Ieri é iniziato l’Italian Dance Award, sul palco del Nuovo Teatro Orione di Roma sono andati in scena 118 esibizioni tra assoli, passi a due e coreografie, selezionate dal direttore artistico della manifestazione, Alessandro Rende. Una sfilata di talenti italiani e internazionali perché molti dei danzatori sono arrivati da Spagna, Svizzera, Romania, Inghilterra, Germania e persino dalla Cina, hanno dato vita ad un vero e proprio spettacolo. Alessandro Rende, ballerino della compagnia del teatro dell’Opera di Roma, è una persona piena di energia e passione che, oltre che con il suo lavoro, si impegna a promuovere la danza attraverso molte iniziative. Già direttore artistico del Festival RomaInDanza, Alessandro Rende ha ora dato vita a questo nuovo concorso che si pone obiettivi ben precisi, abbiamo chiesto di parlarcene.
Alessandro, che cosa l’ ha spinto a dare vita ad un nuovo concorso di danza, in un campo ormai abbastanza inflazionato?
Un ricordo insieme a una necessità profonda che ho sentito forte fin dall’infanzia. Ho iniziato a studiare danza in un piccolo paese di provincia in Calabria: pochissime opportunità e difficili da reperire. Ho sempre pensato che se fossi riuscito a svolgere la professione del danzatore non mi sarei dimenticato dei sogni: sogno ogni volta che danzo e conosco il valore di un’opportunità. Vorrei che i talenti avessero la possibilità di mostrarsi, farsi conoscere e confrontarsi in modo sano. Il campo dei concorsi è “inflazionato” solo se si realizza una competizione mercificando la danza, facendo partecipare chiunque per chiudere i buchi di bilancio. Se invece si investe seriamente nel talento non si è affatto inflazionati: la qualità nella danza, al contrario, è assai rara! Io sono fiero di Italian dance Award che è nato con questo obiettivo e lo ha perseguito fino in fondo.
Come è avvenuta la preselezione dei candidati?
Attraverso l’invio di video delle esibizioni e delle coreografie che saranno in scena: volevo rendermi conto esattamente di che tipo di competizione avrei realizzato. Non avrei potuto “evitare” questa fase, non avrei realmente avuto il polso della situazione. I miei criteri sono stati chiari fin dall’inizio: solo i migliori. Tecnica, espressività, musicalità e qualità. E’ arrivato un numero impressionante di video: 380! Ho passato giorni e notti a visionarli tutti. Alla fine sono “passate” solo 118 coreografie. E ho dovuto scartare anche lavori di alto livello per motivi logistici. Ma ho voluto ammettere solo i migliori, i talenti. Per questo Italian Dance Award non sarà solo un Concorso ma un vero e proprio spettacolo: una sfilata di talenti veri degna delle competizioni internazionali più prestigiose.
Come ha scelto i membri della commissione?
In base al loro prestigio e alle opportunità che avrebbero potuto offrire ai concorrenti. Sono tutte personalità importanti nel mondo della danza che hanno un background notevole e un ruolo di rilievo nelle realtà che rappresentano: Oleksi Bessmertni è Direttore del prestigiosissimo TANZOLYMP di Berlino di cui fra l’altro Italian Dance Award è l’unica selezione ufficiale per l’Italia, Ernest Meisner è Direttore del Dutch National Ballet’s Junior Company di Amsterdam , Agnese Omodei Salé è Direttrice del Balletto di Milano, Pompea Santoro è Direttrice dell’Eko Dance International Project di Torino, Carlos Valcarcel è Direttore dell’English National Ballet School di Londra.
Crede che i concorsi abbiano una reale utilità? Qual è la mission dell’ Italian Dance Award?
Sono molto convinto del fatto che i Concorsi siano un’opportunità straordinaria ma, ripeto, dipende da come vengono realizzati e da quali criteri sono guidati. La mission di Italian Dance Award è prima di tutto la garanzia di una serietà, di un impegno serio e responsabile verso la danza e i danzatori. Non vendita di pacchetti scontati per stage e master classes e neanche accumulo e overload di iscrizioni. Io ho già il mio lavoro e sono molto fiero di aver fatto della danza la mia professione. Vorrei per questo che Italian Dance Award fosse generoso ma altrettanto inflessibile: del resto la mia preselezione ha eliminato più di 250 coreografie! Avrei potuto permettermi di affittare il teatro per un giorno in più e ammettere tutti. Ma non è questo che voglio per Italian Dance Award che deve essere un Concorso di altissimo livello per premiare chi ha talento attraverso un confronto sano basato sulla qualità: è la parola che più di ogni altra mi ripeto da quando ho iniziato questa incredibile avventura!
Nella sua carriera che cosa l’ha maggiormente aiutato?
La passione: è impossibile fare danza e fare il danzatore senza passione! Certo penso anche agli incontri e ai momenti di crisi che aiutano a crescere e a decidere davvero se vuoi credere fino in fondo nel tuo sogno e nel tuo talento. Sono momenti difficili ma sento di essere grato anche ai miei momenti di sconforto perché mi hanno aiutato ad essere dove sono!
Come e perché si è avvicinato alla danza?
Io giocavo a calcio, devo ammetterlo. Per pura casualità mi sono iscritto in una piccola scuola di danza in una provincia calabrese, dove sono nato. Poi un giorno in quella scuola è arrivata Anna Maria Prina, allora direttrice della Scuola del Teatro Alla Scala di Milano e mi ha portato via. E’ andata così. Da allora la mia vita è cambiata!
Cosa pensa dei Talent di danza?
Se penso a un talent di danza penso ad “Amici”. A mio avviso ritengo che avrebbe un enorme potenziale ma non viene utilizzato nel modo corretto: poca danza, molto effetto e scarsa sostanza. Si potrebbe fare molto di più descrivendo la danza come realmente dovrebbe essere e dunque attivando quella componente artistica che è legata a un aspetto molto profondo e culturalmente elevato. Un’ occasione un po’ sprecata… almeno per ora.
Che periodo sta vivendo la danza in Italia?
Difficile. È innegabile. Troppi tagli e poca fiducia delle Istituzioni negli operatori e negli artisti che gravitano in questo settore. Questo costringe i talenti nostrani (che sono tanti!) ad andare via. Ho diversi amici che sono all’estero perché non hanno avuto possibilità di contratti italiani o perché hanno optato per Paesi dove avviene una campagna promozionale e culturale strutturata. E’ un sistema: un aspetto è legato all’altro.
Trova giusto che i contratti dei danzatori oggi siano tutti stagionali e a breve termine?
I ballerini italiani vivono con contratti stagionali e a breve termine. Io stesso sono diventato stabile solo dopo 15 anni di precariato. Non è una condizione che ti permette di affrontare con tranquillità e serenità un mestiere che già di per sé ha tanti aspetti così difficili.
Per la sua esperienza, in che cosa è diversa la danza negli altri stati europei?
Negli altri Paesi europei, o anche oltre l’Europa, la danza viene valorizzata da un punto di vista commerciale, promozionale e contrattuale. Le strade sono tappezzate di cultura e di eventi che invitano il pubblico a recarsi a Teatro.
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