cdlLa danza consente agli artisti una tale fluidità mentale e mobilità fisica da essere ovunque e in nessun luogo: molto spesso lontano da casa fin da piccoli, autonomi già da adolescenti e abituati alla solitudine come se fosse la condizione naturale dell’essere umano. Diventare danzatori e ambire a scalare la vetta della notorietà prefiggendosi traguardi irraggiungibili ai più è un’impresa tanto ardua quanto affascinante e che può risultare fruttuosa soltanto a chi avesse dentro passione, forza d’animo e costanza da vendere.

Studiano i programmi e le scalette del Gala con Daniil Simkin, che già da un po’ girano sulla mia posta elettronica, ho notato tra le biografie degli artisti passatemi per le mani quella di Carlo Di Lanno  e che cosa vedo? Un talentuoso ballerino napoletano formatosi tra la scuola di ballo del Teatro di San Carlo e quella del Teatro alla Scala: diamogli luce mi sono detta! Anche perché vorrei che fosse proprio lo scopo principale di questa mia scrittura danzerina. Voglio illuminare, per quanto mi è possibile farlo, i tanti danzatori nati a Napoli, che hanno studiato sodo e che, unendo intelligentemente talento e perseveranza, stanno raccogliendo i succulenti frutti del loro instancabile lavoro.

Carlo Di Lanno comincia a studiare danza in una scuola privata e dopo poco tempo, rendendosi conto del talento di un bambino prodigio, i suoi genitori lo iscrivono all’audizione per entrare a far parte della scuola di ballo più antica d’Europa: il San Carlo per l’appunto. L’audizione viene superata, Carlo comincia a frequentare i corsi professionali fino a quando, dopo circa sei anni di studio, decide di provare ad entrare alla scuola del teatro alla Scala. Con grande stupore gli viene addirittura concesso di saltare un anno accademico guadagnando direttamente il VII corso. E qui comincia il bello.

Il percorso formativo accademico termina e il giovane diplomato napoletano, milanese di adozione, si mette ancora in gioco, prepara la valigia e vola a Berlino: un altro successo. Gli viene offerto immediatamente un contratto di lavoro che fa presagire anche cento spettacoli a stagione ripartiti in almeno quindici produzioni. Per il primo anno fila tutto liscio: il teatro, la danza, gli spettacoli che si susseguono senza sosta, ma poi qualcosa cambia e il giovane danzatore italiano sente la nostalgia stringergli il cuore e decide di tornare a Milano.

E ha fatto bene, per lui e per noi. Oggi punta di diamante del teatro alla Scala Carlo Di Lanno vanta ruoli da primo ballerino ne Il lago dei cigni (stagione 2013) nella versione di Rudolf Nureyev e quindi proprio quella in cui l’uomo viene riscattato dal ruolo di eterno porteur grazie al genio creativo del coreografo tartaro.

Il 30 luglio  avremo tutti l’opportunità di vederlo danzare a Napoli, la sua e la nostra città, in occasione del Gala Daniil Simkin e le stelle internazionali della danza; sulle note di Petr Tchaikovsky e per la coreografia di Marius Petipa si esibirà con Antonina Chapkina nel pas des deux da Il lago dei cigni e, sempre con la stessa grandiosa ballerina, danzerà il bianco adagio di Lev Ivanov tratto dal II atto del medesimo balletto.

Una carrellata di artisti strepitosi, al momento forse i più richiesti in tutto il mondo, sfilerà sul palco dell’Arena Flegrea e, colmi di orgoglio per averli ospitati nella nostra città d’arte e cultura, saremo fieri del fatto che tra loro brilli una stella della nostra terra.

 Manuela Barbato

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