione si sposta dal corpo dei danzatori al ritmo ripetitivo e costante che creano con i loro salti. E’ un momento di pura magia. Sfortunatamente non dura a lungo, perché una fuga di Bach riempie la sala di note e diventa quasi impossibile udire lo squittio della scarpe creato dalla sfregare della suola con il pavimento.

Jan Martens con questa coreografia ci spinge a chiederci quale sia la differenza tra arte e entertainment. In scena possiamo ammirare raffinato minimalismo ma con costumi dorati o salti che ricordano un musical americano.  La danza contemporanea e’ diventata per caso lo striptease dell’alta società? Il pubblico si diverte e prova soddisfazione nel vedere danzatori ridotti allo stremo delle forze, quasi come se fossero alla ricerca di un intensità che non trovano nella loro vita quotidiana.

“The dog days are over” e’ una coreografia minimalista, ma che racchiude in se il potere di un messaggio politico e sociale. Sicuramente un passo avanti per questo coreografo giovanissimo e che sicuramente rivedremo a breve nei teatri italiani.

 

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