Danze tra identità e alterità

BOLOGNA – Crudo Festival dedica il martedì sera all’esplorazione del tema dell’identità e alla conciliazione di dualismi e rivalità attraverso la danza. Se il femmineo domina la scena di White Noise, coreografia della Compagnia DNA con la regia e la direzione di Elisa Pagani, la tensione fra opposti ispira le esplorazioni fisiche di Laura Chieffo e Giovanni Zoffoli in Cross Road. Due danze tra identità e alterità, due dialoghi per trovare l’intesa, due duetti per comprendere come trovare l’unisono: sdoppiarsi per riconoscersi, lottare per legarsi.

White noise, movimenti lenti che guidano la risalita

“Non verremo alla meta ad uno ad uno, ma a due a due”, diceva J. Prevert. È il monito da tenere a mente per seguire gli incontri e gli scontri che movimentano l’azione di White Noise. Ombre l’una dell’altra, le performer si adagiano lungo uno spicchio di luce, i movimenti lenti le guidano verso una risalita che è nascita e rinascita, conoscenza di sé e dell’alterità.

Oscillazioni e scambi di peso intorno all’asse si impadroniscono dei corpi, attraverso un crescendo di intensità e velocità li trasformano in moti ondosi e risacche fluttuanti che innescano le traiettorie di un rituale. Guerriere e sciamane, forze maschili e femminili insieme, le performer si sdoppiano e si confondono, si inseguono e si assistono incontrandosi ora in una sequenza coreografata e ora dilatandone le maglie in movimenti più liberi.

Per arrivare alla meta, l’alterità va risolta attraverso un atto di amore: sedute in un cerchio di luce, le due danzatrici si prendono cura l’una dell’altra, si legano i capelli a vicenda aggiustando con estrema attenzione ogni ciocca che scappa. Dopo aver appreso a riconoscersi l’una nell’altra e facendo tesoro del viaggio compiuto insieme ora sono pronte per la vita.

Cross road, attrazioni e repulsioni di un legame intimo e profondo

La dimensione del gioco e della sfida colora di tutt’altre sfumature il teatro per Cross Road. Traendo ispirazione dal vocabolario gestuale del mondo animale, Laura Chieffo e Giovanni Zoffoli usano il palco come campo di battaglia tra due individualità che, sebbene cerchino la supremazia, si ritrovano unite nell’esplorazione di un legame intimo e profondo.

Una cesta piena di mele è il bottino che li spinge a lottare, come due bestioline affamate. Si tirano, si adescano, si intrecciano e si trascinano in un moto costante di attrazione e repulsione che li porta ad abitare i reciproci spazi, a scambiarsi le membra, a fondere i corpi in un unico agglomerato materico che trova strade inedite per mettersi in movimento. Ora è lui a prevalere, ora lei ha la meglio, gli si avvinghia alla cintura con le gambe trasformandone l’andatura e il potenziale fisico.

Messe le mani sulle mele, gli eventi precipitano in una famelica abbuffata: una dopo l’altra, le masticano tutte in fretta e furia, tra schizzi di succo ingurgitano quello che possono, tirano via gli scarti, ne prendono manciate e se le infilano in bocca, se le schiacciano in faccia. È l’escalation finale: le acque si calmano, i corpi ricalibrati e rimodulati ritrovano la strada per tornare da dove erano venuti.

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Laureata in Letterature comparate e postcoloniali all'Università di Bologna, combina la passione per la lingua e l'interesse per la danza scrivendo e conducendo ricerche nell'ambito della scena performativa contemporanea. Parallelamente all'impegno accademico e a quello giornalistico, porta avanti collaborazioni come dramaturg della danza e percorsi di ricerca personali come performer. Si occupa inoltre di organizzazione e promozione culturale collaborando con enti del terzo settore che si muovono tra danza e comunità.