In arrivo il debutto assoluto di Anatomia di Simona Bertozzi e la ripresa del suo quintetto Animali senza favola. Il nuovo spettacolo della danzatrice e coreografa bolognese, in dialogo con le musiche e live electronics di Francesco Giomi e la visione teorico-compositiva di Enrico Pitozzi, debutta al Teatro Rasi di Ravenna. Preceduto dal fortunato Animali senza favola, in scena al Teatro Palamostre di Udine. In arrivo due appuntamenti importanti per Simona BertozziAnimali senza favola sarà al Teatro Palamostre di Udine (piazzale P. Diacono 21 – tel. 0432 506925) sabato 12 marzo alle ore 21. Lo spettacolo, ideato come di consueto assieme a Marcello Briguglio, vede all’opera un quintetto tutto al femminile composto da danzatrici di tre diverse generazioni: oltre alla stessa Bertozzi, sono in scena Miriam Cinieri, Lucia Guarino, Francesca Duranti e Stefania Tansini. Animali senza favola si nutre delle musiche composte ad hoc dal sound-artista Francesco Giomi, del progetto luci e set spazio di Antonio Rinaldi e della collaborazione teorico-compositiva dello studioso Enrico Pitozzi, che suggerisce: «Stanno così questi corpi, come in attesa di tempo; animali senza favola, privi di narrazione, continuamente in divenire attraversano temperature e gradi di presenza in attesa del congedo finale che tarda ad arrivare, riassorbite nelle curvature della vita, nelle pieghe di un frammento d’esistenza. Forse la loro forza non è altro che questa: fragilità e potenza, figure femminili in reiterato concepimento». Lo sguardo di Enrico Pitozzi è elemento essenziale della creazione di Anatomia, spettacolo che vede protagonista Simona Bertozzi in dialogo, ancora una volta, con il compositore e musicista elettronico Francesco Giomi: «Il nostro confronto in scena prenderà forma attraverso volumi, pulsazioni e “radure” sonore. Momenti di incontro e di allontanamento, sempre tesi a un ascolto delle reciproche fisicità: biologica e musicale». Aggiunge la coreografa e danzatrice, in merito alla genesi di Anatomia: «Mi sono avvicinata a questo percorso di creazione con il desiderio di ridisegnare i contorni e le nervature di un mio pensiero sulla danza, il suo essere migrazione incessante di eventi tra impiego anatomico e vibrazioni di natura. È un paesaggio sempre in mutazione, quello in cui si compie il gesto. Un cammino dell’umano che si identifica con un attraversamento della complessità dell’agire in natura. Questa creazione» conclude Simona Bertozzi «arriva dopo aver elaborato diversi spettacoli con la presenza di più corpi di età diversa: è il ritorno a una danza che, pur nel generarsi da un solo corpo, possa tralasciare la singolarità e evocare un alfabeto più ampio di gesti e provenienze, penetrare nei chiaroscuri dello spazio e depositare la sensazione di altre presenze, possibili testimonianze di interrogazione al corpo». Il debutto assoluto di Anatomia avverrà giovedì 31 marzo alle ore 21 al Teatro Rasi di Ravenna (via di Roma 39 – tel. 0544 36239).

Anatomia nasce dall’ incontro tra due corpi: uno biologico, l’altro sonoro. È il diagramma dello loro linee di forza, traiettorie e dislocazioni, fenditure nello spazio e forme in cui si dispiega il tempo: rapporti tra velocità e lentezza, questo il modo d’essere dell’anatomia. Anatomia è allora ciò che resta di questo incontro che avviene al limite dell’udibile, sul margine degli occhi, là dove si dispiegano tensioni in un continuo rapporto tattile tra la materia organica e quella sonora. Tagliare, incidere, dissezionare acusticamente il corpo e il suo spazio per far scaturire un’immagine: tale è la potenza, l’urto di questo incontro. Ciò che resta è una scena-paesaggio, una costellazione. Per coglierne il bagliore irradiante, per sentirne la vibrazione, non basta semplicemente ascoltare o guardare, servono un occhio e un orecchio impossibile.

Enrico Pitozzi.

L’animalità e la sua pulsazione, tra respiro e oblio, sfuggono al perimetro della narrazione (della favola!) e prendono forma, in questo lavoro, nel tracciato di una scrittura coreografica che si volge all’indagine delle dinamiche relazionali, all’autogenerazione di una grammatica del gesto. Indagine già aperta, nella diversità delle rispettive declinazioni tematiche, negli ultimi lavori della compagnia. In Animali senza favola il diagramma della visione si sposta verso un immaginario in cui i corpi sono colti nella loro nudità luminescente e furibonda, lieve e inquieta, tesa e tattile al contempo. Sulla scena cinque presenze femminili, un quintetto-branco composto da figure marginali che, dalla porosità del tratto iniziale, acquisiscono spessore e si accendono nella ritualità del gesto o nel suo farsi costellazione complessa, abbondanza, discontinuità. Fiammate di chiarezza anatomica e di continue aperture al reale. Il branco balbetta e si sfibra per l’irruenza e lo strappo delle singolarità. Sono figure che sfuggono incessantemente alla chiusura del segno, che rinegoziano e rinnovano costantemente la necessità di incontro e di scambio. Femminilità scalpitanti tra assimilazione e trasformazione.

Simona Bertozzi.

C’è, in questo lavoro, qualcosa di primordiale – la furia incontenibile della zoe si manifesta nella sua piena lucentezza – che si stempera in mobilità viscerale e provvisoria, in un’attesa carica di futuro. È una quiete che chiede di restare in agguato: come un animale, percepire le più piccole variazioni della terra, cercare un appoggio sull’aria, abitare la densità della polvere, le variazioni infinitesimali di una cellula di suono; e ancora, essere sensibili alla minima variazione di luce, ai suoi bagliori. Stanno così questi corpi, come in attesa di tempo; animali senza favola, privi di narrazione, continuamente in divenire attraversano temperature e gradi di presenza in attesa del congedo finale che tarda ad arrivare, riassorbite nelle curvature della vita, nelle pieghe di un frammento d’esistenza. Forse la loro forza non è altro che questa: fragilità e potenza, figure femminili in reiterato concepimento.

Enrico Pitozzi.

Info: http://www.simonabertozzi.it/

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