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Eccoci a breve al nono festival internazionale di danza contemporanea alla Biennale di Venezia (19-29 giugno 2014).

Per la sua seconda direzione artistica Virgilio Sieni, ha organizzato un fitto programma con spettacoli che coinvolgeranno teatri e luoghi urbani della città, campi e campielli e dove artisti, danzatori, coreografi, performers da tutto il mondo si esibiranno per dare un contributo alla danza come ricerca del gesto, di un mondo nuovo e capacità di creare relazioni intime e collaborative.

Oltre agli spettacoli in programma al festival, ci saranno dei percorsi, inaugurati l’anno scorso, in cui giovani danzatori internazionali selezionati, parteciperanno alle creazioni di alcuni coreografi in zone urbane della città, dalle Corderie dell’Arsenale ai Campi più famosi in un clima di apertura totale al contemporaneo, allo spazio, al tempo ed all’espressione del corpo.

Tra gli artisti che parteciperanno:  Steve Paxton (USA), SaburoTeshigawara (Giappone), Christian Rizzo (Francia), Laurent Chétouane (Francia/Germania), Jan Martens (Belgio/Olanda), Roy Assaf (Israele), Radhouane El Meddeb, Matias Pilet & Alexandre Fournier (Francia), Jérôme Bel (Francia), Jonathan Burrows e Matteo Fargion (Gran Bretagna/Italia), Dewey Dell/Agata, Demetrio e Teodora Castellucci, Eugenio Resta (Italia), Keiin Yoshimura (Giappone), Meg Stuart (USA/Belgio), Iris Erez (Israele), Cristina Rizzo (Italia), Alessandro Sciarroni (Italia), Michele Di Stefano (Italia), David Zambrano (Venezuela/Olanda), Anton Lachky (Belgio), Enzo Cosimi (Italia), Ramona Caia (Italia), Giuseppe Comuniello (Italia), Luisa Cortesi (Italia), Marina Giovannini (Italia), Raffaella Giordano/Maria Munoz (Italia/Spagna), Helen Cerina (Italia), Adriana Borriello (Italia), Simona Bertozzi (Italia), Stian Danielsen (Norvegia), Kinkaleri/Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco (Italia).

In totale saranno presentati 42 titoli, di cui 28 in prima assoluta e 9 in prima italiana.

470 sono i partecipanti alle creazioni in collaborazione con Biennale College – Danza: 20 giovanissimi danzatori hanno partecipato durante il Carnevale Internazionale dei Ragazzi alla Casina dei biscotti; da aprile a giugno 250 sono i partecipanti al 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (100 danzatori, 100 amatori, 50 giovanissimi danzatori tra i 10 e i 14 anni); da gennaio a luglio 200 sono i partecipanti, tra amatori e danzatori, al progetto Vangelo Secondo Matteo. Il Leone d’oro alla carriera per la Danza è stato attribuito a Steve Paxton; il Leone d’argento a  Michele Di Stefano della compagnia mk.

Infine, una mostra con i materiali video, fotografici e documentaristici dell’Archivio Storico/ASAC della Biennale di Venezia, accompagnerà il 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea. Ideale proseguimento della mostra ancora in corso, che ripercorre la danza alla Biennale dagli anni ’30 ai primi anni ‘70, la prossima esposizione presenterà tre approfondimenti su artisti che hanno coinvolto Venezia in avvenimenti esterni con un richiamo forte al corpo: Merce Cunningham, Living Theater e Meredith Monk.

Tutte le attività del Settore Danza per il 2014 sono sostenute dalla Fondazione Prada.

Con l’idea di arte come work in progress, le Corderie diventano un luogo dove è possibile proporre un altro tipo di economia della visione.

In coincidenza con la vernice di Architettura – il 5 e 6 giugno – alle Corderie si svolgeranno azioni coreografiche nate per l’occasione e si avvierà il ciclo di pratiche e fasi di creazione che si concluderanno nel 9. Festival di Danza Contemporanea (19 > 29 giugno). Michele Di Stefano, Roy Assaf, Luisa Cortesi, Marina Giovannini, Cristina Rizzo, Giuseppe Comuniello, Virgilio Sieni, Kinkaleri sono gli artisti invitati a questa prova.

La sezione Aperto è dedicata agli spettacoli ospiti del Festival, tutti in prima mondiale o in prima per l’Italia.

Lines del giapponese Saburo Teshigawara – coreografo, danzatore, scultore e regista – sarà sul palcoscenico del Teatro Malibran in apertura di Festival, il 19 giugno, insieme alla danzatrice Rihoko Sato e alla violinista Sayaka Shoji. Alla danza nuova di Teshigawara fa da contraltare la secolare tradizione coreutica giapponese del Kamigata-mai con Keiin Yoshimura. Massima esponente di questa forma d’arte tutta al femminile nata all’ombra delle corti, Keiin Yoshimura presenta il dittico intitolato Wa no kokoro, ovvero Lo spirito dell’armonia (26 > 29 giugno, Palazzo Grassi).

Per la prima volta in Italia, Laurent Chétouane, francese residente a Berlino, dove è diventato uno dei più rappresentativi registi e coreografi di area tedesca, presenta Sacré Sacre du Printemps (21 giugno, Teatro alle Tese). Autore di spettacoli dove gli attori non sono interpreti di un ruolo ma di una partitura di movimenti, Chétouane inscrive la partitura di Stravinskij nella musica del compositore contemporaneo Leo Schmidthals che apre e chiude lo spettacolo e azzera il sacrificio proponendo una comunità senza vittime, dove l’altro è accettato nella sua differenza.

Come Chétouane, Radhouane El-Meddeb è un artista che approda alla danza muovendo dal teatro, studiato e praticato prima a Tunisi e poi al Teatro Nazionale di Tolosa. Nel nuovo spettacolo in prima italiana alla Biennale, Nos limites (25 giugno, Teatro alle Tese), El-Meddeb lavora con due artisti circensi, provenienti dall’Accademia Fratellini: Matias Pilet e Alexandre Fournier. Insieme hanno portato a termine il progetto del trapezista Fabrice Champion, che voleva tornare sulla scena per misurarsi con la propria disabilità dopo un incidente sul lavoro. Nos limites è una storia vera, quella dei nostri istinti vitali che non cedono di fronte agli impedimenti fisici.

Un’altra storia vera arriva dal Festival di Avignone, dove ha debuttato la scorsa estate: D’après une histoire vraie (27 giugno, Teatro Piccolo Arsenale, prima nazionale) di Christian Rizzo, artista attivo in campi diversi come la musica rock e la moda, l’arte e la regia lirica (fino allo scorso anno è stato in residenza all’Opéra de Lille). I balli folkloristici che Rizzo ha visto ad Istanbul sono all’origine di questo pezzo che riflette sulla memoria dei gesti, tra popolare e contemporaneo. La stampa francese ha parlato di una nuova danza rituale, moderna e antica insieme: in scena 8 danzatori accompagnati in un crescendo di energia dai ritmi percussivi di Didier Ambact e King Q4.

Tecnica rigorosa e tensione drammatica si compenetrano da sempre nel lavoro di Enzo Cosimi, fra i maggiori rappresentanti della danza italiana, che al Festival riserva la prima assoluta di Sopra di me il diluvio (20 e 21 giugno, Teatro alle Tese). Nel nuovo spettacolo Cosimi torna ad indagare, dopo il felice esito di Welcome to my world, il rapporto uomo – natura nella società contemporanea. Cosimi torna alla Biennale Danza e al mondo pop dei facili esotismi di Hallo Kitty!, successo del 2002, sostituisce ora una “scrittura di danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale” (E. Cosimi).

Della stessa generazione di Cosimi e caratterizzata da una vena fortemente lirica, Raffaella Giordano, che ha saputo andare oltre l’idea del teatro danza a cui si è formata a Wuppertal, è presente al Festival in coppia con la danzatrice e coreografa Maria Muñoz, con cui firma L’incontro (24 giugno, Teatro alle Tese), il nuovo spettacolo in prima italiana. Entrambe sono autrici e creatrici di universi gestuali, curiose delle molteplici forme d’espressione artistica, e hanno fondato compagnie negli anni ’80: Sosta Palmizi per Raffaella Giordano, insieme ai compagni d’esperienza con Carolyn Carlson alla Fenice, Mal Pelo, compagnia catalana, per Maria Muñoz.

Il trentunenne israeliano Roy Assaf, a lungo danzatore e collaboratore alle coreografie di Emmanuel Gat e il ventinovenne belga Jan Martens, con studi ad Anversa e di recente trasferito ad Amsterdam presso il centro ICK, affidano alla danza, in modi diversi, una narrazione intima.

Assaf è autore e interprete di un dittico: Six years later (24 giugno, al Teatro alle Tese, prima nazionale), un duetto con Hadar Yunger Harel, che disegna lo sviluppo di una relazione di coppia sospesa tra passato e presente, e The Hill (25 giugno, Teatro alle Tese), un trittico al maschile, con Shlomi Bitton e Igal Furman, in cui si evocano tempi e luoghi di violenza (la collina del titolo è l’Ammunition Hill, terreno di aspra battaglia nella guerra dei sei giorni) mescolando dolore, gioia e ironia.

Come Six Years Later di Assaf, Sweat baby sweat (26 giugno, Teatro alle Tese, prima nazionale) di Martens è un corpo a corpo sull’amore fra un uomo e una donna, un amore divorante ed estremo. Ne risulta una danza dalla forte fisicità, dove il realismo si stempera nell’emozione attraverso l’ossessivo rallentamento dei gesti. Un vero tour de force mentalee fisico per i due interpreti, Kimmy Ligtvoet e Steven Michel.

Sul versante opposto rispetto al lavoro di questi artisti si colloca la ricerca di Jonathan Burrows, per 13 anni danzatore e coreografo del Royal Ballet, prima di trovare una via originale insieme al compositore Matteo Fargion, con cui crea una serie di duetti che sorprendono pubblico e critica. In coppia hanno sviluppato una visione musicale del corpo, sulla strada tracciata da Cunningham-Cage, di cui rinnovano eccentricità ed aspetti provocatori. Per la prima volta alla Biennale Danza, Burrows e Fargion presentano Body Not Fit To Purpose in prima assoluta (19 > 22 giugno, Palazzo Grassi). Il punto di partenza musicale è La Follia, uno dei temi più antichi e più sfruttati (da Vivaldi, Corelli, Händel a Rachmaninov), ma tutto finisce in danza – parole, musica e oggetti di scena – perché “il pubblico possa ascoltare la musica del movimento e vedere la danza nei testi e nei suoni che ascolta” (M. Fargion).

Si muovono sempre nel solco della performance, ma con spirito radicalmente diverso, i nuovissimi Dewey Dell. Sono: la coreo-artista Teodora Castellucci, il compositore Demetrio Castellucci, il disegnatore luci e scenografo Eugenio Resta, l’assistente alla coreografia Agata Castellucci. Alla Biennale presentano Marzo (28 giugno, Teatro alle Tese), che giunge in Italia dopo l’esordio allo Steirischer Herbst 13 di Graz. Marzo, che per gli autori è fonte di molteplici suggestioni – mitologiche, guerresche, astronomiche – è il primo lavoro in cui la compagnia affronta la narratività e si avvale della collaborazione di personalità esterne al gruppo: il fumettista e artista visuale Yuichi Yokoyama e il drammaturgo, Kuro Tanino.

A tre mesi dal debutto tedesco arriva in Italia Hunter (28 giugno, Teatro alle Tese), il nuovo spettacolo di Meg Stuart, autrice di importanti improvisation projects che hanno coinvolto molteplici artisti, e di assoli, coreografie d’ensemble, installazioni site-specific ospitati anche in gallerie e mostre come Documenta X di Kassel. Con il nuovo assolo, Hunter, Meg Stuart esplora il proprio corpo danzante come fosse un archivio di esperienze e memorie personali e culturali da cui trarre una serie di autoritratti. Lontana da ogni virtuosismo, la pratica dell’improvvisazione che è alla base della sua ricerca determina quella struttura aperta, smontabile, libera e dinamica della danza che impronta anche il lavoro della compagnia.

Steve Paxton, Leone d’oro alla carriera del 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, ha contribuito in modo decisivo a mutare la natura della danza contemporanea e oggi la sua lezione si riverbera in misura diversa in molti dei coreografi invitati. La ricerca del coreografo americano, condotta in totale coerenza di stile e di vita, è presentata con Bound (20 giugno, Teatro Piccolo Arsenale): una successione di episodi, interpretati dal danzatore sloveno Jurij Konjar, ognuno dei quali rappresenta un microcosmo isolato, in un processo di accumulazione quasi numerica. Lo spettacolo torna in Italia a 32 anni dalla sua creazione per Spaziozero a Roma.

 Per la sezione Aura, il direttore Virgilio Sieni ha invitato 5 dei coreografi ospiti del 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea a un dialogo con la pittura e con l’arte. Saburo Teshigawara, Laurent Chétouane, Jonathan Burrows con Matteo Fargion, Jérôme Bel, Michele Di Stefano creeranno 5 performance inedite partendo dal dettaglio di un’opera d’arte dei grandi artisti del passato presenti a Venezia.

Saburo Teshigawara ha intitolato Eyes Off (21 e 22 giugno, Ca’ Giustinian) la performance solista in omaggio a La Nuda del Giorgione, l’affresco datato 1508, staccato dal Fondaco dei Tedeschi e oggi alla Galleria Franchetti della Ca’ d’Oro.

Jonathan Burrows e Matteo Fargion presenteranno The Madonna Project (19 > 22 giugno, Ca’ Giustinian) ispirandosi alla Madonna col bambino in gloria di Giovanni Bellini, dipinto del 1485 circa e alle Gallerie dell’Accademia.

Perspective(s)/avec R (26 > 29 giugno, Palazzo Grassi) è il titolo dell’assolo che interpreterà Roberta Mosca per la coreografia di Laurent Chétouane, che prende spunto da un particolare del Miracolo di San Marco del Tintoretto, conservato alle Gallerie dell’Accademia. Dopo il debutto a Venezia, l’assolo sarà in scena al Théâtre de la Bastille di Parigi dal 17 al 21 novembre.

Mondo novo di Jérôme Bel con 25 interpreti (19 > 22 giugno, Conservatorio), fautore di una critica radicale e non priva di ironia allo statuto dell’arte, si ispira all’omonimo grande affresco di Giandomenico Tiepolo, oggi a Ca’ Rezzonico.

Leone d’argento del 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, Michele Di Stefano,

presenterà insieme a Margherita Morgantin 190.cm ca. (27 e 28 giugno, Ca’ Giustinian), un lavoro che trarrà ispirazione, come per Bel, da un particolare del Mondo Novo del Tiepolo. 

Per la sezione Prima Danza, invece, le due coreografe, Marina Giovannini e Luisa Cortesi, sono state invitate a condurre un percorso di creazione alla Biennale Danza. Ognuna ha sviluppato questo progetto attraverso due interventi in connessione fra loro.

Per entrambe il primo intervento si svolgerà negli spazi delle Corderie e prevede – dal 5 al 25 giugno – l’apertura di ogni fase di una coreografia al pubblico e ai frequentatori della 14. Mostra Internazionale di Architettura che la vedranno crescere di giorno in giorno e prendere la sua forma definitiva. Punto sulla forma, questo il titolo, è “la narrazione aperta di una creazione” di Marina Giovannini, formata al classico e danzatrice solista per il Balletto di Toscana, prima di intraprendere un percorso indipendente.

Il secondo intervento di Marina Giovannini, Meditation on Beauty 1, 2, 3 (24 giugno, Ca’ Giustinian) è uno spettacolo compiuto, scandito in 3 frammenti complementari. Fulcro dell’intero lavoro è il femminile.

Con le stesse modalità, Luisa Cortesi, che ha studiato danza contemporanea in Europa e negli Stati Uniti e dal 1999 alterna progetti personali a collaborazioni con artisti di varie discipline, come l’artista visuale Massimo Barzagli, per tutto il mese di giugno nelle ore di apertura della 14. Mostra sarà alle Corderie con La trappola, lavoro in fieri dalla struttura aperta,mentre presenterà lo spettacolo L’appuntamento al Laboratorio delle Arti di Ca’ Giustinian il 21 e 22 giugno, e di nuovo dal 25 al 28 giugno. Siamo di fronte a due spazi architettonici e diverse modalità temporali, riflette la Cortesi: “La trappola è una azione concepita in un tempo dilatato e in un luogo predisposto architettonicamente per la visione e l’esposizione al pubblico del corpo della durata di otto ore al giorno per venti giorni. Uno spazio aperto di costruzione e rappresentazione. L’appuntamento compatta ed esibisce le azioni e le partiture costruite ne La trappola in un tempo performativo limitato e trasferendosi in un altro luogo”.

Invenzioni, invece, è il titolo di tre nuove creazioni che nasceranno a Venezia dal lavoro di tre coreografi dal segno marcatamente distinto – Jérôme Bel, Roy Assaf, Alessandro Sciarroni.

Jérôme Bel, che alla Biennale sarà impegnato anche nella sezione Aura, proporrà Senza titolo (19 > 22 giugno, Palazzo Grassi) con 10 danzatori. Il lavoro molto caratterizzato di Jérôme Bel, dietro l’ironia e l’apparente banalità delle situazioni che espone, rileva il desiderio di liberare dagli interpreti la natura dell’essere umano, alla ricerca inaspettata di uno stato d’animo. Fra i maggiori rappresentanti della danza francese nel mondo, Jérôme Bel è cresciuto in uno dei più prestigiosi centri coreografici, il Centre National de Danse Contemporaine di Angers, è stato danzatore per Preljocaj, Joelle Bouvier, Régis Obadia, Caterina Sagna, Philippe Découflé, di cui diventa anche assistente, quando inizia un percorso personale che lo svincola dai modelli consueti, per concentrarsi attorno al confine sottile che separa il fisico dal filosofico, la performance dalla realtà. Alla Biennale era già stato 2002 con l’assolo Shirtologie.

Roy Assaf, proveniente da Israele, dove la danza è arte per eccellenza e che negli ultimi anni ha dato alla scena internazionale tanti nuovi talenti, è coinvolto dalla Biennale Danza su un duplice versante: invitato nella sezione Aperto con un dittico, e qui autore di un lavoro nato a Venezia e per la Biennale, Dance Grammar, focalizzato sull’organizzazione delle relazioni umane in una comunità, le cui fasi di creazione si svolgeranno alle Corderie fino alla presentazione della performance (27 > 29 giugno, Corderie dell’Arsenale).

Si intitola You don’t know how lucky you arela nuova creazione di Alessandro Sciarroni in scena al Conservatorio B. Marcello dal 26 al 29 giugno. Performer, coreografo, regista, con alle spalle una formazione nell’ambito delle arti visive e diversi anni di pratica teatrale, Alessandro Sciarroni si mette alla prova ogni volta analizzando il patrimonio gestuale di un mestiere, da cui parte per arrivare alla costruzione coreografica, un atto di resistenza fisica in scena. A luglio 2013 ha debuttato Untitled. I will be there when you die, una pratica performativa e coreografica – di cui una parte è stata presentata anche alla Biennale – ispirata alla giocoleria, sulla disciplina, la resistenza, la concentrazione e la ripetizione che quest’arte comporta. Proseguendo questa la ricerca, a Venezia Sciarroni esplorerà “il concetto di salto inteso come elevazione fisica, ineluttabile caduta e metafora delle forze che possiedono l’esistenza” coinvolgendo ginnasti, danzatori, coreografi e parkouristi.

Boschetto, Ballate, Danze per capire / Kinkaleri – Sono tutte performance che nascono dall’incontro tra coreografi, danzatori e il coinvolgimento della comunità: musicisti, cantanti, anziani, bambini, artigiani, donne, uomini, giovani, non vedenti, altre categorie di interpreti, portatrici di un differente alfabeto espressivo. Boschetto, Ballate, Danze per capire sono esperienze che dipendono dal contesto spaziale – Campo S. Angelo e le Corderie – e hanno in comune la momentaneità della performance. Ci saranno i “corti” delle creazioni di Ramona Caia e Sara Sguotti, dedicate a personaggi fiabeschi che abiteranno un boschetto artificiale in Campo S. Angelo. Ci saranno i “cortissimi” delle Ballate: duetti, trii, quartetti nello spazio delle Corderie coinvolgendo tutti i coreografi. Infine, i “piani-sequenza” di Danze per capire con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello: percorso di trasmissione tra danzatori e non vedenti che presenterà forme coreografiche in progress ricreando lo spazio della rappresentazione tra i visitatori della 14. Mostra.

E’ sempre all’interno delle Corderie che nei dieci giorni del Festival, dal 19 al 29 giugno, si svolgerà Found Dances & Everyone Gets Lighter/All! di Kinkaleri, compagnia che partecipa alla nuova scena coreografica europea, e che abbraccia diverse modalità di spettacolo, tra performance, installazioni e produzioni video ospitati in musei d’arte contemporanea, teatri, festival, discoteche e produzioni televisive.

La compagnia abiterà continuativamente lo spazio delle Corderie e lì darà vita a una serie di azioni variabili – predefinite ma anche occasionali, brevi o brevissime, interagendo con il pubblico della mostra – tutte fondate sulla “alfabetizzazione del movimento” (a ogni gesto viene fatto corrispondere una lettera dell’alfabeto). Found Dances & Everyone Gets Lighter estende la ricerca sul linguaggio che Kinkaleri persegue in questi ultimi anni all’interno di un’opera modulare, ispirata a William Burroughs, intitolata All!, strutturando percorsi fisici, verbali, visivi, sonori nella totale libertà espressiva. “L’invenzione di un codice che permette di trascrivere il simbolo alfabetico direttamente sul proprio corpo, in continua dinamica nello spazio e nel tempo, è stato un vero e proprio atto fondante del progetto; una pratica coreografica dove una griglia rigida di traduzione tra alfabeto e gesto spalanca un luogo di libertà individuale e sviluppa tutte le funzioni di un corpo compreso in un movimento. Una pura invenzione per far assumere a qualsiasi performer la scrittura come dato compositivo da interpretare qui e ora, adottando un codice arbitrario che nella sua applicazione calligrafica ha la possibilità di divenire altro, travalicando la parola stessa e ridefinendo l’idea di coreografia… Il pubblico si troverà casualmente o in maniera premeditata a contemplare un corpo che nella sua presenza si fa danza, performance, voce, parola, scrittura, ritmo. Dance is a virus!

BIENNALE COLLEGE – DANZA

Dedicato a percorsi formativi in vista di una creazione, Biennale College – Danza coinvolge quest’anno tutti giovani e giovanissimi danzatori per il ciclo Vita Nova. Con il 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea si apre, inoltre, un contesto internazionale e si offre un approdo per tutte quelle esperienze nazionali che si rivolgono ai giovani. Coreografi affermati – Adriana Borriello, Stian Danielsen, Cristina Rizzo, Simona Bertozzi, Helen Cerina e Virgilio Sieni – condurranno periodi di pratica con interpreti selezionati tra i 10 e i 14 anni in vista di una nuova creazione, commissionata dalla Biennale. Ogni evento finale verrà presentato al Teatro alle Tese e a Ca’ Giustinian; successivamente al Festival anche nei teatri dei territori coinvolti. Sono state sviluppate collaborazioni con 6 regioni italiane ed enti e istituzioni operanti nella danza: Veneto/CSC – Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa, Toscana/Regione Toscana e Accademia sull’arte del Gesto, Marche/AMAT e Civitanova Danza, Umbria/Teatro Stabile dell’Umbria e Associazione culturale Nexus, Lazio/Fondazione Romaeuropa, Puglia/Teatro Pubblico Pugliese.

Ai coreografi invitati è stato dato come tema i giochi popolari: uno stimolo alla leggerezza con interpreti-bambini cui trasmettere il gioco coreografico attraverso il gioco tradizionale, ma anche una scommessa e un approfondimento del proprio viaggio coreografico.

Vita Nova inaugura il primo giorno del Festival, il 19 giugno (repliche 25 > 28, Ca’ Giustinian), con Bolerò, per la coreografia di Cristina Rizzo, formata alla scuola di Martha Graham e nello studio di Merce Cunningham e Trisha Brown, poi tra i fondatori di Kinkaleri, e oggi attiva autonomamente, firmando lavori in proprio e per altre istituzioni, fra cui Aterballetto. Sulle note di una delle partiture più riconoscibili del 900, il Boléro di Ravel, Cristina Rizzo, in linea con la sua ricerca attuale, conduce i giovani danzatori selezionati a sperimentare nuove dimensioni dinamiche.

Debutterà il 20 giugno al Teatro alle Tese Tacita Muta…, firmato da Adriana Borriello, danzatrice e coreografa dal segno incisivo cresciuta al Mudra di Béjart e cofondatrice di uno dei gruppi più originali degli anni ’80, Rosas, sotto la guida di Anne Teresa De Keersmaekeer, in seguito autrice in proprio di coreografie dal forte contenuto espressivo. Lo spunto mitologico di Tacita Muta…, ninfa e poi dea infera romana personificante il silenzio, è per Adriana Borriello occasione di “lasciare la parola alla danza e immaginare con i giovanissimi danzatori di quest’avventura una sorta di rito di passaggio, ludica trasmissione di saperi, sapori, umori”.

Il 21 giugno sempre alle Tese sarà la volta di Post grammatica di Helen Cerina, ventinovenne che spazia dalla coreografia alla performance, vincitrice nel 2010 del premio Nuove sensibilità con Dulcis in pomerio e da tempo docente per bambini delle scuole dell’infanzia e delle elementari nell’ambito del progetto NotteNera Junior. “Credo che il gioco sia veramente gioco solo nel superamento della sua stessa grammatica, lì dove si liberano l’energia e l’emozione antica della sopravvivenza” scrive Helen Cerina spiegando il titolo del brano, che del gioco intende mettere in luce il paradosso di “simulazione più concreta ed intensa della realtà”.

La stanza del fauno e Indigene (prima parte) sono i due lavori condotti da Virgilio Sieni in scena rispettivamente il 24 e il 28 giugno al Teatro alle Tese: entrambi terreno di indagine del gesto in forma di gioco, un gioco combinatorio sul duetto e il quartetto. Indigene è, inoltre, uno dei progetti in collaborazione con il Settore Musica. Al compositore Giovanni Manzini è stato commissionata la musica e lo spettacolo vedrà una prima fase di elaborazione nel corso del Festival di Danza e una seconda per il Festival di Musica a ottobre.

Guardare ad altezza d’erba, in debutto il 25 giugno (Teatro alle Tese), è una creazione di Simona Bertozzi che, formata alla ginnastica artistica e alla danza classica, è autrice di coreografie e performance presentate in festival nazionali e internazionali. Pensando al gioco come alla possibilità di riformulare le regole rinnovando le azioni che lo sviluppano, Guardare ad altezza d’erba è un invito a mutare, per esempio, la verticalità delle posture con l’orizzontalità, un modo per far scoprire ai giovani l’invenzione e l’esercizio della fantasia.

Il ciclo Vita Nova si conclude il 26 giugno alle Tese con Let’s play del ventottenne norvegese Stian Danielsen, educato all’Accademia Nazionale delle Arti e in procinto di debuttare con il suo ultimo spettacolo al Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto di Oslo, dopo aver dato prova in qualità di interprete del Ballet Laboratory e di coreografo con diverse creazioni, alcune presentate anche in Italia (Grip, I Reckon, Cargo, Preg). Per la commissione della Biennale, Danielsen sceglierà un gioco da cui sviluppare un vocabolario di movimenti e costruirà la coreografia sulla scorta delle suggestioni e degli stimoli a contatto con i giovani danzatori.

BIENNALE COLLEGE – DANZA

Agorà – La sezione Agorà propone un ciclo di brevi creazioni inedite, pensate per i campi di Venezia. Michele Di Stefano, Cristina Rizzo, Iris Erez, Anton Lachky e David Zambrano sono i coreografi che guideranno i danzatori selezionati per Biennale College – Danza a indagare il rapporto fra corpo, movimento e natura del luogo.

A inaugurare questa sezione del Festival il 19 giugno in Campo Pisani (repliche il 20 e 21 giugno) è A demaindel coreografo slovacco Anton Lachky, dal 2004 membro della compagnia di Akram Khan, prima di fondare nel 2012 la sua compagnia a Bruxelles.

Michele Di Stefano sarà in Campo San Maurizio il 20 e 21 giugno, dopo una lunga fase di prove aperte alle Corderie, con Sahara Para Todos, ispirato al tema del viaggio e alla capacità di orientamento nel mondo esterno.

Con la stessa modalità Cristina Rizzo anticiperà alle Corderie, prima del debutto in Campo Novo il 20 giugno (repliche 21 e 22), il suo Bolero Variazioni, sul celebre brano che Ravel costruisce su una singola melodia – divisa in due frasi – che si ripete nove volte. “Ma che cosa è effettivamente un Bolero? – si chiede la coreografa. È come un’isola deserta, lontana dai continenti. Un campo espressivo esteso, un gesto d’iscrizione nel mondo. Il progetto si estende dunque per Biennale College a un formato più aperto, Bolero Variazioni, in cui la dimensione musicale si amplifica come detonatore di espressione”.

Public Intimacy, in scena in Campo San Maurizio dal 26 al 29 giugno, allude fin dal titolo alla situazione di uno spazio inedito, che cerca il dialogo tra ciò che è palese, collettivo, aperto e ciò che personale, interiore, privato. A firmare il pezzo è l’israeliana Iris Erez che, dopo la lunga collaborazione come danzatrice con Yasmeen Godder (2000 – 2007), intraprende una carriera autonoma che la porta a collaborare con artisti di diversa natura – registi cinematografici, artisti visuali, videoartisti, musicisti e cantanti d’opera.

Da Amsterdam, ma venezuelano di origini, con alle spalle una lunga carriera tra Europa e Stati Uniti, David Zambrano è autore di Passing-Through, in scena in Campo Pisani dal 26 al 29 giugno. La performance verrà costruita seguendo la filosofia di Zambrano per cui la creazione non ha bisogno di un leader: il movimento nasce spontaneamente dall’interazione armoniosa dei corpi dei danzatori che, dopo un adeguato training, sembrano mossi da un’unica coscienza in cui ognuno è leader di se stesso.

EPILOGO

Il Vangelo secondo Matteo – Sono 27 quadri dal Vangelo secondo Matteo con 180/200 interpreti provenienti da diverse regioni d’Italia; alcune fasi di creazione e prove saranno mostrate negli spazi delle Corderie dell’Arsenale. L’intero ciclo verrà presentato nella sua compiutezza performativa al Teatro alle Tese: il 4, 5, 6 luglio i primi nove quadri; i successivi nove l’11, 12, 13 luglio; gli ultimi nove quadri il 17 e 18 luglio.

Scrive Sieni: “Un viaggio nelle pieghe dei volti e nella verità del gesto. Il progetto sarà articolato in 27 quadri interpretati da danzatori, anziani, bambini, gente comune, non vedenti, artigiani, madri, padri e figli, interpreti provenienti da varie regioni italiane e da altri continenti. Ogni azione nasce seguendo un processo di ascolto e trasmissione: ascolto del proprio gesto in risonanza all’altro, aprendo ciascun quadro alla dimensione della tattilità e dello sguardo. Nell’affrontare quelle che saranno vere e proprie azioni coreografiche, gli aspetti della misura, del ritmo, della qualità della figura e del gesto dialogheranno con l’iconografia del racconto evangelico. Le incertezze e le fragilità di alcuni risuoneranno nella manualità e nella postura di altri: in tal senso il ciclo dei quadri si incontra con le generazioni, corpi e attitudini, esperienze e qualità. Potremmo dire che ogni quadro andrà ad abitare allo stesso tempo il luogo dell’iconografia e quello della memoria personale. Ci affideremo alle qualità individuali degli interpreti, alla diversità del gesto per creare un arcipelago di presenze. Gesti e volti, adiacenze e sguardi, daranno luogo ad un affresco che intende far emergere il senso di comunità, del vivere donando alla figura e al corpo il gesto della danza”.

Il Vangelo secondo Matteo verrà realizzato con il sostegno di Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Ert Emilia Romagna Teatro, Teatro Pubblico Pugliese, Crest, Regione Toscana, CID Centro Internazionale della Danza e Festival Oriente Occidente, Comune di Matera, Comitato Matera 2019, Soprintendenza BSAE della Basilicata, Basilicata 1799/Festival Città delle 100 scale.

 

Insomma, un programma fittissimo e variegato da non perdere assolutamente, in quanto Venezia, animata dall’armonia della Biennale, è davvero invidiabile.

 

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