“… perché davanti alla morte siamo tutti nudi.”

(Antonella Bertoni)

ROMA – Spettatori in ritardo si affrettano a prendere posto sotto le luci ancora accese della sala quando tre giovani fanciulle, una dopo l’altra, si posizionano a un angolo della scena. Con abiti neri e lunghi capelli irrompono silenziosamente nel parlottio del pubblico. E’ l’attesa … nel silenzio e nell’ immobilità del tempo sospeso la triade angosciosa lascia presagire l’arrivo inaspettato de … La morte e la fanciulla, l’ultimo lancinante “capolavoro” di Abbondanza/Bertoni in prima romana al Vascello. Il testo di Claudius si comporta come il fantasma di un filo drammatico: il macabro del buio e la nebbia della scena assicurano l’ispirazione romantica che in alcuni momenti si dilegua nella visione cinematografica dell’horror. La proiezione sullo schermo è l’altra inquietante presenza che diventa anche occhio dello spettatore dietro le quinte: dall’alto assistiamo alla svestizione…Ignare di questo, completamente nude, entrano in scena Eleonora Chiocchini, Valentina dal Mas e Claudia Rossi Valli che stanno per dare inizio ad una straordinaria, macabra partitura danzata. Ogni nota di Schubert è resa visibile dal movimento delle tre fanciulle, in una danza similmente labaniana, che rende bene il piacere e la leggerezza giovanile, riparo migliore dalle avversità della vita. La danza, incessantemente, rasenta la morte in una nera atmosfera di fumo e luce che avvolge i corpi innocentemente nudi. La morte e la fanciulla rimanda completamente al “femminile”, al sesso, alla bellezza, alla spensieratezza nel suo momento migliore: la fanciullezza. Nel silenzio del preambolo figure oscure sembrano citare talvolta un’anticristiana Trinità, a volte una michelangiolesca “Pietà” rovesciata, insomma come la morte in giovane età, immagini prive di misericordia e clemenza. Nella danza, invece, a volte le danzatrici sono nel cerchio di Matisse, a volte nel paradiso di Masolino, altre ancora sembrano menadi perse nel bosco. Ad un certo punto terminano immobili come in un dipinto di Ramon Carbò Casas. Nel balletto la morte è decisamente “donna”. Il pensiero non sfiora nemmeno per un istante il maschile che pare sia invece al centro della seconda parte della trilogia, Erectus, di cui La morte e la fanciulla è uno straordinario inizio. Pelleas und Melisande concluderà la triade di Abbondanza/Bertoni che, dopo Romanzo d’infanzia riconfermano al pubblico romano quanto la danza contemporanea italiana abbia tanto da offrire.

Fabiola Pasqualitto

Ph: Simone Cargnioni

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.