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Ad aprire il festival Tanz Im August, che, ogni anno, a Berlino, dedica due settimane alla danza internazionale d’avanguardia, c’è lo spettacolo firmato dal coreografo e danzatore americano Trajal Harrell.

Egli è attivo tra Europa, Asia, Nord e Sud America e si dedica alla sperimentazione della vogue dance contaminata con la post-modern dance che continua il percorso sancito agli inizi del Novecento da Martha Graham.

Lo spettacolo presentato al Festival di Berlino è intitolato Antigone Sr./twenty looks or Paris is burning at The Judson Chruch (L), ovvero la versione “large” (L) di una simpaticissima sperimentazione che, partendo dagli avvenimenti storici delle performances alla Judson Church nel 1963, vuole esplorare la possibilità della post-modern dance nel voguing facendo addirittura un salto nella tragedia greca e nella storia di Antigone, prototipo della situazione.

Il cast è tutto al maschile con danzatori davvero versatili e tra cui è presente lo stesso Harrell.

Harrell è di colore nero e questo non è un caso in relazione a ciò che sta per raccontare.

Lo spettacolo è davvero complesso, non vuole tentare di essere una ricostruzione storica dell’accaduto, ma la riproposizione di immagini e sensazione hic et nunc.

Il coreografo lo spiega al pubblico, dal palco, poco prima di dare inizio alle danze ed, infatti, quello che lì a poco è accaduto ha davvero smosso tutta la platea tanto da far scatenare proprio tutti gli spettatori presenti.

La pièce si apre con “l’inno nazionale” della compagnia, ovvero una versione lirica di baby one more time di Britney Spears, intonata dall’interprete Thibault Lac, che già fa scaturire grasse risate da parte del pubblico.

Iniziano poi le danze: i personaggi sfilano in passerelle esagerate, con costumi bizzarri ed improvvisati al momento. Oltre alla danza, il testo, recitato e cantato, è molto presente e narra la storia di Antigone in chiave moderna insieme alla storia del voguing, della cultura di genere, del problema del colore della pelle, cose che il documentario americano del 1990 bene inquadrò (Paris is burning).

I danzatori, attraverso microfoni sparsi in vari punti del palcoscenico, parlano, cantano, si immedesimano nella tragedia greca, adagiati su una specie di triclinio, si trasformano in prorompenti presentatrici con i tacchi a spillo che presentano sfilate tipo reality show, denunciano, criticano e, soprattutto, sanno variare ogni tipo di situazione e contestualizzarla.

La ricerca è, dietro a tutte queste maschere, quella della realtà dei fatti.

Differenze di genere, sfera femminile e sfera maschile, gay, travestiti: perché la società continua ad essere critica di ciò? Eppure proprio nell’antica Grecia queste distinzioni non esistevano proprio ed è ridicolo che ora si faccia un salto indietro rispetto al passato. Dal repertorio mitologico classico hanno attinto tutti i grandi della danza a cominciare da Martha Graham, la pioniera della modern-dance ed il coreografo nero vuole rifarsi proprio al filone originario della danza moderna-contemporanea, contestualizzandola ai nostri giorni.

Le problematiche sono quelle che si vivono nella vita odierna e che l’arte vuole denunciare e Harrell lo fa alle estreme conseguenze, con ironia, vigore e sperimentazione.

Lo stile della compagnia di Harrell è ironicissimo e geniale. Le situazioni variano repentinamente, ottima scelta per quanto riguarda le musiche strutturate in un computer che viaggia tra la scena ed il lato palco dove, a turno, i danzatori si trasformano in fonici.

I costumi, oltre a tutti quelli utilizzati nelle sfilate al femminile, riprendono anche quelli dell’antica Grecia, con pepli bianchi.

Gli spettatori sono chiamati varie volte a scatenarsi in danze bacchiche seguendo la musica ed i danzatori, facendo vibrare le proprie cellule e levando il freno all’inibizione.

Il pubblico, appunto, è stato davvero entusiasta, ha applaudito e riso con vigore e soprattutto ha partecipato. Molti, infatti, al termine dello spettacolo, hanno ringraziato Mr Harrell per le emozioni vissute e per la sua prorompente energia.

In Italia è davvero difficile assistere a spettacoli così complessi, ma credo che l’unica differenza non sia nelle competenze e/o intuizioni dei coreografi internazionali (questo ha a che fare con la personalità di ognuno) ma nel fatto di non voler osare. Assistendo a tali spettacoli, si capisce come il teatro è un discorso totale, proprio come lo intendeva Pina Bausch, dove tutto può essere sperimentato e servire per sperimentare quello che si vuole raccontare, senza porsi limitazioni razionali o di genere. Certo non bisogna mai dimenticare che per un danzatore il mezzo di espressione principale è il corpo, ma saper usare la voce, con la parola ed il canto è solo arricchimento ed il corpo lo si nota anche da fermo, anche solo nella sua presenza.

Credo, davvero, che In Italia non si osi molto sperimentare e non costerebbe nulla provarci.

La danza contemporanea deve essere continuamente in progress, ed essere poi pronta a mettersi in discussione.

 

Tanz Im August

Antigone Sr./Twenty looks or Paris is burning at the Judson Church (L) 

coreografia  Trajal Harrell

danzatori Trajal Harrell, Stephen Thompson, Thibault Lac, Rob Fordeyn, Ondrej Vidlar

scenografie Erik Flatmo

luci Jan Maertens

suono Robin Meier, Trajal Harrell

drammaturgia Gérard Mayen

durata 2h 15m

Berlino, Hau 1 (Hebbel am Ufer Theater), 16 agosto 2014.

In scena, Hau 1 (Hebbel am Ufer Theater), 15 e16 agosto 2014.

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