bUIWfAIUgncVCPNI7s5jYGd0FsAdQMZOyvA1Y6cm0AYVentisette anni, originario di Casoria in provincia di Napoli, Vito Conversano è diventato famoso, in Italia, grazie alla trasmissione “Amici” di Maria De Filippi. Il “bello” della Scuola ha frequentato l’Accademia del Teatro di San Carlo di Napoli raggiungendo in pochissimi anni grandi risultati tecnici, sostenuti da un fascino delicato che la natura gli ha generosamente concesso. L’anno del suo Diploma, qualcuno in platea lo apostrofava come “il piccolo Bolle”, proprio per il felice connubio di estetica  e danza. Ma, si sa, ognuno è se stesso e Vito porta alto il nome della “Scuola napoletana” (in cui, da tradizione, continua a brillare soprattutto l’elemento maschile  anche grazie alle lezioni impartire agli uomini direttamente dalla Signora Anna Razzi) come Principal dell’ Israel Ballet.

Iniziamo degli anni della formazione al San Carlo. Tutto quello che vuoi raccontarci.

Sono stati anni bellissimi quelli della scuola, ho trascorso momenti che non dimenticherò mai. Ho cominciato abbastanza tardi, a quindici anni, ma mi fu data la possibilità di accedere alla Scuola di Ballo del San Carlo pur non avendo mai studiato; non sapevo nemmeno il nome di un passo! Mi sono dato molto da fare. Ricordo che, al secondo corso della scuola, ero in compagnia di bambini di nove anni, ma non mi sono mai scoraggiato e, grazie alle mie doti fisiche naturali, sapevo che ci sarei riuscito. Così, dopo il diploma conseguito nel 2009 con Le Spectre del la rose, ha avuto inizio la mia carriera. Un grazie particolare va, per questo, alla mia Direttrice Anna Razzi.

Dalla scuola al mondo del lavoro. È stato tutto come ti aspettavi?

Beh, il mio primo contratto fu un qualcosa di  magico per me, perché finalmente facevo della mia passione un lavoro. Circondato da grandi nomi della danza, pensavo al mio passato e alle mie corse; mi sentivo piccolo, ma con tanta grinta e voglia di mostrare il mio talento. Il Teatro Massimo di Palermo è stato il mio primo palcoscenico: danzando come solista ho potuto vedere e provare la vera professionalità e la reale soddisfazione, dopo anni e anni di studio, dinanzi a un pubblico che mi applaudiva anche grazie alla fiducia riposta in me dal Direttore dell’epoca, Luciano Cannito.

Chi ha creduto in te e chi senti di dover ringraziare in particolare?

Di sicuro devo ringraziare la mia famiglia per il grande sostegno nel rincorrere i miei sogni, sempre.  Nell’ambito lavorativo devo molto a due grandi Maestri che, con la loro professionalità, mi hanno formato e fatto crescere, e sono Michele Villanova e Giampiero Galeotti. Mi hanno insegnato ad affrontare il mondo del teatro e del palcoscenico, a gestire le emozioni e a fare del mio talento uno strumento di poesia per regalare emozioni al pubblico.

L’esperienza in TV con “Amici”: pro e contro.

“Amici” è stata una parentesi della mia vita che mi ha dato tanto, ma che non rifarei. E questo perché credo che la vera casa del ballerino sia il teatro, non la televisione. Lì ho imparato molto, ad esempio, sulla tecnica del “Passo a due”. Il programma, ad essere sincero, è un format che permette di far entrare la danza nelle case di tutti, anche di chi non può permettersi di andare a teatro o a vedere un qualunque spettacolo. Ma, per un giovane ancora in formazione, non credo sia proprio il posto più giusto… Penso che, anche se la fama teatrale è per un pubblico ristretto, di certo regala più soddisfazioni. Ricordo, in proposito, che dopo le puntate ero stanco e nervoso per l’audience e per il format che prevedeva litigi e cose del genere. Quando danzo in teatro, invece, mi sento completamente “liberato” delle emozioni spese durante la performance e la soddisfazione è immensa.

ýMarcoBorrelli110613_1344Le esperienze internazionali ?

Ho fatto e sto facendo esperienze internazionali. Ho lavorato quasi sempre all’estero, poco nel mio paese, anche se spero un giorno di tornare nel Teatro della mia Napoli. Io consiglio ai giovani di formarsi all’estero perché c’è un’altra mentalità sul lavoro e sull’esperienza e dico questo perché in Italia, per la troppa burocrazia, nelle compagnie si lavora a produzione, a differenza dell’estero, dove invece si lavora  tutto l’anno tutti i giorni per otto ore alla volta. Questo mantiene in forma e, lavorando sodo con poche pause tra una prova e l’altra, cambia anche la mentalità delle persone. Non si può essere pigri e bisogna sempre dare il massimo con ritmi frenetici. Ho sempre preferito tutto questo.

Qual è il tuo ruolo preferito o che sogni di interpretare? E in quale Teatro?

Per me esiste un solo Teatro e non per essere “di parte”: il Teatro di San Carlo, perché è unico. Il mio ruolo preferito è quello di Solor ne La Bayadère.  Mi ci rispecchio molto. In futuro il ruolo che vorrei interpretare credo sia ancora Le Spectre de la rose: vorrei danzarlo con la maturità artistica e personale di adesso.

Il mondo della moda si apre ai danzatori (soprattutto uomini). Cosa ne pensi?

Chi non vorrebbe fare il modello al giorno d’oggi? La moda richiede standard di bellezza che sicuramente un danzatore può offrire. Credo che il fisico di un danzatore non sia a portata di tutti e quando si è anche belli perché no! Abbiamo un esempio “planetario” come Roberto Bolle, che, oltre all’eccellenza nella danza, è il top anche nella moda. Anch’ io lavoro nel mondo della moda, anche se con la mia statura non posso permettermi la passerella, ma sono inserito nel “commerciale” e sono soddisfatto. Mi piace associare danza e moda.

Il tuo carattere si riconosce nelle immagini di copertina?

Credo proprio di no. Dico questo perché chi non mi conosce potrebbe pensare che sono finto, superficiale e facile come ragazzo, mentre invece è proprio il contrario. Sono narcisista e amo il mio “io”, sono sincero. Ma bisogna amare se stessi per amare gli altri e anche per far bene questo tipo di lavoro, penso. Sono molto paziente, buono e solare. Mi piace divertirmi, scherzare e vivere la vita nel modo più bello possibile.

Attualmente sei impegnato con l’Israel Ballet. Parlaci di questa esperienza in una parte di mondo particolarmente nota per i suoi gravi problemi.

Questa esperienza mi sta regalando tanto. A volte penso che sia questa mia vita, come se dovessi vivere qui per sempre e come se fossi nato per arrivare qui. Il lavoro è tanto e intenso: ballo in media venti spettacoli al mese con diverse produzioni. Ho imparato a sentire la responsabilità sul palco come Principal portando, insieme al mio, il nome della Compagnia. Per me è un’emozione che non posso spiegare a parole. Ballando grandi classici e ruoli di spessore posso dire che il mio sogno, in questo, si è già avverato. A proposito della città in cui sono adListeneresso, Tel Aviv, nonostante i tanti problemi  gli abitanti sono tranquilli, calorosi e disponibili. Il clima è speciale e la vita è magica; ogni giorno mi sveglio e sono sempre più felice di vivere qui.

Progetti per il futuro?

Il mio futuro lo vedo: spero di danzare nel “mio” Teatro e di aprire,  una scuola per insegnare tutta la mia esperienza e il mio amore per la danza ai giovani, nella mia Napoli.

Il tuo desiderio più grande adesso?

Vivere una vita felice ed essere ripagato per tutti i miei sacrifici, così da poterli un giorno raccontare ai miei nipoti…

(Foto Alessio Buccafusca, Marco Borrelli)

 

Maria Venuso

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