Ballet Black è una realtà culturalmente molto interessante ed originale nel panorama teatrale europeo, fondata nel 2001     e diretta da Cassa Pancho, è supportata dalla Royal Opera House. Il suo scopo è di ampliare il pubblico del balletto promuovendo danzatori di origini africane e asiatiche e di diversificare il linguaggio della danza. A questo scopo ha creato anche una scuola che avvia allo studio della danza classica bambini dai tre ai dodici anni. La compagnia ha quindi l’obiettivo di valorizzare quei danzatori che nel balletto classico di matrice europea potrebbero trovare qualche limite culturale nell’interpretare ruoli da protagonisti, creando un repertorio che si addica maggiormente a danzatori di origine afro-asiatica. Negli Stati Uniti già dal 1968 è nata la magnifica compagnia Dance Theatre of Harlem che, oltre ad aver portato per prima in scena una Giselle nera, ha creato un repertorio fantastico per i suoi danzatori, spesso formati dalla scuola che ha avviato alla danza molti ragazzi originari proprio di Harlem e dei quartieri più deprivati delle città degli States.
Ballet Black in Gran Bretagna svolge evidentemente lo stesso compito integrando negli anni, nella compagnia di otto elementi , anche danzatori cubani e asiatici. La loro fisicità, tecnica e versatilità stilistica è sicuramente una caratteristica interessante ed una ricchezza che andrebbe valorizzata maggiormente.

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Il programma in scena mercoledì 17 e anche stasera al Castel Sant’Elmo nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, rispecchia l’ultima tendenza della compagnia a portare in scena coreografie con una forte ispirazione narrativa, forse proprio con l’intento di coinvolgere anche un pubblico di giovanissimi. Il brano che apre la serata è Second Coming di Mark Bruce, artista che ha creato per Rosas, Bern Ballet, Introdans, Igloo, Probe, and DJazzex . Il balletto narra in maniera assolutamente convenzionale, sia dal punto di vista coreografico che registico, una favola di William Butler Yeats in cui una creatura con la testa da leone entra in scena sconvolgendo dinamiche umane in cui potere, amore e passione sono come sempre al centro dell’azione. Il tentativo del coreografo di creare suggestioni attraverso la scelta di brani musicali diversissimi tra loro, associati a stili di danza non ben amalgamati tra loro, ha creato un risultato confuso e banale.
Più interessante la rilettura del Sogno shakespeariano di Arthur Pita A dream within a midsummer’s night dream . Anche qui c’è un abbinamento tra danza classica e contemporanea, ma in questo caso la fusione è nettamente collegata alla storia: musica di Handel e tecnica puramente accademica nella presentazione delle tre coppie normalizzate, ritmi afro, musical e jazz nel momento in cui Puk , interpretato dalla vivacissima Isabela Coracy, sconvolge tutto l’ordine del mondo della fiaba e delle relazioni tra le coppie. Anzi la bravura espressiva di Cira Robinson, Damien Jhonson, Jose Alves, Kanika Carr, Jacob Wye, Cristopher Renfurm e la bellezza e precisione tecnica di Marie Astrid Mence, creano un effetto piacevole e divertente, raro caso di comicità nel balletto.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.