BERLINO – Una sera ero a casa di amici, qui a Berlino. Mentre guardavamo una puntata di Got to Dance, sul palco del talent mi sembrò di riconoscere un ragazzo che, tra l’ovazione del pubblico e le lacrime della giuria, superava le audizioni del famoso programma di danza, nella sua versione tedesca. Mi sembrava impossibile, ma era proprio lui, era Daniele Sibilli.

Avevo conosciuto Daniele qualche anno prima a Napoli. Già all’epoca, quando finita la lezione di danza venivamo divisi in gruppi per ripetere la coreografia, tutti si fermavano a guardarlo calamitati dalla sua bravura. Aveva qualcosa di speciale, e non bisognava avere un occhio tecnico per capirlo.

Il suo controllo del corpo, la morbidezza della schiena e la disarticolazione delle braccia, la capacità di isolare singoli muscoli generando movimenti frammentati e al contempo fluidi, la bellissima qualità del movimento e la sua musicalità spiccata, lo rendevano un ballerino magnetico.

Capitava spessissimo che quando danzava, in sala si creasse un silenzio carico di energia; tutti trattenevano il fiato per poi esplodere in un applauso liberatorio alla fine della sua “esibizione”.

Finita la trasmissione, raccontai di Daniele ai miei amici tedeschi, perché la sua storia è speciale proprio come lui.

Nato in un quartiere difficile di Napoli, Daniele fin da piccolissimo aveva mostrato la sua naturale inclinazione per la danza, tanto che la madre, donna coraggiosa e sensibile, aveva colto la naturale inclinazione del figlio e, nonostante i sacrifici economici, l’ostilità e i pregiudizi dell’ambiente circostante, iscrisse il suo Billy Elliot – era così che lo chiamava sempre – a una scuola di danza, pagando anche il relativo corredo d’abbigliamento. Gli amici, però, lo dissuasero dal frequentare il corso, convincendolo a seguire la più attraente vita di strada.

Fortunatamente, la passione era così forte che non tardò a farsi avvertire di nuovo come una vera e propria esigenza vitale.

Con la complicità di due sue amiche, e all’insaputa di tutti, Daniele iniziò ad andare in una piccola scuola che, sebbene fosse assolutamente precaria e improvvisata (piuttosto che il linoleum o il parquet, aveva i pavimenti in marmo!!!), gli diede la possibilità di iniziare a muovere i primi passi a ritmo di musica.

Alla sua prima esibizione, il 26 gennaio 2003 – giorno della morte di Don Lurio – tutti cominciarono a intonare cori e a chiamarlo con il nome del famoso ballerino statunitense. Era stato chiaro sin da subito che il ragazzo era dotato di un talento non comune.

Per diventare un bravo danzatore, però, Daniele aveva bisogno di una vera scuola, tanto che chi ne capiva qualcosa, gli suggerì di andare in un centro di danza più importante e qualificato. Ma lui non poteva, non aveva le possibilità per farlo.

Finite le elementari, la buona stella di Daniele, mise sulla sua strada un’insegnante come poche. La professoressa Anna D’Amuro, la quale, dopo aver assistito a una rappresentazione scolastica in cui Daniele danzava, restò a tal punto colpita dalla bravura del ragazzo che senza dirgli niente, lo portò a fare un’audizione presso il Lyceum di Mara Fusco.

Inutile dire che il promettente Daniele ebbe subito una borsa di studio. E da quel momento la sua vita iniziò a cambiare sensibilmente.

Nonostante le sue prime difficoltà, e la sua reticenza a lasciare gli amici e la vita da strada, Daniele iniziò a imparare tante cose. Con la guida degli ottimi insegnanti e dei nuovi amici, si raffinò la sua tecnica e se ne giovò anche il suo italiano. Insieme all’aiuto delle compagne di corso più strette (tra cui Roberta Iacono e Deborah Esposito, bravissima ballerina impegnata in teatro e in TV), oltre ai passi di danza Daniele arricchiva anche il suo vocabolario imparando termini ed espressioni che annotava su un quaderno. Con Aniello Schiano di Cola, dimostratosi un fratello per lui, Daniele non solo condivise il sudore in sala, ma apprese cose per lui sconosciute, come l’uso del computer. Grazie al maestro di modern dance Ferdinando Arenella, che lo accolse sotto la sua ala riconoscendone da subito il talento, Daniele ottenne importanti riconoscimenti tra cui: il primo posto al concorso Spoleto Danza; il premio del talento al concorso Danza in Fiera, nonché il vanto di aver superato le selezioni e ad essere entrato nel data-base del Cirque du Soleil.

Il giorno del suo diploma fu un vero trionfo! Ero presente quando, con tanto di ali alle spalle, Daniele lasciò gli spettatori del Teatro Politeama senza fiato.

Dopo di allora, essendomi trasferito a Berlino, seppi soltanto di alcune sue importanti partecipazioni a programmi televisivi o teatrali. Finito di guardare il programma, quindi, gli telefonai subito per congratularmi e garantirgli il sostegno mio e dei miei amici tedeschi per la sua partecipazione a Got to Dance.

In quell’occasione mi disse di essere già impegnato in altri e più ambiziosi progetti, e che perciò non l’avrei più rivisto nella trasmissione tedesca. Era stato scelto, infatti, come danzatore di X-factor UK, sotto la direzione del coreografo internazionale Brian Friedman. Esperienza che, tra le tante altre soddisfazioni, gli ha dato anche la possibilità di lavorare con Sisco Gomez e Tessandra Chavez.

Recente è anche la sua partecipazione all’ultima edizione degli EMA, MTV European Music Award a Glasgow, dove Daniele si è esibito nel corpo di ballo di Ariana Grande e di Kaisa davanti ad un pubblico sterminato.

Attualmente Daniele è uno dei danzatori finalisti di So You Think You Can Dance Ucraina, dove sta riscuotendo grandissimo successo e moltissimi riscontri positivi.
In futuro, oltre all’insegnamento, gli piacerebbe danzare con star internazionali in giro per il mondo.

Alla domanda che cos’è per te la danza, Daniele mi ha risposto: la danza mi ha salvato la vita!
Vivo per danzare, non posso farne a meno.

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.