Second Hand
Sara Chinetti e Noemi Piva al termine di "Vedere te (1322)"

NAPOLI – È giunta al termine la XXVI edizione di Second Hand – Di Seconda Mano. La storica rassegna di danza contemporanea, organizzata da Movimento Danza di Gabriella Stazio, si è svolta quest’anno dal 30 novembre al 3 dicembre alla Sala Assoli. Per la serata di chiusura, domenica 3 dicembre, in scena Vedere te (1322) di e con Noemi Piva, e poi Scherzetto di Claudio Malangone per Borderline Danza.

Nell’attesa di prendere posto in platea, il pubblico ha visitato la mostra fotografica “Cultura e società nelle immagini di Dino Fracchia”. Una serie di fotografie in bianco e nero, scattate tra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso, che raccontano con semplicità e verità alcuni dei momenti politici e sociali fondamentali per la storia italiana e non solo. Dal rapimento di Aldo Moro, alle manifestazioni femministe, alla Germania della Guerra Fredda. 

La mostra dedicata al fotoreporter milanese Dino Fracchia è la prima tappa dell’VIII edizione del Sabato della Fotografia, incontri, mostre e workshop sul linguaggio fotografico organizzato da Casa del Contemporaneo

Intesa segreta

Nel prendere posto in platea gli spettatori non hanno potuto far a meno di notare una delle due interpreti di Vedere te (1322) già in scena. Stesa prona su di un materasso gonfiabile, al centro del palco, sembra dormire con infantile libertà e fantasia nel ricercare la posizione più comoda.
La luce rivela poi l’altra danzatrice, in piedi in un angolo, le braccia cariche di lenzuola, pezzi di uno sgabello e petali bianchi che l’artista dissemina per tutto il palco. 

È così che Noemi Piva e Sara Chinetti intrecciano davanti agli occhi attenti degli spettatori una danza giocosa, ma che porta con sé quote d’ansia anche nei momenti più allegri. Momenti di vita quotidiana: fare e disfare il letto, saltare sul materasso come bambini. Si percepisce infatti la voglia di andare insieme, di essere in armonia in alternanza però a passaggi che vivono la furia del litigio tra due amanti.

Vedere te (1322) sembra voler analizzare le dinamiche di qualsiasi tipo di relazione. Piva e Chinetti potrebbero rappresentare infatti due innamorate che condividono gioie e incomprensioni. Camicia a fiori, pantaloncini e capelli intrecciati, le due danzatrici potrebbero essere amiche o sorelle. Di sicuro i loro personaggi sono uniti da un legame forte, che li porta a condividere intimità, letto, respiro. Un’intesa segreta come il linguaggio farfallino padroneggiato con grande abilità dalle due interpreti per ripetere spesso la stessa frase durante la performance. Citazione dell’opera Di questo legno storto che sono io di Irene Paganucci.

Lo spettacolo è dunque un invito rivolto al pubblico a osservare e “leggere” nella danza tanti messaggi differenti quanti sono gli spettatori. L’assenza di colonna sonora che caratterizza gran parte di Vedere te (1322) si avverte solo quando una canzone attacca all’improvviso a spettacolo inoltrato. Il sincrono perfetto e il ritmo delle due danzatrici, infatti, sono più che sufficienti a coinvolgere lo spettatore.

Second Hand
Da sinistra; Alessandro Capasso, Alessandro Esposito, Antonio Formisano e Pietro Autiero in “Scherzetto”

Deus ex machina

Ormai presenza costante a Second Hand, ha chiuso la serata e quindi la XXVI edizione la compagnia salernitana Borderline Danza guidata da Claudio Malangone. I danzatori Alessandro Esposito, Antonio Formisano e Pietro Autiero hanno condiviso il palco con la musica dal vivo eseguita da Alessandro Capasso in Scherzetto.

Scalzi, in maglietta bianca e pantaloncini blu, i tre danzatori giacciono sdraiati a terra e solo la musica elettronica di Capasso, che condivide il loro stesso abbigliamento, riesce a scuoterli. Uno alla volta, i tre si alzano, si cercano, iniziano a danzare. Stretti in un abbraccio, muovono passi incrociati in un contemporaneo sirtaki. Il gruppo tenta di restare coeso, ma forze interne ed esterne lo sfaldano, creano conflitto.

Un’intensa sequenza di passo a due tra Esposito e Formisano, in cui la luce blu – opera del light designer Giuseppe Ferrigno – dona un’atmosfera delicata e quasi romantica, sembra condurre il trio verso un’armonia condivisa. Ma la luce cambia, diventa rossa, e torna la tensione: Autiero sottomette gli altri due, stagliandosi letteralmente al di sopra dei compagni. Una posa da “re leone”, hanno commentato alcuni spettatori al termine dello spettacolo.

Alla fine però, a dominare su tutti è la musica elettronica di Capasso, vero deus ex machina. Con una sorta di gioco alle “belle statuine”, il musicista infatti elimina uno ad uno tutti coloro che non rispondono più al suo ritmo, fino a restare l’unico in piedi.
Sin dall’inizio della performance, in effetti, i suoni elettronici di Capasso muovono i tre danzatori come i fili invisibili di un marionettista. Creando spesso siparietti comici, come il momento in cui i danzatori incuriositi dalla tastiera provano a premere un tasto e il musicista li caccia via a colpi di beat.

Quella proposta da Borderline Danza per Second Hand è dunque una performance che nasconde lati oscuri e misteriosi. Proprio come uno “scherzetto” che può sembrare innocente, celando invece sottili malizie.

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