Eifman Ballet of St Petersburg

 

Una storia d’amore travolgente. Capolavoro della letteratura planetaria Anna Karenina ha il suo posto privilegiato anche nel mondo della danza.

Il balletto, firmato da Boris Eifman, in scena al Teatro San Carlo per il terzo appuntamento del Festival Autunno Danza, era un successo annunciato. Tratto dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj e creato dal coreografo siberiano nel 2005 per la compagnia che lui stesso dirige da quarant’anni, l’ Eifman Ballet di San Pietroburgo, è stato rappresentato in lungo e in largo, ogni volta con enorme e meritato successo. Al centro dell’attenzione, ignorando tutti gli altri personaggi del romanzo, i tre protagonisti : Anna Karenina, il conte Vronskij e Karenin (il marito di Anna). Ma c’è un’altra presenza, inquietante che sottolinea l’azione scenica in maniera sempre più incisiva, quella massiccia del corpo di ballo, che, come il coro del teatro greco, rappresenta i sentimenti, anticipa i tormenti dell’anima, li elabora, li rende visibili, sottolineandone la forza e la drammaticità.

La coreografia di Boris Eifman- sulla musica struggente di Ciajkovskij – è un’esplosione di creatività; mischiando elementi classici con passaggi e dinamiche contemporanee, costruisce fin dal primo momento una struttura simile ad un telaio, in cui ogni passo è collegato ad un altro e ad un altro ancora senza soluzione di continuità nella mutevole alternanza tra assoli, momenti d’insieme o passi a due e a tre. Un colpo d’occhio vedere in scena una cinquantina di ballerini (metà uomini e metà donne) alti, belli, bravi, alle prese con difficili quanto musicalissime evoluzioni dove il riferimento all’equilibrio instabile viene continuamente rappresentato attraverso passi perfettamente pertinenti. Velocissimi i cambi di costumi, realizzati da Vjačeslav Okunev, semplici o elaborati man mano che l’inquietudine prende corpo all’interno di una scena a tratti scarna ma di forte effetto, disegnata da Zinovij Margolin.

Ben distinti i ruoli dei tre protagonisti: Anastasija Sitnikova, interprete superba nel ruolo di Anna, non si ferma un attimo dall’inizio alla fine dello spettacolo. Dotata di lunghe linee, elegante e flessibile fino all’inverosimile, sfoggia una tecnica fortissima in un crescendo di difficoltà, a cominciare dalle prese con il conte Vronskij che partendo da un livello più basso la fanno salire sempre di più verso l’alto per poi precipitare di nuovo, come presagio di qualcosa che non spiccherà mai il volo. Quella di Karenin/ Oleg Markov, severo funzionario di Stato, è una sequenza di passi spigolosa e ritorta su se stessa che non nasconde la determinazione e la prepotenza del potere, quello che vuole a tutti i costi esercitare sulla moglie.

Il conte Vronskij, spregiudicato e affascinante nel romanzo (lo è un po’ meno Sergej Volobuev, anche se tecnicamente ineccepibile) è totalmente proiettato verso Anna, determinato ad averla accanto a sé a tutti i costi, ma pronto poi ad allontanarsi seguendo i suoi desideri mutevoli, come ben sappiamo. Tutto il balletto è l’esempio di un lavoro affiatato, rodato, curato nei minimi dettagli, uno dei tanti lavori che Boris Eifman ha prodotto per la sua compagnia (oltre quaranta titoli) : “La danza è un’arte particolare – spiega – che permette di realizzare i drammi psicologici, dà la possibilità di penetrare l’inconscio. Ogni nuovo spettacolo è una ricerca dell’ignoto.”

Ad Anna Karenina non resta che seguire il suo destino, in un finale che è l’apoteosi del balletto. Un meccanismo infernale, scoppiato nella testa dell’eroina femminile per eccellenza che ha sacrificato tutto per amore- compreso il figlio- comincia ad impossessarsi del corpo di ballo che a canone, in un crescendo emotivo, in una sequenza di un incredibile impatto visivo, diventa locomotiva/treno/binari/orologio/tempo/angoscia/disperazione fino al lancio finale dal punto più alto della scena in un colpo di teatro creato dall’effetto delle luci, sparate negli occhi del pubblico.

Boati di applausi hanno accolto tutta la compagnia che porta alto il nome di Boris Eifman- ‘Artista del popolo di Russia’ – padrone di una tecnica e di uno stile inconfondibile.

Elisabetta Testa

ph. Francesco Squeglia
ph. Francesco Squeglia
ph. Francesco Squeglia
ph. Francesco Squeglia
ph. Francesco Squeglia
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