Al “Piccolo Bellini” di Napoli,unico teatro della città che da diversi anni programma stabilmente la danza contemporanea,  la stagione di danza 2014/2015 procede.

Lo spettacolo a cui abbiamo assistito qualche sera fà  “Vapore corporeo”  con la regia e la coreografia di Antonello Tudisco ed il BTT-Balletto Teatro di Torino,  realizzato grazie alla  sinergia con il Teatro Bellini di Napoli, è uno spettacolo da cui traspare la cura del dettaglio, un occhio vigile ed attento, una idea di base, una coreografia pensata. Danzato bene, con energia e professionalità, da un gruppo coeso, autoriale ed attento alle dinamiche interne, la coreografia pare svilupparsi su un duplice binario che parallelamente mette in scena momenti di gruppo con duetti ed a solo, quasi in maniera simmetrica.

Ed è proprio con un interessante a solo che inizia la “narrazione” di Tudisco sul corpo vissuto in cerca sè o di una propria trasformazione.Un linguaggio del corpo che da moduli di base, alcuni dei quali ricordano dei frammenti di fasi di laboratorio, si apre sempre più , con rimandi ed interazioni, fino a coinvolgere e conquistare tutta la scena. La gestualità dai danzatori , sempre forte e presente, in alcuni momenti appare sconfinare nella mimica, e l’andamento generale della coreografia sembra risentire di un andamento ad onda, che ad ogni cambio, alternanza tra il gruppo ed il singolo performer, sembra ricominciare daccapo. L’insieme è condotto con una corporeità dinamica dai danzatori  Marco De Alteriis, Manolo Perazzi, Denis Flores Pardo, Kristin Furnes, Silvia Sisto, Viola Scaglione, ed il pubblico attento, concentrato, partecipe, appare coinvolto dall’azione scenica che gioca sull’empatia.

E’ quando  pensiamo che lo spettacolo abbia già detto tutto, che Tudisco ci sorprende con il solo di Manolo Perazzi, un colpo d’ala che fa decollare la coreografia e ne chiarisce il significato più profondo. Mentre vediamo il danzatore offrire il suo corpo interiore al pubblico, tutto ci appare più chiaro : il corpo, il vissuto, la caparbietà di essere sè stessi. Ed è questo corpo che viene accolto in un contatto finale tra tutti i danzatori, forse un abbraccio, mentre ad uno ad uno escono di scena. Rimasto solo con lo sguardo che vaga incessantemente, cercando senza vedere, aspettiamo che le luci lentamente si spengano. Il suo sguardo è ormai divenuto anche il nostro. Ora non c’è altro da dire.

Geltrude S. Pittore

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