Quello che il Balletto di Roma porterà in scena per la prima volta il 15 novembre al Teatro Comunale di Ferrara non sarà il “solito” Lago dei cigni. La firma di Fabrizio Monteverde, tra i più rappresentativi e creativi coreografi contemporanei italiani, basta a garantirne l’originalità. «Cercavo un’idea che giustificasse l’ennesima ripresa del balletto per eccellenza del repertorio classico e l’ho trovata ne “Il canto del cigno” di Čechov». A parlare è lo stesso Monteverde, che ci ha raccontato qualche giorno prima dell’atteso debutto la genesi di “Il Lago dei Cigni ovvero Il Canto”. E’ appunto questo il titolo scelto per la sua ultima creazione pensata per la storica compagnia capitolina. Se il capolavoro sulle musiche di Čajkovskij è stato un punto di partenza, ad avere ispirato in maniera determinante il coreografo è stato dunque un altro grande maestro russo. Čechov scrisse “Il canto del cigno” nel 1887, a soli ventisei anni. Si tratta di un atto unico che ha per protagonista il vecchio attore Svetlovidov, a cui non rimane che ripercorrere i grandi ruoli interpretati nella sua lunga carriera. Rimasto chiuso all’interno di un teatro, dopo essersi addormentato ubriaco in un camerino, Svetlovidov si ritrova con il suo anziano suggeritore (che abita in uno di quei camerini) a rievocare in modo struggente le tappe della sua vita artistica. Anche i protagonisti della storia di Monteverde sono degli artisti con una lunga carriera alle spalle, degli anziani danzatori che provano un’eventuale messa in scena de Il lago dei cigni. «Nel plot narrativo c’è questa vecchia compagnia che, chiusa in teatro, ricopre ruoli che ha sempre ricoperto, interpretando sempre e solo il repertorio. Ho un po’ voluto fare il verso al balletto classico, ma non per essere blasfemo». Piuttosto, l’intento è di condurre ad una riflessione sul sottile, ambiguo rapporto che lega inscindibilmente arte e vita. E’ la prima ad influenzare la seconda o viceversa? E’ su questo che si interroga il coreografo, considerando come, molto spesso, il confine tra le due si annulli e l’arte finisca per sovrastare, se non per inghiottire, la vita vera. «Quella che io do è una visione critica. Spesso non si riescono a comprendere i desideri reali di una persona, che sfumano nei personaggi. Questo accade nel mondo dello spettacolo in generale ed è tipico soprattutto della danza, dove un vecchio ballerino è sempre un ballerino. Io ho un rifiuto verso ciò, do priorità alla mia vita». Lo spazio per la riflessione c’è ma «l’obiettivo –ammonisce il coreografo- non è di lanciare messaggi al pubblico. Il mio godimento è se riesco ad emozionarmi e ad emozionare». A portare in scena l’inedito e rinnovato Lago dei cigni saranno dunque i danzatori del Balletto di Roma, con cui Monteverde ha un rapporto decennale. «Con la compagnia sono in perfetta sintonia. Chiaramente, essere imbruttito ed invecchiato non è piacevolissimo per un ballerino, ma i miei danzatori hanno capito la mia idea, e poi hanno nei miei confronti una grande fiducia». Sul palco vedremo Placido Amante, Marcos Becerra, Michele Cascarano, Mirko De Campi, Roberta De Simone, Monika Lepisto, Anna Manes, Claudia Vecchi, Stefano Zumpano, Sophie Tonello, Azzurra Schena, Raffaele Scicchitano, Luca Pannacci, Tayma Niane Baldò. Dopo la prima nazionale a Ferrara il balletto sarà in tour in numerose città italiane. Per visualizzare il calendario completo basta consultare il sito www.ballettodiroma.com

 

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