In occasione del settantacinquesimo anniversario dalla nascita dell’artista, la Casa dei Teatri di Roma propone la mostra Ekaterina Maximova “Madame Niet” – La leggenda del balletto russo, al fine d’illuminare le tappe principali del percorso artistico della danzatrice. Organizzata dalla Fondazione Internazionale Accademia Arco in collaborazione con il Museo Statale del Teatro A. A. Bakrushin di Mosca e con il patrocinio dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, l’esposizione è costituita da fotografie, costumi, bozzetti di scena provenienti dal Museo Statale del Teatro A. A. Bakhrushin di Mosca, per la cura di Nadezhda Savchenko e Liudmila Shemrakova. Nell’ambito e nella sede della mostra si è svolto, giovedì 11 dicembre, l’incontro Ekaterina Maximova: la Grazia incarnata nel repertorio musicale e coreico del Teatro Bolshoi. All’appuntamento sono intervenuti Concetta Lo Iacono, docente di Storia della Danza all’Università Roma Tre, e Luca Aversano, docente di Storia della musica nello stesso ateneo. Concetta Lo Iacono, con l’ausilio di video e immagini illustrativi dell’esperienza artistica di Ekaterina, ha raccontato le origini e le peculiarità della danzatrice russa: in particolare, l’ambiente famigliare nel quale è cresciuta e gli insegnamenti prima di Elisaveta Gerdt, poi di Galina Ulanova. Tali elementi, uniti a uno straordinario talento naturale, hanno contribuito – spiegava la professoressa – a rendere la Maximova un’artista completa, oltre che una delle più grandi ballerine del secolo scorso. Non semplicemente “forma in movimento priva di contenuto”, ma “marmo vivente”, la Maximova interpretava i suoi personaggi studiando i grandi autori della letteratura russa, in modo da “arricchirli di colori diversi”. La tecnica forte e salda non le impediva di esprimere con spontanea naturalezza il “suo incanto sottile”, che la rendeva “una delle ultime rappresentati della grazia”. Questo patrimonio così complesso, di cui la Maximova è stata testimone e portatrice, si è però rivelato di difficile trasmissione alle generazioni successive, in quanto affidato a una tradizione essenzialmente orale. Nonostante l’impegno didattico e le sue grandi capacità pedagogiche, l’attività di Maximova “maestra” ha dunque dovuto fare i conti con l’evanescenza degli insegnamenti impartiti nell’hic et nunc della lezione e della classe. I temi del patrimonio, della sua trasmissione e del concetto di classico (con esplicito riferimento alla “classe” di scuola) sono stati ripresi nell’intervento di Luca Aversano, il quale, partendo dall’etimologia del termine “classico”, ha illustrato come la tradizione di un modello dotato del requisito di qualità sia affidata proprio all’insegnamento, che diviene così punto di origine del concetto di repertorio. Nel corso dell’incontro, svoltosi in un interessante clima seminariale, è intervenuto anche Zarko Prebil (ballerino, coreografo e maestro di danza croato), con contributi che hanno arricchito i temi affrontati con informazioni e aneddoti sugli aspetti meno noti della vita e della carriera di Ekaterina Maximova. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Dipartimento Cultura in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, si può visitare fino al 18 gennaio 2015. Ingresso libero, apertura dal martedì alla domenica, in orario 10,00-17,00. Casa dei Teatri Villa Doria Pamphilj – Villino Corsini Largo 3 giugno 1849 Roma Angolo Via di San Pancrazio (ingresso Arco dei Quattro Venti) Per info 060608 – 06.45460693 http://www.culturaroma.it/4?spazio_cultura=9 www.comune.roma.it/cultura

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