Luciana Savignano
Luciana Savignano

E’ sempre stata considerata una ballerina diversa rispetto ai canoni classici. Musa ispiratrice dei più importanti coreografi del nostro tempo, Luciana Savignano – signora della danza – ha un posto tutto suo nel panorama internazionale.

Com’è entrata la danza nella sua vita?

In maniera del tutto normale. Mio padre era un appassionato di teatro ed in particolare di opera lirica. Mi portò alla Scala a vedere Il lago dei cigni. Rimasi folgorata dal mondo incantato del teatro.

Che tipo di difficoltà ha dovuto superare nel suo percorso artistico?

Sono sempre stata una persona molto timida, discreta, appartata. Fin da piccola mi sembrava di essere in un mondo più grande di me, pian piano ho cominciato a sbloccarmi, grazie a persone stupende che hanno creduto in me e mi hanno dato forza. Penso ai miei genitori, ai maestri fantastici che ho avuto. Uno fra tutti, Mario Pistoni; mi scelse per Il mandarino meraviglioso affidandomi un ruolo decisamente spregiudicato, ho dovuto violentare me stessa e stravolgere tutto il mio mondo che fino ad allora era fatto di tutù e coroncine.

Che cosa ha significato per lei essere in qualche modo “diversa”?

Non mi sono mai posta questa domanda, sono sempre stata me stessa. Erano gli altri a definirmi “diversa”. Ho seguito con molta umiltà il mio percorso senza mai pormi né traguardi, né modelli. Ho sempre seguito il mio istinto, nel bene e nel male. Il mio carattere mi ha aiutato, si è leggermente modificato ma fondamentalmente sono rimasta una stella solitaria.

La sua formazione è stata decisamente classica eppure nella sua carriera ha lavorato con i più grandi coreografi contemporanei, come è successo?

Ho precorso i tempi, mi dicevano che ero una ballerina del futuro. La base classica è stata importantissima, quella che mi ha dato la forza per affrontare tutto il resto. Ho sempre accolto ogni esperienza, non c’è mai stato un tipo di danza al quale ero preclusa.

L’incontro con Maurice Béjart che ricordo le ha lasciato?

E’ un incontro che ha segnato la mia vita, oltre che la mia carriera. Ho capito subito di essere di fronte ad un mostro di bravura, di cultura, di creatività, era come se avessi lavorato da sempre con lui, mi è sembrato tutto logico.

Che cos’è il corpo per un danzatore?

Uno strumento importantissimo che il danzatore deve ascoltare perché lancia tantissimi messaggi. Per quanto mi riguarda il corpo è stato un mezzo non un fine.

Che cosa la emoziona nella danza?

L’anima di un artista, non la quantità dei giri.

Quali doti, secondo lei, sono fondamentali per una ballerina?

Molta umiltà, una quadratura morale, e poi saper guardare, essere in grado di ascoltare. Non essere presuntuosa.

Per venticinque anni ha danzato in coppia con Marco Pierin, una continuità significativa!

Sembra che abbiamo iniziato a ballare insieme l’altro ieri! Tra me e lui c’è un dialogo che non si è mai interrotto. Il tempo mi è sempre scivolato addosso, l’importante è avere dentro di sé un fuoco che alimenti la creatività, la passione.

Qual è il suo ruolo preferito, in assoluto?

E’ una domanda un po’ particolare…ce ne sono tanti. Ogni ruolo l’ho vissuto intensamente, ma se fossi costretta a rispondere con un coltello alla gola sceglierei

La luna.

Ha mai avuto paura nella sua carriera?

Sempre. In teatro non c’è mai nulla di scontato.

La sua è una carriera luminosa, piena di successi, ha realizzato tutti i suoi sogni?

Per fortuna no. Non sono un’incontentabile, mi rendo conto di avere già avuto molto dalla vita, potrei smettere domani, è tutto talmente precario ed imprevedibile! Non so che cosa mi piacerebbe ancora fare, sono una persona molto curiosa, un po’ come i bambini che aspettano qualcosa che arrivi; ho una sorta di infantilismo dentro di me che mi fa essere sempre pronta ad aspettare qualcosa che succederà.

Che cosa farebbe, se potesse, per la situazione della danza in Italia?

Nei miei spettacoli ho recitato, ho ballato il tango, ho fatto danza-teatro, ogni volta con una chiave diversa. Il messaggio che ho sempre trasmesso è che l’artista è un essere speciale, se dentro di sé è una persona ricca, questa ricchezza verrà fuori. Non credo di essere portata per l’insegnamento, sono troppo istintiva.

E’ ambiziosa?

Non credo di esserlo, sono una persona che ama avere una propria dignità.

Che cos’è la danza per lei?

Qualcosa che mi ha permesso di realizzare molti sogni. Ho avuto la fortuna di interpretare ruoli creati apposta per me, ho vissuto nel mio mondo in maniera decisamente privilegiata.

Elisabetta Testa

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