MAGDA-Carmen-di-Davide-Bombana-ph-Stagni-Paolo-e-StefanoMag. Da”: a sentirlo sembra un nome di donna, ma non lo è. A vederlo dà l’idea di un singulto, di un troncamento, e forse questo particolare visivo rende bene. Sì, perché la resurrezione dalle proprie ceneri del Maggio Danza fiorentino è l’esito – a detta di chi lo vive – meno catastrofico che si potesse ottenere, vista la pericolosa e unica alternativa che si profilava, ossia il taglio netto e definitivo della compagnia di balletto del Maggio Musicale Fiorentino, che diventa FIRENZE DANZA BY MAG.DA. E questo perché i soliti conti in rosso devono trovare nella danza il capro espiatorio più facile. Perché in Italia funziona così per una parte della nostra storia in cui siamo stati altrettanto validi e importanti come nella musica o nella pittura; forse un po’ meno, ma solo agli occhi di chi questa Storia della danza non la conosce. Non è questa la sede per istruire i somari, ma la salvezza del Corpo di ballo fiorentino è dovuta passare per le mani di una società privata che “fortunatamente” è fatta di persone del mondo della danza che già avevano lavorato con e per il Maggio. “Mag.Da.” è la “Compagnia ospite” del Festival del Maggio Musicale Fiorentino e ha battezzato la sua nova forma con tre recite della Carmen di Davide Bombana, dal 20 al 23 giugno 2014 alla Pergola di Firenze. Dal 9 aprile la Mag.Da s.r.l. gestisce la Fondazione del MaggioDanza e il nuovo direttore Davide Bombana ha già esplicato ai media il “piano di salvataggio”. Bombana, che aveva già diretto il MaggioDanza sedici anni fa, è corso incontro alla Compagnia per evitarne la cancellazione, offrendo la propria disponibilità al commissario Bianchi e al Direttore Generale Triola. Acquisito che l’intenzione non era quella di cercare un nuovo Direttore ma una Società alla quale affidare la gestione, Bombana ha fatto buon viso a cattiva sorte e, grazie alla collaborazione di Claude Gagnon (già prima ballerina del Maggio sotto la sua Direzione) e Andrea Canavesio, entrambi operanti in una società di organizzazione di eventi e attivi nel campo dello spettacolo, ha costituito una nuova Società per la gestione del MaggioDanza. Cinque sono i soci della Mag. Da. srl.: Andrea Canavesio, che è anche presidente e amministratore delegato, Claude Gagnon e Davide Bombana. Soci e anche benefattori i vertici Anghel Hotel. Al momento è stata siglata una lettera di intenti, mentre un contratto reale sarà stipulato quando da Roma arriverà una risposta definitiva all’intero piano di risanamento presentato in base alla Legge Valore Cultura, dal Commissario straordinario per la lirica Pierfrancesco Pinelli, il Supercommissario nominato dal Ministero dei Beni culturali e da quello dell’Economia. All’esternalizzazione della Compagnia si arriverà gradualmente, spiega Bombana in un’intervista. I diciotto danzatori stabili continueranno a essere retribuiti dal Maggio Fiorentino, ma saranno utilizzati dalla “Mag.Da.”, che si farà invece carico dei neo assunti. A mano a mano che i danzatori andranno in pensione il Corpo di ballo diventerà esterno. Inoltre il Maggio offre alla “Mag.Da.” i danzatori stabili, il personale tecnico per gli spettacoli a Firenze e gli spazi nel nuovo Teatro Opera Firenze, più un budget annuale per la produzione. La Mag.Da. si fa carico dei nuovi danzatori assunti e dello staff. La nuova società deve inoltre coprire le spese dei costi delle tournée per tutti, compresi i danzatori stabili del Maggio. La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino garantisce a Mag.Da. 30 recite a Firenze nell’ambito della stagione del Maggio e dunque sui palcoscenici del nuovo Teatro d’Opera, del Goldoni e del Teatro La Pergola.  Mag.Da si impegna a portare la compagnia in tournées in tutto il mondo usando spazi non convenzionali come le piazze, i chiostri e anche gli stadi, per entrare in contatto con un pubblico diverso. La lettera d’intenti prevede una durata di tre anni. Per la prima volta nella storia dello spettacolo italiano la gestione delle masse artistiche di una fondazione lirica viene affidata a una società privata e esterna al Teatro.

In un’intervista recente condotta da Francesca Bernabini, Bombana così chiosa: «Il disastro economico della Fondazione non prevedeva alternative. Per noi la priorità è non permettere la chiusura di un altro Corpo di ballo e il licenziamento degli stabili. In Italia la danza ha sempre avuto un ruolo subalterno alla musica. Ed è il motivo per cui negli anni Ottanta ho lasciato la Scala e sono andato all’estero. È spesso messa in scena per riempire i buchi di programmazione e non viene considerata pari della lirica, almeno nei nostri teatri. È così da sempre e non so se si riuscirà mai a cambiare questa visione. Inoltre è più facile che sopravviva una compagnia di danza che un coro o un’orchestra privati; possiamo essere più “vendibili”».

Al di là dell’accento più o meno pessimista delle varie testate di settore, che sottolineano alcune la scomparsa di una compagnia, altre la nascita di una nuova, la riflessione che scaturisce da tutto questo è una sola: l’incapacità di gestire un patrimonio unico che – mi si consenta il volgare riferimento al denaro, ma senza non si vive -, se ben gestito, potrebbe fruttare un guadagno amplissimo, visto il grande interesse nei confronti dello spettacolo di danza. La priorità del repertorio musicale e operistico, i cui vantaggi a livello ministeriale fruttano qualche soldino in più alle fondazioni liriche, non sono altro che la conseguenza di una formazione culturale italiana lacunosa e superficiale. L’introduzione, nello studio della nostra storia, delle sue espressioni artistiche è stata da pochi decenni completata dall’introduzione della Storia della danza nelle Università e, da pochissimo, nel curriculum dei Licei coreutici. Questo per dire che se non si conosce l’importanza del nostro Paese nell’arte della danza non ci si può aspettare che un Corpo di ballo sia messo alla pari di un’orchestra o di un Coro, benché le fatiche siano anche doppie. Il processo di privatizzazione è idealmente triste, anche se non necessariamente deleterio sotto il profilo economico. Ma questo è tutto da verificare sul campo.

Maria Venuso

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